La Guardia di Finanza di Reggio ha scoperto una complessa frode fiscale basata sull’emissione e sull’utilizzo di fatture false per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro. L’operazione ha anche portato alla luce un articolato sistema di somministrazione illecita di manodopera, che coinvolgeva numerose imprese del territorio emiliano.
I finanzieri del comando provinciale di Reggio hanno portato alla luce il sofisticato meccanismo messo in atto da un’azienda del distretto industriale della ceramica. Le indagini hanno consentito di individuare un sistema di elusione protrattosi nell’arco di un decennio, con a capo alcune persone straniere: grazie all’interposizione di connazionali prestanome, messi a capo di “società di contorno” anch’esse attive nel settore della lavorazione della ceramica all’interno del medesimo capannone industriale, la società in questione ha potuto garantirsi da una parte ingenti risparmi d’imposta, sfruttando il tradizionale meccanismo delle società “apri e chiudi”, e dall’altra ha potuto immettere sul mercato prodotti finiti a prezzi altamente concorrenziali.
Una volta analizzata tutta la documentazione contabile ed extracontabile, le Fiamme Gialle hanno constatato come tutte queste “società di contorno” fossero, di fatto, gestite dal rappresentante legale della società principale, che forniva precise indicazioni operative sulla gestione contabile e amministrativa delle altre aziende; ed era lo stesso rappresentante legale a provvedere inoltre al pagamento degli stipendi a quei dipendenti che erano solo formalmente assunti dalle varie società interposte.
Il sofisticato meccanismo, attuato dal 2019 a oggi, prevedeva, nella maggioranza dei casi, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte della società cinese a capo dell’intera organizzazione, per un imponibile complessivo pari a 14.759.854,07 euro e un’Iva illegittimamente detratta pari a 3.308.012,12 euro, a fronte di prestazioni di servizio che nascondevano l’illecita somministrazione di manodopera. Le attività ispettive hanno consentito alla Guardia di finanza di rintracciare, dall’anno di imposta 2020 in poi, crediti Iva inesistenti per un importo complessivo pari a circa 870.000 euro, utilizzati per evitare il versamento di imposte e tributi al fisco attraverso indebite compensazioni.







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