In Regione pdl su comunità energetiche

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Promozione e sostegno delle comunità energetiche e delle energie rinnovabili: dopo la presentazione, la settimana scorsa, del relativo progetto di legge, che ha accorpato tre distinti progetti di legge a firma della Lega (primo firmatario Emiliano Occhi), di Silvia Piccinini del Movimento 5 Stelle e della Giunta, in Commissione Politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini, sono stati ascoltati gli stakeholder.

Dotarsi di una legge in materia di energie rinnovabili, ha ricordato Rontini, “è un impegno messo nero su bianco nel Patto per il lavoro e per il clima”.

La proposta, come aveva spiegato la vicepresidente della Giunta Elly Schlein nel primo passaggio in Commissione, vuole offrire uno strumento concreto a livello regionale al fine di agevolare le energie rinnovabili per l’autoconsumo, supportando le comunità energetiche. Esigenza resa ancora più necessaria in ragione dei recenti aumenti di luce e gas.

Il progetto è stato illustrato dai relatori Silvia Piccinini (M5s) ed Emiliano Occhi (Lega).

“Le comunità energetiche -ha ricordato Piccinini- sulla carta sono nate più di due anni fa in sordina, per via della pandemia. Oggi ci troviamo alle prese con la guerra in Ucraina che ha messo ancor più in evidenza le nostre fragilità per la produzione di energia che non può più essere legata a scompensi geopolitici. C’è poi un tema ambientale, oltre che di competitività delle piccole medie imprese. La nostra legge regionale, nel solco della normativa europea e nazionale, contiene elementi innovativi e strumenti concreti come la possibilità di ottenere finanziamenti per l’acquisto di impianti. Il pdl prevede risorse per oltre 12 milioni per le comunità energetiche, oltre a un fondo rotativo regionale che possa aiutare famiglie e cittadini che non hanno possibilità economiche per l’acquisto degli impianti. Come Regione abbiamo tutte le carte in regola per guidare il cambiamento”.

“La difficoltà riscontrata negli ultimi 20 anni -ha sottolineato Occhi- è stata quella di far entrare le rinnovabili nella quotidianità. Servono incentivi economici per imprese e famiglie per aumentare le rinnovabili e il Pnrr si inserisce in questa possibilità di incentivazione per raggiungere l’obiettivo di produzione di 70 gigawatt entro il 2030. Le rinnovabili devono diventare parte importante dell’approvvigionamento energetico del nostro paese ed è necessario coinvolgere cittadini, aziende e comunità. Le comunità energetiche potranno diventare un incubatore di energie positive il cui modello potrà essere riproposto, ad esempio, anche per lo smaltimento dei rifiuti. L’enorme sviluppo delle tecnologie ci permetterà di diversificare le forme di energie rinnovabili. Attualmente una delle più usate è il fotovoltaico ma non dimentichiamo altre risorse come le biomasse e i biogas”.

La parola è quindi passata agli interlocutori, rappresentanti di enti, associazioni di categoria e aziende del territorio, che hanno presentato suggerimenti e osservazioni sul progetto di legge. Su un punto sono tutti concordi: abbattere la burocrazia.

Secondo Gianluca Rusconi, vice direttore di Confindustria Emilia-Romagna, “il momento è difficile e complicato per le imprese. Dobbiamo condividere la strategia da portare avanti. Solo con l’udienza conoscitiva possiamo esprimere alcune valutazioni. Il Patto per il lavoro e per il clima prevede un confronto che, però, finora non c’è stato”. Tre le direttrici principali su cui agire per Confindustria: amministrativa, tecnologica e competitiva. “Per la prima -ha evidenziato Rusconi- segnalo che non c’è un articolo che parli di imprese. Questo è un pdl di rilievo dopo il Patto per la semplificazione. La capacità di mettere a terra questi progetti sulle rinnovabili è complessa”. Sulla parte tecnologica, Confindustria ritiene che “la soluzione non viene solo dai pannelli fotovoltaici sui tetti. C’è un tema di cabine primarie e secondarie, di punti di allaccio, riducendo i quali si riducono gli oneri di sistema”. Infine, l’elemento competitivo non deve fondarsi solo sugli aiuti. “Servono le condizioni – legislativa, programmatoria – che consentono l’investimento. Poi va calcolata la cumulabilità degli incentivi, va intercettato il fabbisogno di risparmio energetico e gli aiuti della Regione, ma nel progetto di legge questo non c’è. Gli aiuti agli Enti locali possono stimolare queste iniziative. Serve, però, coerenza tra gli obiettivi dell’economia circolare (ad esempio rifiuti e tariffa puntuale) e gli aiuti che vengono dati. Va incentivato solo chi va in quella direzione”. Rusconi, poi, si chiede perché “le Comunità energetiche non possano avere fine di lucro, la norma nazionale non lo vieta. Il profitto può aiutare gli investimenti e portare benefici anche a categorie disagiate e all’ambiente”.

