Una ‘Chance’ a Reggio, progetto da 2,5 milioni per dare più possibilità ai ragazzi

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In brevissimo tempo, dai primi di marzo 2021, rafforzare la presenza di educatori e operatori sociali di strada, stabilire contatti nuovi o rafforzare quelli che esistono negli ambienti giovanili più stabili o in quelli on the road, creare – anche con la creatività – ascolto e connessioni nuove, cercando anche quei ragazzi che frequentano luoghi meno convenzionali, aiutando a vivere meglio loro e le loro famiglie e, ove se ne notino le avvisaglie, prevenire il disagio personale o diffuso e l’isolamento sociale.

Nello stesso tempo, costruire un nuovo Patto di comunità per un’alleanza educativa territoriale, a beneficio principalmente della fascia 11-18 anni, in cui il sistema scolastico sia attore protagonista, con proposte e azioni sia raccolte nell’attività di ascolto di ragazzi e famiglie, sia proposte dai diversi soggetti istituzionali (Enti pubblici, Sistema scolastico, Servizi sociali, Pianeta sport), associativi e informali che potranno essere coinvolti in un Forum cittadino su giovani, educazione e culture giovanili.

Chance, il nuovo progetto dell’Amministrazione comunale per e con i giovani e i giovanissimi, segue dunque due linee: un pacchetto di azioni immediate e l’allestimento dei dispositivi necessari per una pianificazione condivisa di lungo periodo. Le nuove complessità socio-educative, accresciute dai risvolti sociali della pandemia, richiedono una risposta adeguata, propria di una città in cui la cura sociale ed educativa è da decenni punto di riferimento nazionale e non di rado internazionale.

Si tratta del più importante progetto di innovazione sociale della città degli ultimi anni: un progetto di comunità che, attorno ad un perno tipicamente socio-educativo, dovrà utilizzare e sperimentare anche altri linguaggi, strumenti e contesti a partire da quelli della cultura e della creatività, della musica e dello sport, mettendo a frutto il grande capitale sociale dei territori, dal volontariato ai centri sociali, dai Laboratori di quartiere alle politiche di coesione sociale, al pari dei percorsi e progetti che hanno nel dialogo con le famiglie, nella cultura della legalità e nell’educazione civica il loro cuore.

Il progetto si avvarrà della supervisione scientifica dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e sarà sottoposto a monitoraggi periodici.

Le azioni sono distribuite in due parti, con inizi nella primavera e nell’autunno 2021.

HANNO DETTO – “La fatica di questa fase è provata da tutti ed è evidente a tutti, compresi i nostri ragazzi, ai quali va data una risposta di vicinanza, di interazione, di proposta rispettosa delle loro vocazioni, scelte, necessità – ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, presentando il progetto alla stampa – I ragazzi, a Reggio Emilia come nelle altre città, poiché parliamo di problematiche comuni e diffuse, credo chiedano soprattutto ascolto e spazio, in una condizione di vita e di relazione sociale nuova, innescata dal Covid-19 e che probabilmente proseguirà oltre la pandemia. Perciò, partendo dalle basi solide delle nostre politiche, competenze ed esperienze, lavoriamo a una risposta nuova, sperimentale, molteplice, integrata fra attori diversi: serve in certi casi un cambio dello schema di gioco. E’ in buona parte un ‘gioco’ da costruire, una scommessa inedita, che ingaggia a pieno diversi Servizi comunali e la città intera. Per questo, fra le iniziative prevediamo un Forum dedicato ai giovani per raccogliere e sviluppare proposte ulteriori e competenze e, quale delegato Anci per il Welfare, proporrò questo nostro progetto all’Associazione nazionale dei Comuni italiani, come possibile riferimento utile anche ad altre città. Una città senza rapporto con i giovani, non ha futuro.

“Il nostro approccio – ha concluso il sindaco – è impostato sulla costruzione di relazioni, nessuna ‘demonizzazione’: comprendiamo e vogliamo mettere in valore questo momento, costruendo ponti verso le nuove generazioni, con una filosofia che è sempre stata la nostra, quella dell’inclusione. Facciamo del problema un’opportunità, non a caso abbiamo chiamato Chance questo progetto. Si tratta di immergersi nella realtà e nelle eventuali criticità, stabilendo rapporti che siano una Alleanza, dove i giovani, con le loro famiglie, i luoghi a loro più vicini, i quartieri, le parrocchie, la cultura più informale, l’educazione, siano protagonisti. Li andiamo a incontrare, portando anche una cultura del rispetto delle regole, attenti alla loro libertà e ai loro talenti creativi, che siamo pronti a valorizzare”.

