Reggio, al via i lavori di restauro e recupero dell’antica Biblioteca Capitolare

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Il Palazzo dei Canonici, posto nel cuore di Reggio Emilia, fu eretto nel 1445 da Antonio Casotti.
Interiormente, sul passaggio di Broletto, su tre lati (est, sud e ovest) si articola, al di sopra dei negozi al pian terreno, il caratteristico ed elegante loggiato di gusto quattrocentesco con archi a tutto sesto poggianti su colonne a sezione ottagonale, in parte binate, con capitelli in arenaria.

Significativi interventi nel Palazzo, sono quelli realizzati nell’ultimo quarto del Settecento da Giuseppe Barlaam Vergnani: realizza la nuova Biblioteca del Capitolo sul fronte ovest (prospiciente piazza Prampolini), e ristruttura gli spazi residenziali, intervenendo anche sul loggiato quattrocentesco (1782). Nel 1786, il Vergnani, in veste di appaltatore dei lavori, realizza la facciata disegnata da Antonio Fontanesi (anche se non sono da escludere parziali modifiche al progetto originale da parte dello stesso Vergnani e da Domenico Marchelli.

Già a metà del XIX sec., la facciata risultava compromessa matericamente, tanto che sul tema del suo restauro non mancarono contrasti tra Canonici e Comune.

L’ultimo intervento di restauro è datato 1917 per opera di Riccardo Secchi.

Altri interventi di consolidamento nel Palazzo dei Canonici sono stati eseguiti nei primi anni ’70 del XX secolo e a seguito degli eventi sismici del 1996-2000.

La Biblioteca Capitolare – Cenni storici

Leone Tondelli, La Biblioteca Capitolare di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Tipografia Moderna U. Costi, 1941.
Prospero Fantuzzi, Guida della città di Reggio 1857, a cura di Silvia Sopaggiari, Reggio Emilia, Diabasis, 2003.
Tesi e ricerche storiche conservate presso la Biblioteca Diocesana di Reggio Emilia.

La Biblioteca Capitolare di Reggio Emilia nasce dalla necessità di raccogliere libri e testi a fini didattici, legati alla presenza all’interno della struttura ecclesiastica reggiana di una scuola del Capitolo.
II primo Magister Scholae di cui troviamo traccia è un certo Domenico canonico, ricordato in una carta del 1038 riportata da Pietro Torelli e, insieme a lui, Sichelmo, arcidiacono della chiesa reggiana con ruolo di Praepositus, che insegnò a Reggio dal 1040 al 1075. Dagli studi storico-giuridici compiuti da Ugo Gualazzini si sa che Sichelmo insegnò in una scuola del Capitolo dotata di una biblioteca particolarmente fornita di libri di retorica, opere classiche, letteratura e diritto. Un elenco dei volumi e oggetti appartenenti alla Biblioteca Capitolare e al Capitolo è raccolto nel catalogo“Nomina librorum Reginae sacristiae” di Monsignor Giovanni Saccani.

Luca Cantarelli, bibliofilo e arciprete del Duomo reggiano vissuto alla fine del XIV secolo, è considerato il fondatore della Biblioteca del Duomo. Cantarelli lasciò espressa richiesta di tenere la Biblioteca “sempre aperta a benefizio e de’ Professori, e de’ giovani studiosi dell’Università”.

Nel 1455 si ha notizia di un lascito di importanti manoscritti in materia di diritto canonico e diritto civile da parte di Iohannes de Captanea (Giovanni Cattania), dottore di legge a Bologna e arcidiacono presso la Cattedrale reggiana, poi Vicario Generale dell’arcivescovo di Bologna. Cattania alla sua morte lascia disposizioni di divieto di alienare i libri, di estrarli dalla libreria e di prestarli se non dietro il deposito di un valore doppio dei libri stessi.

