Dopo le Br e la morte, restano amore e dolore

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7.3

«Le domande si affollano. Che senso ha venire al mondo, se poi si deve vivere dopo che le persone che abbiamo amato di più sono morte? C’è dolore più grande? E perché morire a vent’anni, Walter? Perché uccidere per venire ucciso? Non è vero che il tempo aiuta. Il tempo non guarisce le ferite. Il tempo è un bastardo, perché porta via tutto con sé. Tutto tranne l’amore».

Giuseppe Culicchia con Walter Alasia

Il tempo di vivere con te è un romanzo struggente, drammatico, denso di pathos. Scritto molte bene. Culicchia aveva 11 anni quando il cugino, Walter Alasia, entrato nelle Brigate rosse di Renato Curcio e Alberto Franceschini, viene ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni, dove abitava con i genitori e il fratello Oscar, il 15 dicembre 1976.

Il reggiano Alberto Franceschini con l’ideologo delle Br Renato Curcio

Alasia, nel tentativo di fuga, uccide il vicequestore Vittorio Padovani e il maresciallo Sergio Bazzega. Morto nel corso della sparatoria, dicono le fonti ufficiali; ferito e poi ammazzato a sangue freddo, invece, dicono le testimonianze raccolte dalle controinchieste condotte dai giornali di sinistra quali “il Manifesto”, “Lotta Continua”, ecc.

Il romanzo, che ha preso il titolo da una strofa di una canzone di Lucio Battisti, rimbalza dalla vita alla morte, dalla morte alla vita. Dalla gioia di Giuseppe bambino quando il cugino andava d’estate dai nonni a Nole, e da lì Walter, più grande di nove anni, lo raggiungeva a Grosso Canavese, dove abitava. Alla disperazione per la morte violenta dell’amato cugino, dai profondi occhi blu.

Un racconto di amore, mentre scorrono sullo sfondo, o fermate con zoomate, le immagini dell’ultimo scorcio dei Sessanta e degli anni Settanta del Novecento, dalla strage di piazza Fontana, dove tutto ebbe inizio, alla lunga striscia di sangue che da allora imbratta tutti quegli anni. E il fermo immagine su quel tragico 15 dicembre di 45 anni fa. Una scia di dolore e morte che terminerà solo nel 2003. Sangue che cola e affoga le speranze di rivoluzione di giovani e operai “uniti nella lotta”, per citare uno slogan gridato a perdifiato nei cortei che serpeggiavano nelle città della Penisola.

«No Walter. Dovresti saperlo. In Italia non è mai tempo dei rivoluzionari. C’è semmai chi gioca a fare il rivoluzionario», è la «tragedia che sta andando in scena nel Paese…», scrive l’autore, divorato dalla rabbia per la morte a vent’anni di Walter e la consapevolezza del dolore che la sua scelta ha portato nelle famiglie dei due poliziotti uccisi a Sesto San Giovanni, città operaia e comunista. E il funerale del giovane brigatista, a cui verrà intitolata la colonna milanese delle BR, fotografa la spaccatura fra la vecchia guardia operaia del Partito comunista e la nuova generazione che invia, in lacrime, una corona di fiori al “compagno Walter”.

Sono anni che hanno segnato profondamente la storia d’Italia.

Culicchia racconta dei suoi affetti dal cugino alla zia Ada, madre di Walter che sapeva della scelta del figlio. «A che cosa pensa il vicequestore Vittorio Padovani mentre guida quegli uomini verso di te? A che cosa pensa il maresciallo Sergio Bazzega? A che cosa pensano i loro sottoposti?», giusti interrogativi che l’autore si pone. «Il giorno prima, a Roma, – scrive subito dopo – un commando dei NAP o Nuclei armati proletari, ha teso un agguato al vicequestore dell’antiterrorismo Alfonso Noce, ferendo questi e uccidendo un agente della scorta, Prisco Palumbo. Assieme al poliziotto ha perso la vita, ammazzato con un colpo alla schiena, anche il nappista Martino Zichitella».
Alla fine del libro sono riportati due elenchi: il primo, tratto da Wikipiedia, è la lunghissima lista delle persone uccise dalle Brigate rosse; il secondo dovrebbe essere l’elenco dei terroristi uccisi. È vuoto, non c’è un solo nome. Wikipedia è muta. Qualsiasi intento avesse Giuseppe Culicchia nel mettere a confronto quelle pagine, mi trova d’accordo: non si può fare finta che le cose non siano accadute; non si possono dimenticare i nomi dei terroristi. Per raccontare una storia ci vogliono anche i nomi, tutti i nomi.

“Il tempo di vivere con te”, un intrigo tragicamente affascinante di amore e morte che, sulle note di Lucio Battisti e sull’amore di un bambino, Giuseppe, per il cugino più grande, Walter, ci sbatte in faccia come eravamo e di quello che un’intera generazione, nel bene e nel male, ha passato. Piena di ideali ma con i piedi nel sangue.
Ci congediamo con l’“Avvelenata” che ha accompagnato, con l’eco della “Locomotiva”, alcuni passaggi del romanzo. Noi, arbitrariamente, scegliamo alcuni versi:
«io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista / Io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista / Io frocio, io perché canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino / Io solo qui alle quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare…».

Giuseppe Culicchia, Il tempo di vivere con te, Mondadori, 2021, pp. 168, 17,00 euro.

(Recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

 

COLONNA SONORA:

RAMONES, I Don’t Wanna Grow Up

THE CLASH, The Magnificent Seven

JOE JACKSON, Beat Crazy

CATERINA CASELLI, Tutto Nero (Paint It, Black)

ELVIS COSTELLO, Living In Paradise

 

 

I nostri voti


Stile narrativo
8
Tematica
8
Potenzialità di mercato
6