“Chance è un progetto che scende in campo con politiche giovanili trasversali per fare una vera e propria chiamata a tutta la città. Lo facciamo con servizi che si avvalgono di competenze e strumenti consolidati negli anni, ma che oggi hanno bisogno di uno sguardo nuovo, perché ci troviamo di fronte a un’emergenza educativa accelerata dalle condizioni di scuola a distanza e dalla privazione dei servizi del tempo libero – ha piegato l’assessora a Educazione e Creatività giovanile Raffaella Curioni – Rispetto all’educazione, se nel 2016 abbiamo sviluppato un Progetto di comunità educante con gli istituti comprensivi, quindi con la fascia 6-14, ora intendiamo farlo con le scuole superiori e allargare il nostro Patto educativo con la città, rafforzando l’esperienza delle scuole aperte al pomeriggio anche nelle scuole secondarie di secondo grado.

“Vogliamo inoltre rilanciare i Cantieri sportivi – ha aggiunto l’assessora – partendo da luoghi informali come ad esempio i parchi, dove i ragazzi si trovano a fare sport e, attraverso la collaborazione delle associazioni sportive e delle cooperative educative, dare a questi ragazzi chance, opportunità di crescita personale”.

Il senso della proposta progettuale di Chance è di provare a costruire opportunità – ha detto l’assessore al Welfare e Bilancio Daniele Marchi – La pandemia ci sta lasciando due parole molto significative e impegnative: distanza e isolamento, due elementi che questo progetto cerca di superare, seguendo un movimento che avvicini e metta insieme le persone. In termini di politiche sociali, questo si traduce da un lato nel tema della prossimità, andando ad incontrare e costruire relazioni con i ragazzi nei contesti dove vivono, dall’altro prendendosi cura delle relazioni e dei legami di comunità, a partire dalle famiglie e dalle reti del territorio. Molte azioni sono già in corso, come ad esempio l’attività degli educatori di strada, con una squadra di 8 persone che potrà essere ulteriormente potenziata laddove ci sarà bisogno, in una logica di prossimità, per costruire progetti insieme ai ragazzi. Penso poi all’importante lavoro che, sul tema della comunità, svolgono i Servizi sociali e i Poli territoriali nell’accompagnare e sostenere ogni giorno famiglie e ragazzi, cui si aggiunge quello del Centro per le famiglie a supporto della genitorialità. Fra le problematiche che incontriamo e incontreremo, vi è il fenomeno dei cosiddetti hikikomori, ragazzi che non escono e vivono l’isolamento sociale in una dimensione patologica, nei confronti dei quali stiamo lavorando con competenze specifiche. Si tratta di un impegno importante, che come Amministrazione comunale stiamo costruendo stanziando risorse importati, pari – tra quelle già impegnate o programmate – a circa 2,5 milioni di euro.

“Fra due giorni – ha concluso Marchi – ricorre l’anniversario della scomparsa di don Vittorio Chiari, un salesiano che per lunghi anni ha accompagnato, costruendo pietre miliari, la crescita sociale ed educativa della nostra città: ricordarlo e ricordarne l’ispirazione e le capacità in questo momento così impegnativo credo possa essere di aiuto e augurio per tutti”.

“Il mondo dei quartieri è elemento fondamentale nella costruzione di prossimità e relazione – ha detto l’assessore a Partecipazione e Volontariato, Lanfranco De Franco – E’ composto da soggetti fondamentali per aiutarci a leggere il mondo giovanile e trovare risposte ai loro bisogni, creare nuove opportunità, entrare in relazione con loro. I centri sociali, le associazioni di quartiere, i gruppi di controllo di comunità, le parrocchie, il volontariato diffuso, i caposcala Acer sono soggetti da sempre in prima linea nei rapporti di vicinato e di zona. Sono fonte costante di sostegno e informazione, ci aiutano a mappare le principali dinamiche e immaginare insieme possibili soluzioni.