A causa del successivo stato di abbandono, Filippo Zoboli, abate del Monastero di S. Prospero, propose al Capitolo di costruire a proprie spese una nuova biblioteca. Con delibera del 26 gennaio 1473, documentata nella Storia di Reggio di Fulvio Azzari, il Capitolo iniziò la costruzione della Libreria Nova.

Nel 1508 il vescovo Bonfrancesco Arlotti lasciò in eredità alla Biblioteca tutti i suoi libri di logica, fisica naturale, morale, storia e teologia, imponendo però la costruzione entro quattro anni di una nuova sede più adatta. La nuova sede della Biblioteca fu collocata nella parte più nobile del Palazzo dei Canonici, con vista sull’attuale piazza Prampolini, trattata con eleganza signorile, in pieno spirito rinascimentale. I soffitti vennero decorati ( facendo un confronto con soffitti simili presenti in città ) agli inizi del XVI secolo, riproponendo gli stemmi del Capitolo, come le chiavi accoppiate, lo stemma del Vescovo Arlotti e di alcuni personaggi del Capitolo e di altri benefattori. Le illustrazioni che ritroviamo anche oggi nel soffitto ligneo a cassettoni inneggiano ai rapporti Chiesa-Cultura, con la raffigurazione di libri aperti, di Cristo in atto d’insegnare, di profeti che annunciano nei loro libri la venuta del Messia, di esseri semi-umani simbolici con trombe invitanti al banchetto della sapienza.

La Biblioteca tornò ad avere nuova vita solo nella seconda metà del XVIII secolo, quando il Conte Canonico Carlo Bellincini insieme al Conte Gerolamo Ancini decisero di lasciare libri e collezioni alla Biblioteca Capitolare, insieme a una somma pecuniaria per il mantenimento della biblioteca, dei suoi addetti e per l’acquisto di nuovi libri. Questi lasciti, che imponevano un uso pubblico della biblioteca, comportarono l’ampliamento e la sistemazione dei locali. I lavori iniziarono nel 1783 sotto la guida del Canonico Giuseppe Ritorni, Vicario Generale della Diocesi. I lavori durarono tre anni e “si aprì nel giorno 28 di novembre (1786) al pubblico uso ed utilità la Libreria della Cattedrale nelle case canoniche, accresciuta ed arricchita dei libri del Conte Can. Ancini”.

Sui finire del XVIII secolo il Duca estense sopprimeva quasi tutti i Conventi reggiani per risanare le casse del ducato. I libri presenti in queste librerie conventuali vennero raccolti presso la Biblioteca Capitolare. Particolarmente importante fu l’apporto della fornitissima Biblioteca dei Frati di S. Spirito dell’ordine degli Ospedalieri.

Nel 1796 sorge anche a Reggio la “Libreria Nazionale”, il cui primo nucleo era composto da duplicati di volume della Biblioteche Estense e Universitaria di Modena. A questi libri si aggiunsero ben presto quelli provenienti dalla soppressione degli ordini religiosi, come gli stessi libri del Capitolo. A seguito di questa acquisizione iniziarono i dissidi fra la Biblioteca Capitolare e quella Municipale, in quanto quest’ultima richiese di conservare le opere di maggior pregio. Alla guida della biblioteca venne chiamato Don Stefano Montanari, esperto bibliografo, essendo stato per dodici anni direttore della Biblioteca Capitolare, e fervente repubblicano. A lui va il merito di aver dato un primo ordinamento dei libri permettendo così la libera fruizione.
Al mutare della situazione politica con il rientro di Francesco IV d’Este, nel 1799, alleato degli Austriaci, la Biblioteca della Municipalità venne soppressa e i suoi volumi vennero trasferiti nei locali della Biblioteca Capitolare. Da questo momento la Biblioteca avrà una gestione mista tra Canonici e addetti nominati dalla municipalità. Nel 1821 si acquisisce la Libreria del Vescovo Francesco Maria d’Este, ricca di preziosi libri che ora si trovano in parte nella Biblioteca Capitolare e in parte nella municipale.

