Taglio deputati. Rossi (Pd): un buon accordo

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Andrea Rossi, deputato reggiano del Partito democratico, già sindaco di Casalgrande, suo paese natale, poi consigliere regionale, in seguito nominato sottosegretario alla presidenza della giunta dell’Emilia-Romagna guidata da Stefano Bonaccini, è a Roma, impegnato nelle operazioni di voto alla Camera.
Martedì, come deciso dal suo partito, ha detto sì al taglio dei parlamentari che riduce i deputati a 400 dai 630 attuali ed i senatori a 200, dagli attuali 315. L’Aula si è espressa con 553 voti a favore del provvedimento, 14 contrari e due astenuti.

Personalmente cosa ne pensa del taglio dei parlamentari?

“Credo non si possa o non si debba dare un risposta secca su un tema complesso come questo che merita invece un attento ragionamento. Per cominciare, a mio avviso, non si deve parlare di taglio, ma bensì di revisione della rappresentanza che va collocata nel quadro di una riforma Costituzionale di cui il Paese ha bisogno. E sulla quale, peraltro, il mio partito da anni lavora e che aveva già provato a fare”.

Cosa risponde a chi dice che i soldi per la democrazia sono sempre ben spesi?

“Che sono perfettamente in linea. Le rappresentanze sono un costo vitale per la democrazia. E infatti non sono assolutamente qui a farne una questione di denaro. Ma penso piuttosto che le Istituzioni abbiano l’obbligo di ammodernarsi e adeguarsi ai cambianti del Paese. E questo proprio per rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini ed essere più efficienti. Ciò che i nostri elettori chiedono”.

Ho letto una dichiarazione di Matteo Orfini: “Abbiamo votato sì per disciplina di partito, ma è una cosa che fa schifo”. Come le suonano queste parole?

“Io non dico che sia uno schifo, e anzi difendo il lavoro di chi si è impegnato a fondo per arrivare a questa sintesi. Certo non voglio nascondere il fatto che questo voto è il frutto di un accordo di governo. Se questo disegno di legge avessimo dovuto pensarlo o farlo noi da soli, sono certo che sarebbe stato migliore”.

E come risponde a chi sostiene che il Pd pur di governare abbia ceduto al primo punto del programma dei 5 Stelle?

“Prima cosa, noi, come Pd, avevano già individuato nel 2016 la necessità di riformare il sistema istituzionale del Paese attraverso un referendum, che poi è andato come tutti ricordiamo, trasformandosi di fatto in un voto a favore o contro Matteo Renzi.
Secondo: qui non si tratta solo di Pd e Cinquestelle, ma di un accordo di governo che comprende altri soggetti politici, come Leu e la neonata Italia Viva”.

Lei crede che oltre il taglio dei parlamentari si debba pensare anche a una riduzione dei consiglieri comunali e di quelli regionali?

“Beh. Intanto la riduzione dei consiglieri comunali è già avvenuta 7 o 8 anni fa. E anzi in questo caso personalmente penso che andrebbe riconosciuto un maggiore profitto a chi si spende e si impegna per il bene pubblico. Faccio l’esempio del comune di Casalgrande, dove il mio sindaco, ha la responsabilità di amministrare 20mila abitanti, fa bilanci per 10 milioni di euro e guadagna circa 1.900 euro al mese, senza 13esima e contributi. I primi cittadini, in molti casi, per dedicarsi alla pubblica amministrazione rischiano di danneggiare la propria professione di privato cittadino”.

E sul numero dei consiglieri regionali?

“Spetta alle singole Regioni il compito di auto-riformarsi in base alle proprie esigenze. Per mia esperienza ricordo che nel 2015, sotto la giunta di Stefano Bonaccini, abbiamo ridotto le spese della rappresentanza in Emilia-Romagna di 15 milioni”.

Il taglio delle Province, ritenuto ai tempi essenziale, ha aperto un dibattito non ancora concluso, e in molti oggi sostengono si sia finito per danneggiare un Ente che invece era utile per il territorio.

“Con le Province si sarebbe dovuto affrontare un progetto di riforma organico che avrebbe dovuto riguardare anche i Comuni (penso al tema degli accorpamenti e delle fusioni), le Regioni e infine lo Stato. Ma non è andata così”.

Secondo lei perché tutte le volte che si parla di tagli in politica il sentiment dei cittadini è sempre e comunque favorevole?

“Personalmente conosco molti colleghi che si sono messi a servizio del pubblico con il desiderio e l’ambizione di migliorare e di cambiare le cose in meglio. Riconosco che alcuni politici, nel corso degli anni, non hanno sempre dato un’ottima immagine di se’. Ma a mio avviso, senza gettare la croce addosso a nessuno, in questo Paese è al lavoro anche una contro-informazione che, se le cose vanno male, ha la necessità di trovare un capro espiatorio al quale addossare ogni colpa”.

Quindi, a suo avviso, si può concludere come ha detto il suo capogruppo alla Camera, nonché conterraneo, Graziano Delrio: “Abbiamo fatto un ottimo accordo”. Sono 4 i punti sul quale verte, li può ricordare?

“A mio avviso abbiamo portato a casa un buon accordo.
Primo: andremo a riformare la legge elettorale entro dicembre.
Secondo: parificheremo l’elettorato di Camera e Senato, portando il voto a 18 anni.
Terzo: verrà modificata la rappresentanza a Palazzo Madama, rielaborando il principio della base regionale. Verrà poi riequilibrato il peso delle Regioni nell’elezione del capo dello Stato e al contempo si darà il via all’autonomia differenziata.
Quarto: saranno riformati i regolamenti delle due Camere.
Credo sia un primo passo avanti per andare incontro a quel senso di modernità che il Paese ci richiede”.

(Ferruccio Del Bue)