“In particolare – ha aggiunto l’assessore – per quanto riguarda i centri sociali, appena il Covid consentirà loro di riaprire, dovremo trovarci per costruire insieme nuove opportunità per i più giovani, oltre quelle già esistenti. Grazie a questo proficuo dialogo sapremo costruire politiche efficaci in un’azione che necessita disponibilità all’ascolto, alla comprensione reciproca, al dialogo anche intergenerazionale”.

“I giovani costituiscono un mondo interessantissimo e sorprendente. Da loro possiamo avere grandi sorprese – ha detto l’assessore a Cultura e Pari opportunità Annalisa Rabitti – Abbiamo detto che nella nostra città la ‘cultura non starà al suo posto’. Bene: vogliamo andare a incontrarli, certo, ma sul loro campo, andando a lavorare con loro dove ‘si sta scomodi’. La creatività dell’immagine e la potente bellezza della musica, con i suoi contenuti e la sua poetica Pop, sono punti di incontro che riteniamo già da ora condivisibili. Offriremo loro Workshop e laboratori, anche con artisti di talento a loro affini, e Contest musicali, anche Trap, per invitarli a venire allo scoperto, per ascoltarli, dare dignità alla loro creatività, valorizzare i loro talenti.

“Proponiamo ai giovani – ha concluso l’assessora – di esibirsi, confrontarsi e migliorarsi, ma sopratutto di dare dignità alla loro passione musicale. Essi ci interessano, vorremmo che la loro competenza non restasse ai margini, ma diventasse parte delle azioni creative della città, a cui appartengono e di cui possono essere protagonisti”.

IL QUADRO – Quella educativa è un’emergenza non da ora: famiglia, scuola, agenzie educative vivono la fatica di reinterpretarsi nelle dinamiche contemporanee. Un processo accelerato dalle conseguenze sociali della pandemia. I giovani rischiano di pagare un prezzo altissimo.

Dal monitoraggio effettuato dal Comune di Reggio Emilia sono emerse infatti realtà di giovani e giovanissimi che stazionano sul territorio senza avere veri punti di riferimento pomeridiani per trascorrere il tempo, e che sono talvolta dediti a bullismo, ad atti di vandalismo, consumo di alcol, spaccio e uso di sostanze, aggressioni.

Negli ultimi mesi si sono registrati episodi di disagio non solo nella fascia 14-18 anni, ma anche in quella dagli 11 ai 14 anni.

Si tratta di fenomeni comprensibili, accentuati dalle condizioni di privazione a cui sono stati sottoposti i ragazzi: dalla prolungata chiusura delle scuole e dei centri sportivi, alle scarse possibilità di uscire e socializzare con i coetanei. Le criticità si sono intensificate e pertanto necessitano di maggior attenzione e di nuove risorse, sopratutto là dove vanno a toccare anche giovanissimi. Trovare risorse ed energie per prevenire, contenere e risolvere situazioni critiche è quindi una priorità.

IL PATTO E IL FORUM – Il Comune intende porre questo tema al centro delle preoccupazioni e priorità della città, non solo dell’Amministrazione comunale. Solo una grande Alleanza educativa può consentire la costruzione delle migliori risposte possibili. Il Patto educativo con le Scuole da una lato e il Forum cittadino per le politiche giovanili saranno gli strumenti cardine di questa alleanza, i luoghi nei quali condividere la lettura dei bisogni, individuare strategie e priorità e mettere insieme risorse e opportunità. È l’intera comunità ad essere coinvolta e l’intera comunità sarà chiamata a dare il proprio contributo.

LE AZIONI 1 – SCENDERE IN CAMPO: EDUCATORI, TERRITORIO E SPORT – Andare là dove i ragazzi sono. Uscire dai contesti tradizionali dei servizi e andare a costruire relazioni e progettualità, partendo dai luoghi dove i ragazzi vivono. La mappatura già fatta dai Servizi del Comune e consente di avere un quadro conoscitivo preciso, coi limiti della fluidità del fenomeno, dei luoghi, dei gruppi e delle dinamiche.

È in questi luoghi, verso questi gruppi che andranno prioritariamente le prime azioni: educativa di strada e cantieri sportivi con un investimento già pronto di 300mila euro.