Con il definitivo allontanamento degli Estensi si poterono spostare nuovamente i libri nei locali di Palazzo San Giorgio (1859) e nel 1864 venne nuovamente riaperta la Biblioteca Municipale, con una suddivisione dei fondi librari e la definitiva restituzione dei volumi di ambito religioso alla Biblioteca Capitolare. Per molti anni il Capitolo rimase chiuso e in uno stato di quasi abbandono e molti manoscritti vennero venduti.

Nel 1930 il nuovo Arciprete D. Tondelli ebbe il permesso di restaurare e riaprire la Biblioteca Capitolare per svolgervi svariate manifestazioni di cultura religiosa.

Ad oggi la Biblioteca del Capitolo conserva nell’ambito dei testi sacri un complesso organico, ricco di opere a stampa e preziose raccolte per un totale di circa diecimila volume. Dopo la morte di Mons. Tondelli, nel 1953, la Biblioteca Capitolare venne chiusa e da quella data iniziò il trasferimento graduale dei libri, che prosegui fino al 1976, presso il nuovo Seminario di Reggio Emilia, divenendo il fondo più prezioso della Biblioteca Diocesana.

Progetto

Il progetto propone un intervento finalizzato al restauro e recupero funzionale dei tre ambienti che affacciano su Piazza Prampolini.
Le sale della biblioteca si trovano al secondo piano del palazzo dei Canonici e vi si accede entrando da via Toschi, salendo al primo piano e attraversando il porticato quattrocentesco, in fondo al quale si trova un’altra ampia scala che conduce proprio davanti all’ingresso della Capitolare; la biblioteca è costituita da una sala di ingresso e due sale attigue dedicate alla conservazione e alla consultazione.
La “sala grande” è un ambiente tardo settecentesco a doppia altezza e suddiviso in tre campate con copertura a volta a vela: alle pareti è addossato un doppio ordine di scaffalature realizzate con montanti in muratura intonacata e mensole lignee di pioppo incastrate nei fianchi laterali. Un ballatoio ligneo corre su tre lati e consente l’accesso alle scaffalature superiori.
La terza stanza è in angolo fra via Toschi e Piazza Prampolini ed è impreziosita da un pregevole soffitto a cassettoni ed è rialzata, rispetto al piano di ingresso.

Il progetto di restauro si propone di valorizzare, attraverso pochi e mirati interventi, sia la volumetria di questi spazi che il materiale librario che qui verrà custodito ed esposto.
Le ricerche stratigrafiche eseguite per indagare la natura e qualità dei materiali e le loro cromie originarie hanno evidenziato una certa povertà nei materiali impiegati e l’assenza di decorazioni o strati pittorici di rilievo al di sotto della pelle attuale. Discorso totalmente diverso per il soffitto a cassettoni nella stanza “quadrata” d’angolo fra la piazza e via Toschi. Pur rinvenendo segni di interventi precedenti e di parziali manomissioni siamo in presenza di un soffitto riccamente decorato degli inizi del XVI sec. riportato alla luce durante gli interventi di restauro all’inizio degli anni ’30.

Fra gli obiettivi che si pone il progetto di restauro vi è quello del consolidamento strutturale del solaio nella stanza d’angolo con la rimozione della sovrastruttura presente; questo intervento consentirà la rimozione del solaio laterocementizio aggiunto successivamente rispetto alle strutture di impalcato originali, le quali potranno essere consolidate mediante la realizzazione di una cappa estradossale in conglomerato strutturale alleggerito con materiale a base di calce, armata con rete in acciaio inox e connettori perimetrali a parete con barre metalliche anch’esse in acciaio inox.

