Radiovasca. Il candidato non dorme mai

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Manca poco al silenzio elettorale per le amministrazioni pubbliche in scadenza. L’uscente Prudencio sarà obbligato a risparmiarci la quotidiana litania di inaugurazioni, cerimonie, pre e post presentazioni, annunci, infiniti noiosi comunicati stampa. Teniamo botta: avremo finalmente un po’ di respiro.

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Respiro che, peraltro, durerà poco, perché è entrata nel vivo la campagna elettorale, e allora ripartirà il barnum di candidati e partiti a caccia di preferenze.

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Come gli ormai scafatissimi seguaci della presente rubrica sanno bene, la campagna elettorale scombina l’esistenza di migliaia di persone per un paio di mesi. Il cittadino medio viene sepolto di richieste di voto da amici, parenti, cugini dimenticati da decenni, amici degli amici, compagni di scuola dalle elementari all’università, morose e morosi, amici di morose e di morosi, amanti da tempo passati in cavalleria, innamorati delle medie, e ovviamente i vicini di casa di ieri e di oggi.

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Il candidato, specie quello che non ha avuto precedenti esperienze, subisce una profonda riconsiderazione psicologica del proprio Io e diventa subito tossicodipendente. Il rapporto con se stesso vive, forse per la prima volta, il confronto diretto con l’altro. La mente del candidato diventa nevrotica nel volgere di poche ore. Il suo pensiero non riesce a indirizzarsi altrove. È tutto lì, sul voto, su quante persone voteranno per il partito. Ma soprattutto per lui.

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Conta e riconta, pensa e ripensa, va a dormire ma niente, non riesce a prendere sonno. La mente è fissa sul quell’elenco di amici e conoscenti la cui memoria emerge confusamente nella ricerca del ricordo. Il candidato compulsa Facebook, dove ha un discreto gruzzolo di “amici”, ma sa che anche gli altri usano Facebook, ne spia il numero dei follower, vede che il concorrente ne ha di più, o mamma, si mette dura. E poi gli altri scattano foto e le pubblicano, e ricevono pure dei like, quei figli di puttana del circoletto, postano foto del gatto o mettono in mostra se stessi in versione più bella buona invitante e credibile che si possa. Almeno, ci prova.

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Siete avvisati. Troverete bimbiminkia dileggiare i concorrenti con una grammatica da anni Cinquanta. Gente che si fa un selfie e pensa di conquistare almeno un cuoricino. Visitatori e molestatori di ogni risma. Whatsapp sarà intasato da proposte di incontri, iniziative, riunioni, banchetti gratuiti, feste musicali, aperitivi con candidato, immancabili dj-set con ballerine scosciate. Più ovviamente la carta, la radio, la tv, il web, e i mega ritratti 6×3 sulle strade a maggior circolazione, e i volantini nella cassetta delle lettere, mischiate alla carta inutilmente sprecata per vendere le banane a prezzo di sconto del 5% se ne compri una scorta per sei mesi.

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I candidati sono pazzi? No, in generale. Ma per due mesi lo diventano. Qualcuno, pochissimi, proverà il brivido dell’elezione, e allora per i successivi sei mesi si sentirà di camminare sulle acque. La grande maggioranza resterà invece esclusa, e ne subirà una frustrazione non semplice da superare. Perché la sconfitta già in sé non è piacevole, ma può diventare un serio problema psicologico quando si associa al senso della fregatura subita. Sì, perché il candidato, dopo avere contato mille volte prima del voto le preferenze di cui si sente ultra-sicuro, resterà choccato dinanzi alla realtà. Sei sicuro, ma arcisicuro di ottenere almeno 100 preferenze? Ne otterrai ragionevolmente 25. Buona regola: quando sei sicuro, ultra sicuro di avere tot, dividi per due e poi ancora per due. Perché il mondo è fatto così. E quando scoprirai che nel seggio in cui hai votato insieme a tua moglie e risulterà che hai preso una sola preferenza, la tua, inizierai a dubitare di tua moglie. Oppure penserai che in quel seggio siano avvenuti dei brogli a tuo danno. Ma il dubbio sulla moglie persisterà. È così che le coppie cominciano a separarsi. Ma probabilmente tua moglie preferisce a te un altro candidato, almeno in politica. Può succedere e non muore nessuno. Il dubbio ti tormenterà a lungo.

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News finali. Stefano Bonaccini si dimetterà presto e sarà capolista del Pd alle Europee. Le nuove elezioni regionali avverranno a novembre ‘24. È già in corso la lotta per la successione. In teoria toccherebbe a un romagnolo. Magari a una donna, che sarebbe la prima. Ci punta De Pascale. Prudencio se la vorrebbe giocare, ma si accontenterebbe anche di un assessorato di peso. Graziano Diomio! sarebbe in corsa per la componente cattodem. Ma in giunta c’è già Alexio Mammi. Tutto da vedere, comunque, in attesa del voto europeo, che per la segreteria Schlein è un banco di prova ad alto rischio.

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La Brava Presentatrice vuole tornare a Reggio con un incarico di prestigio. È molto conosciuta, ha appoggi importanti, non le manca il budget. Potrebbe presiedere il consiglio comunale.

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Il Compagno Medico si è convinto di essere stato mandato dal cielo e non ha ancora capito che per farsi eleggere c’è bisogno dei partiti. Ha uno staff imbarazzante, non capisce che per amministrare occorrono amministratori, la sua lista danneggerà il risultato del Pd che pure lo ha designato e lo farà eleggere.

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Il buon Gazzabuglio rischia di restare col cerino in mano in caso di modesto risultato del Pd. Deve anche fare i conti in casa: la moglie, Santa Ottavia da Montericco, pensa a un terzo mandato in Regione stante che il secondo terminerà in anticipo.

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Altra sponda. Tarquinio il Superbo piace, vince nei dibattiti grazie a cultura ed eloquio d’aula, ha sostenitori convinti e disponibili a correre per lui. Molto meglio del Compagno Medico, il quale fatica a parlare a braccio e si arruffa sempre alla ricerca di appunti (vintage da paura). Tuttavia il Superbo esce poco, le iniziative del centrodestra sono rarefatte, non corre a mille come un candidato nuovo e in fondo poco conosciuto. La sua impresa è improba, se arrivasse al ballottaggio sarebbe comunque un mezzo miracolo, ma qualche incontro a settimana non produce voti. E si ricordi: all’elettorato di centrodestra non piace votare due volte di fila, a giugno nei weekend si va in gita volentieri. Il ballottaggio è roba da comunisti.

 



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