Il vice presidente regionale di Federconsumatori, Fabrizio Ghidini, ha ricordato che i costi dell’energia sono più che raddoppiati. “I problemi per l’ambiente sono innumerevoli e in aggravamento. Le misure concrete sono al di sotto delle necessità. Non ci dobbiamo nascondere che grandi interessi economici e finanziari ostacolano la transizione energetica. E la guerra in atto ci ricorda che gli equilibri sono precari”. Le Comunità energetiche “possono rappresentare un’opportunità per il futuro e aprire prospettive con scelte consapevoli. Sì alle rinnovabili e all’abbandono dei combustibili fossili, per arrivare all’indipendenza dai venditori e all’affrancamento dalla speculazione finanziaria. Il giudizio sul pdl è positivo per lo spirito, gli obiettivi, gli strumenti in campo. Le associazioni di consumatori possono offrire un contributo attivo nel comitato tecnico permanente e anche per iniziative di partecipazione e comunicazione. Servono gestione trasparente e democratica, partecipazione attiva, un regolamento, una carta dei servizi e la definizione di diritti e doveri”.

Per Luigi Castagna (presidente di Confservizi Emilia-Romagna) “i fattori su cui lavorare sono principalmente due: facilitare il percorso amministrativo e snellire le procedure; ridurre i costi di gestione delle comunità energetiche”. “Determinanti -ha aggiunto Castagna- le forme di gestione, anche al fine di ridurre i costi. In questa regione abbiamo aziende in grado gestire le comunità in qualità di partner tecnologici e amministrativi. Le multiutility, ad esempio, sarebbero ‘affiancatori’ affidabili delle comunità energetiche perché conoscono territori, utenti e consumi e sanno come gestire i rapporti con le pubbliche amministrazioni. Sarebbe utile, inoltre, incentivare i Comuni per pianificare aree e superfici da mettere a disposizione per la produzione di energie rinnovabili”.

Piergiacomo Sibiano di Illumia (azienda che si occupa di efficienza energetica) ha ribadito che “le comunità energetiche possono permettere di raggiungere obiettivi che da anni ci raccontiamo. Gli incentivi agli investimenti rimangono un tema centrale per realizzare le comunità energetiche e lo sviluppo delle rinnovabili sul territorio. Le ‘comunità’ possono diventare incubatori culturali di efficienza energetica. Centrale il tema della semplificazione della burocrazia e la P.a. deve giocare questo ruolo diventando parte attiva della comunità energetica”.

Barbara Lepri direttrice di Legacoop, in rappresentanza di Alleanza cooperative, ha sottolineato “l’apprezzamento dell’iniziativa legislativa, che rappresenta una grande opportunità per promuovere la cooperazione. Riteniamo che la forma cooperativa sia ideale per le comunità energetiche, poiché richiama la democraticità e la mutualità. Per questo chiediamo di esplicitare la forma cooperativa per le comunità energetiche. La cooperazione è pronta a mettere in campo competenze e professionalità”.

Guido Zama, direttore Confagricoltura, ha richiamato la necessità di effettuare una “ricognizione delle norme vigenti che pongono vincoli per raggiungere obiettivi comuni. La semplificazione passa anche dall’analisi tra le intenzioni e le norme del passato, che le rendono inapplicabili. Diventa importante capire come gestire il tema del fondo rotativo. È importante darci una norma, ma serve un passaggio successivo per capire bene dove si vuole arrivare”.

