Reggio: la forte crisi della sanità reggiana e nazionale

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Sabato 30 settembre si è tenuto l’incontro dal titolo: “L’ospedale è ammalato?”, al quale hanno partecipato alcuni conosciuti medici del nosocomio reggiano.
I temi affrontati non hanno offerto solo una riflessione sull’ospedale di Reggio Emilia, ma si è parlato anche di sanità pubblica e di innovazione nel settore medico, a fronte del momento di forte crisi che vive la sanità territoriale e nazionale.

Infinite liste di attesa, affollamento dei pronti soccorsi, aumento della spesa privata per far fronte alle esigenze sanitarie, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, migrazione sanitaria e rinuncia alle cure sono temi che richiamano da mesi il dibattito politico, vista l’enorme difficoltà delle Regioni a garantire un’adeguata qualità dei servizi e, più in generale, l’assenza dall’agenda politica di concrete azioni per fare fronte al problema “sanità”.

“L’ Emilia Romagna nel 2018 era intorno al 4% per persone che rinunciavano alla cura, il dato più basso in Italia. Oggi siamo intorno all’11%, un dato che anche se non è il peggiore in Italia, è purtroppo anche quello che presenta il peggior trend di crescita tra tutte le regioni italiane”.

“Abbiamo professionisti d’eccellenza, mettiamoli nelle condizioni di curare.” ha ricordato l’On. Sabrina Pignedoli, promotrice dell’iniziativa. “I tagli della spesa, la riduzione del personale, hanno un impatto determinante nel favorire il ricorso alla sanità privata e oggi ci vedono nella condizione di lottare per preservare la nostra sanità pubblica”. continua l’europarlamentare reggiana.

La forbice tra l’Italia e altri virtuosi paesi europei si è allargata in modo consistente negli ultimi 10 anni, da quando gli investimenti in Italia si sono ridotti, a fronte dell’aumento che ha riguardato altri paesi europei. La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media OCSE che alla media europea entrambe del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del PIL) ai + 0,3 dell’Islanda (7,1% del PIL) (fonte GIMBE).

Un tema al quale hanno provato a rispondere gli esperti intervenuti presso la Sala Conferenze dell’Hotel Posta di Reggio Emilia. Una tavola rotonda cui hanno partecipato Roberto Baricchi ,direttore Medicina trasfusionale Reggio Emilia, Marco Massari Direttore malattie infettive Reggio Emilia, Francesco Merli Direttore Ematologia Reggio Emilia, Cristian Rapicetta. chirurgia toracica Reggio Emilia e Gabriele Rinaldi già direttore sanitario presso

Azienda ospedaliera universitaria di Siena e già direttore generale nelle Aziende ospedaliere di Pesaro e Ferrara.

A moderare la tavola Fabrizio Aguzzoli, ex chirurgo oncologo e consigliere comunale:

“Nel documento di finanza pubblica solo 2 miliardi l’anno sono previsti per l’implementazione delle risorse sanitarie, pari ad un settimo della spesa realmente necessaria per il riallineamento europeo post Covid. Il rischio è quello di universalismo selettivo, a tutela cioè esclusivamente dei casi estremamente fragili.” spiega il medico, esponente di Coalizione Civica citando dati tratti dal 18° rapporto sanitario del CREA-Sanità.

Una crisi della quale sono chiamati a farsi carico anche le eccellenze del terzo settore:

“Grade si è impegnato per un investimento di 1.000.000 di euro per coprire costi che l’Ospedale oggi non può sostenere da solo. Il progetto, che GRADE concorrerà a finanziare è teso a garantire lo sviluppo di terapie innovative in campo oncologico mediante l’utilizzo delle CAR-T, cellule del paziente, prelevate, ingegnerizzate per colpire le cellule tumorali e poi reintrodotte nell’organismo”. ha spiegato il dottor Francesco Merli, direttore dell’Ematologia presso l’ospedale di Reggio Emilia.