Reggio, la Lega stronca Paradise Street: “Stanza del crack, ecco dove finiscono le tasse dei cittadini”

spazio Open Day Paradise Street – CoRE

Un affondo coordinato, che parte da Bologna e arriva fino ai livelli locali: è quello che ha sferrato la Lega contro il progetto “Paradise Street”, l’aspetto più controverso del servizio sociosanitario per persone tossicodipendenti “Open Day”, aperto da qualche settimana in via Paradisi a Reggio con l’obiettivo (o, quanto meno, la speranza) di migliorare le condizioni di vivibilità del quartiere affrontando le situazioni di grave marginalità presenti nella zona.

Ma per la Lega il punto di vista sulla questione è molto diverso: “Altro che inclusione, altro che sociale. A Reggio si inaugura una stanza del crack e si pretende di spacciarla, è il caso di dirlo, come un progetto di civiltà”, attacca il consigliere regionale della Lega Tommaso Fiazza: “Aperta quattro ore al giorno, sei giorni su sette, per ‘decomprimere’ le crisi da astinenza da crack con musica, laboratori e pipe sterili, la chiamano Paradise Street ma è solo il simbolo di una politica che ha smesso di distinguere tra cura e complicità”.

Sulla stessa linea Roberto Salati, segretario provinciale della Lega reggiana: “La vera emergenza non si cura con playlist e salottini protetti, si affronta con percorsi seri di recupero, prevenzione, sicurezza. Qui, invece, non si previene e non si cura: si accetta la dipendenza come fatto compiuto e la si accompagna con toni rassicuranti e orari d’ufficio. E viene spontaneo chiedersi, ovviamente con un filo d’ironia, se davvero le crisi da astinenza siano programmabili nella finestra di apertura del servizio, e se la domenica, come i servizi pubblici, anche il disagio sociale si prenda un giorno di riposo”.

A rincarare la dose anche Alessandro Rinaldi, consigliere comunale della Lega in Sala del Tricolore: “Questa non è riduzione del danno, è accettazione del danno. Anzi, è la sua gestione istituzionalizzata. Invece di alleggerire la pressione su un quartiere già allo stremo, si crea un effetto calamita che porterà altri consumatori proprio lì, dove la situazione è già fuori controllo. Il tutto, ovviamente, finanziato con fondi pubblici, grazie a un contributo diretto alla cooperativa incaricata. Un maquillage sociale che non risolve i problemi ma li rende più presentabili, mentre il quartiere resta in ostaggio di spaccio, marginalità e insicurezza. Lo ha detto anche il sindaco che la maggior parte dei reati in zona stazione è legata al crack, e allora mi chiedo: si stanno affrontando i problemi o li si stanno legittimando?”.


Il consigliere Fiazza ha anche depositato un’interrogazione in Regione chiedendo trasparenza: “Voglio sapere quanto costa tutto questo, chi ha deciso giorni e orari di apertura, chi ha assegnato l’appalto e se ci sono evidenze scientifiche a supporto di queste scelte. E soprattutto voglio sapere se la giunta ritiene davvero prioritario spendere soldi pubblici in questo modo, mentre chiede ai cittadini 450 milioni di euro in più per coprire il buco della sanità”.

Infine, Fiazza riserva una considerazione anche al nome scelto per il progetto: “Paradise Street sorge in via Paradisi, intitolata ad Agostino Paradisi, poeta e pensatore. Chissà cosa penserebbe oggi, vedendo il suo nome accostato, almeno per assonanza, non più alla cultura, ma a un laboratorio del degrado”.



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