Emily Clancy, vice sindaca del Comune di Bologna , ha affermato che “il pdl ci aiuta anche nella candidatura, per la missione Ue, nelle 100 città a zero emissioni entro il 2030. Abbiamo già definito il programma per la decarbonizzazione, accelerando la conversione degli impianti e aumentando la produzione di rinnovabili. L’obiettivo è di raggiungere un equilibrio fra i gas climalteranti emessi e quelli riassorbiti. Tutti i campi sono toccati: trasporti, edifici, illuminazione, impianti rinnovabili”. La legge “fa fare un passo avanti necessario -ha continuato la vice sindaca- e il primo obiettivo è la comunità energetica con impianti di energia da fonti rinnovabili. Lo realizzeremo con un piano e con i distretti di energia positiva, integrando negli edifici gli impianti rinnovabili (geotermico e fotovoltaico) e usando anche detrazioni fiscali ed ecobonus”. Bologna vuole arrivare a una quantità di 400 MW di fotovoltaico in città, rispetto ai 35,5 del Gse, per l’autoconsumo. “Evitare la fonte fossile -ha concluso Clancy- porta a un beneficio economico enorme e immediato. Il Comune è disponibili a valutare criteri di erogazione, partecipazione e informazione”.

Mauro Modanesi, presidente del Consorzio Cervia parcheggi, ha auspicato che “la legge sia la più ampia possibile. Occorre accelerare i tempi. Suggeriamo di individuare i punti di riferimento nella cabina di trasformazione primaria, così si evita l’intoppo tecnico che impedisce la realizzazione di una comunità energetica e si evitano conflitti di interessi. Ad esempio, il settore turistico (alberghi e balneari) potrebbe già ora proporre la nascita di comunità energetiche perché molte strutture hanno impianti fotovoltaici. Per la costa adriatica, il pdl dovrebbe coinvolgere nei contributi anche alberghi, artigiani, balneari e cooperative sociali. E fra le aree dove installare fotovoltaico ci sono anche tutti i park & ride del Consorzio, dove tutti i parcheggi hanno strutture idonee per il fotovoltaico”.

Per Barbara Maccato responsabile relazioni sindacali di Confartigianato Emilia-Romagna, “il pdl si colloca in un pacchetto europeo di misure in cui si chiede al consumatore di avere un ruolo sempre più attivo. Gli obiettivi sono ambiziosi, sia per ridurre le emissioni sia per arrivare alla riduzione del caro energia. È indispensabile che strumenti come le comunità energetiche siano rese semplici, fruibili, capaci di consentire la massima partecipazione con poca burocrazia. Ulteriore considerazione: i centri storici sono esclusi dall’efficientamento energetico per ragioni strutturali e rischiano di essere esclusi ancora una volta in ragione dei vincoli delle Sovrintendenze. Serve attenzione poiché rischiano marginalità e svantaggio”.

Simona Acerbis direttrice dell’Agenzia territoriale per l’energia e la sostenibilità di Parma ha richiamato l’attenzione sulla “necessità di suscitare interesse sulla possibilità di produrre energia per l’autoconsumo anche attraverso le Agenzie regionali per l’energia che già operano sui territori. L’individuazione di sportelli informativi è fondamentale per le relazioni e anche per catalizzare le informazioni per i territori stessi. Ritengo positive le indicazioni che puntano sul valore sociale delle comunità energetiche, anche per contrastare lo spopolamento delle zone montane e interne e dei piccoli comuni”.

Gianluca d’Agosta, ricercatore Enea, lavora sulle comunità energetiche da due anni e mezzo. “Abbiamo apprezzato -ha detto- i tentativi della legge. Uno degli elementi fondamentali è la formazione e l’informazione del cittadino e importante è il ruolo che l’istituzione può svolgere per supportare le comunità energetiche. L’energia oggi è vista dal cittadino legata ai contratti telefonici! L’esperienza di Enea mette in campo strumenti che semplificano, senza entrare in concorrenza con le società private. Cruciale per Enea, dal punto di vista tecnico, è la gestione dei dati, che sono sensibili e coinvolgono la privacy: l’aiuto che può dare la Regione è fondamentale”.

Carlo Lugli, presidente della Comunità professionale di Modena fa parte di un progetto di economia solidale legato all’energia. “La legge -sostiene- è l’evoluzione di idee che avevamo anni fa per le comunità energetiche. L’economia solidale da tempo si occupa di consumo consapevole e i soggetti che hanno più contribuito sono i Gruppi di acquisto solidale (Gas), attivi da 27 anni. La richiesta è di sostenere i Gas per promuovere le comunità energetiche. E’ necessaria una comunicazione chiara, perché il pdl è complesso e tocca economia, fisco e sociale. I cittadini non sempre sono in grado di esprimersi su questi temi. Servono nuove figure professionali per far conoscere ai cittadini le comunità energetiche. Al tavolo tecnico, inoltre, dovrebbe partecipare anche la rete dell’economia solidale”.