Contestualmente si procederà con il restauro degli apparati murari mediante un ritinteggio a calce di tutte superfici riproponendo le cromie emerse dalle indagini stratigrafiche e comunque in accordo con i funzionari della Soprintendenza.
Anche le librerie saranno ovviamente restaurate ed i ripiani dopo essere stati puliti, trattati con prodotti idonei per la disinfestazione da attacchi di insetti xilofagi e di microorganismi, verranno verniciati con colori da campionare e valutare nell’insieme delle scelte cromatiche.
Nelle librerie del primo livello verranno ripristinate le ante “retate” (dotate di un telaio perimetrale al quale è fissato un foglio di rete metallica) attualmente rimosse ed accatastate in deposito.
Il ballatoio sorretto da mensole lignee a sbalzo (sez 8×10 cm) è dotato di un semplice parapetto.
Le attuali tavole in pioppo che costituiscono il piano di calpestio del ballatoio sono piuttosto ammalorate e verranno sostituite con altre della medesima essenza.
Nella sala d’angolo, oltre agli interventi strutturali di cui sopra, si procederà ad un restauro attento e conservativo delle formelle del soffitto.
Si procederà alla sostituzione dei serramenti su piazza mantenendo inalterato il disegno e la ripartitura delle vetrate; verrà inoltre completamente rifatto il servizio igienico.

Impianti
Dal punto di vista impiantistico verrà adeguato ed integrato quanto già ora presente.
Si doteranno gli spazi di un impianto di deumidificazione con raffrescamento; si è previsto inoltre, per migliorare gli standard qualitativi di confort in ambiente, di predisporre una macchina per il ricambio meccanico controllato dell’aria. Il sistema è costituito principalmente da un recuperatore di calore entalpico da collocare nel locale di servizio a livello del ballatoio.

Per il tipo di uso e funzione che si vogliono ri-insediare in questi locali è necessario rispondere alle prescrizioni normative in materia di prevenzione incendi. Dallo studio e dai sopralluoghi compiuti si è potuto riscontrare che l’intero complesso dei Canonici è dotato di una rete di idranti, due dei quali posizionati proprio in prossimità della Biblioteca Capitolare. Per la normativa in materia è emerso che è indispensabile dotare gli ambienti di un impianto di rilevazione fumi, che copra tutte le stanze e che verrà realizzato installando appositi sensori (tipo quelli illustrati di seguito); posizionare un idrante interno alla sala (da derivare dalla rete esistente); realizzare una bussola di ingresso con struttura REI 120 per separare l’interno dall’esterno della Biblioteca. A tal proposito va sottolineato che già oggi è presente una bussola di legno che media fra interno ed esterno, per cui si propone di modificare quella esistente mantenendone comunque l’immagine proponendo di pannellare la struttura REI con elementi lignei sagomati come gli attuali, sulla scorta di un altro esempio analogo già realizzato sullo scalone di curia.

Illuminazione
La proposta progettuale prevede soluzioni diverse perché diversi sono gli spazi e le esigenze per ciascuno di essi.
Nella sala di ingresso si è pensato di installare un binario a soffitto con la possibilità di dotarlo, oltre che con strip led anche con dei faretti orientabili per valorizzare le scaffalature alle pareti o gli ingressi alle sale.
Nella sala con soffitto a cassettoni l’obiettivo è quello di valorizzarne il più possibile la bellezza e l’unicità pertanto si propone di installare delle sospensioni con luce bidirezionale parallele alle travi principali; soluzione che si preferisce rispetto a piantane posizionate negli angoli della stanza.
Per la sala principale la proposta è più articolata dato il volume a doppia altezza e la presenza di scaffalature alle pareti. Come luce generale si è ipotizzato di recuperare e di riutilizzare i lampadari in vetro di murano che sono stati smontati dalle navate della cattedrale, durante l’ultimo restauro; ovviamente sono oggetti che dovranno essere ri-elettrificati e dotati di lampadine a led e ne verrà appeso uno per ogni campata al centro della volta.
Perimetralmente lungo tutto il ballatoio si è deciso di montare un doppio micro profilo angolare (16 x 16 mm) con schermo opale tondo e strip led per illuminare le librerie.