Isabella Debbia ingegnere del reparto ricerche e sviluppo della multiutility Aimag, ha ribadito che “è fondamentale una struttura tecnica di supporto, oltre agli enti locali, per le comunità energetiche. Aimag si sta strutturando in tal senso prevedendo di affiancare le Comunità energetiche regionali (Cer) nella progettazione e nell’analisi dei costi per le utenze. Per questo è importante che realtà come la nostra vengano inquadrate dalla Regione. Altrettanto importante è l’azione di promozione e formazione di personale nelle amministrazioni comunali, che avranno un ruolo di primo piano nelle Cer”.

Per Francesco Corvaro, consulente nel settore energia per l’area sisma del centro Italia, “in futuro le Cer consentiranno di condividere luce, calore e raffrescamento. Stiamo spingendo molto per far partire le Cer a ritmo pieno per supportare anche le piccole medie imprese che sono alla base del nostro tessuto produttivo. La struttura della proposta di legge è pertinente e un passo in più potrebbe essere quello di coniugare pubblico e privato, anche per la futura gestione degli impianti”.

Claudia Carani è project manager di Aess, che associa 130 Enti pubblici, che si occupa dello sviluppo di energia sostenibile. “Abbiamo in corso un progetto sperimentale nel quartiere Pilastro, a Bologna -dice- e abbiamo accolto con soddisfazione questa legge regionale che accelera un percorso faticoso. Finora la sperimentazione non ha portato alla creazione di comunità energetiche. Ci auguriamo che la fase operativa crei impianti per soddisfare la domanda di energia di famiglie e imprese. Positivo il posizionamento degli impianti su edifici pubblici. Riteniamo che sia necessario ridurre i costi di progettazione e facilitare i percorsi. Chiediamo semplificazione perché, ad esempio, l’Agenzia delle entrate ha bloccato alcuni tipi di impianto. I cittadini devono poi poter cooperare con le imprese. Per gli impianti si considerino anche altre fonti e non solo il fotovoltaico. Aess dovrebbe essere presente nel tavolo tecnico”.

Francesco Berni, funzionario del Comune di Reggio Emilia, ha affermato che “l’Amministrazione è molto interessata al pdl. E’ in corso un progetto, nato dalla collaborazione tra Comune, università Luiss e gestore di San Pietro. C’è un’unità di ricerca di tre dottorandi, che stiamo selezionando. Una delle tre sarà sulle comunità energetiche. Attiveremo gruppi di lavoro anche con gli stakeholder e individueremo quartieri pilota. La ricerca riguarderà anche temi come governance e aspetti giuridici”.

Giacomo Vincenzi, vice sindaco di Camposanto (Modena), ha elogiato il percorso di partecipazione e la bontà del pdl, portando le considerazioni dei piccoli Comuni. “Il ruolo degli Enti locali e importante, ma ci sono difficoltà per costruire progetti e attuarli in tempi brevi. Poi c’è la sostenibilità dei progetti, a causa della scarsità del personale. Serve più attenzione nel pdl alla dotazione di personale dei piccoli Comuni. Servirebbe una struttura tecnica dedicata”.

Marco Pasi, direttore di Confesercenti ER, ha sostenuto che “il pdl va nella direzione giusta. Il progetto di legge deve favorire le comunità energetiche. Per noi deve diventare un fenomeno di massa e non ci debbono essere restrizioni sulla costituzione, si tratti di associazioni, società o cooperative”. Indispensabili, poi, gli incentivi economici “insieme con la semplificazione amministrativa. E penso ai centri storici, dove c’è una grande utilizzo ma anche uno spreco di energia elettrica. Infine, ritengo necessario un registro regionale dei soggetti e un tavolo di partecipazione istituzionale per coordinamento, analisi e individuazione delle strategie politiche”.

Alla vicepresidente della Giunta Elly Schlein sono toccate le conclusioni: “Grazie all’ascolto degli interventi, di grande competenza, il pdl sarà reso ancora più ricco ed efficace. Un ruolo centrale sarà quello degli enti locali ai quali verranno chiesti spazi idonei da mettere a disposizione delle Cer e sarà fondamentale, come sottolineato in molti degli interventi, la semplificazione degli iter burocratici e autorizzativi. Per evitare che il progetto non rimanga sulla carta è necessario lavorare in rete. Noi ci siamo”.