Si tratta di potenziare la presenza sul territorio attraverso i progetti delle cosiddette ‘Unità di strada’ che storicamente hanno caratterizzato l’attività verso i giovani e hanno permesso negli anni la costruzione di reti di prossimità, tramite azioni di monitoraggio e aggancio di gruppi spontanei presenti sul territorio e non riconducibili a realtà aggregative quali associazioni, circoli, strutture sportive o ricreative, parrocchie. Una volta costruita la relazione con i ragazzi e conquistata la loro fiducia, le azioni messe in campo consentiranno di dare vita sia a progetti comuni di gruppo (in attività sportive, artistiche, ricreative), sia a percorsi individuali sviluppati in rete con le altre realtà del territorio e dei servizi.

È da poco stata aggiudicata, per un valore di 230mila euro, il servizio dell’Unità di prossimità che vede impegnati 8 operatori sul territorio della città, tra questi è già operativa un’equipe specializzata per gli interventi di prevenzione del disagio per intercettare precocemente gruppi di ragazzi potenzialmente a rischio e coinvolgerli in attività/opportunità ludiche ed educative.

L’obiettivo è potenziare la presenza degli Educatori di strada fino a 8 nuovi educatori, 2 per ciascuno Polo sociale territoriale, per circa 8mila ore di intervento all’anno corrispondenti a circa altri 200mila euro di investimento.

Al contempo verrà ripristinata anche l’esperienza dei Cantieri sportivi per creare occasioni di socializzazione per i giovani, tendenzialmente esclusi dalla pratica sportiva dei canali tradizionali. Ciascun cantiere – attivato presso parchi, spazi sportivi a fruizione libera e centri sociali – vedrà la presenza congiunta di un allenatore e di un educatore. Il progetto, che a partire dalla primavera 2021 intende dare l’opportunità ai giovani di conoscere e praticare diverse attività motorie e sportive, verrà sviluppato in collaborazione con le società sportive, le associazioni di promozione sportiva e le cooperative educative, attraverso un bando di gara da circa 80mila euro.

LE AZIONI 2 – I CONTESTI EDUCANTI: FAMIGLIE, SCUOLA E QUARTIERI

Esserci, là dove i ragazzi si formano. Sostenere, accompagnare, formare e – dove serve – guidare l’agire educativo, nei principali contesti dove i ragazzi apprendono, imparano, crescono. Famiglie e scuola innanzitutto. Ma anche nei quartieri dove quel Centro sociale, quell’oratorio o quell’associazione concorrono in modo determinante alla formazione dei ragazzi.

Con le famiglie, oltre al lavoro ordinario della presa in carico dei Poli sociali, sono l’Educativa domiciliare, il Centro per le famiglie e il Centro di prevenzione sociale i principali progetti/servizi coinvolti.

Il servizio di Educativa domiciliare è quel sostegno alla genitorialità fatto all’interno del nucleo familiare per migliorare le capacità educative e prevenire condizioni di disagio; al momento su questo servizio sono impegnati oltre 30 educatori ed è in uscita una nuova gara per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Al Centro di prevenzione sociale (Cps) è stato chiesto di focalizzare i propri interventi, tra l’altro, sul fenomeno degli Hikikomori, ovvero il ritiro sociale patologico che colpisce un numero crescente di giovani e che la pandemia sta acuendo; il Cps è in attività con 10 operatori, con un impegno economico del Comune pari a 175mila euro. Il Centro per le famiglie è oggetto di una importante riforma, il cui esito sarà proprio il porlo al centro della programmazione delle politiche famigliari del territorio, al momento vede impegnati 4 operatori per un valore economico pari a 100mila euro e un’azione orientata in modo particolare al tema del conflitto.

Con la scuola verrà creata un’Alleanza educativa con gli istituti secondari di secondo grado sul tema dell’inclusione, dell’educazione alle competenze relazionali e del contrasto ai fenomeni della povertà educativa. La scuola costituisce infatti uno snodo indispensabile per poter meglio monitorare e intercettare situazioni di disagio, oltre che di abbandono degli studi.

Nelle scuole vengono inoltre già realizzati da anni Laboratori di cittadinanza, come le “palestre di educazione civile” legate all’educazione civica. Sono inoltre in fase di attivazione, in collaborazione con la Regione, un progetto di Contrasto alla dispersione scolastica e di prevenzione del Ritiro sociale (anche in collaborazione con lo sportello OpenG dell’Ausl), del valore di circa 60mila euro e un progetto di educazione e prevenzione delle dipendenze, in particolare del gioco d’azzardo tra i giovani, del valore di circa 70mila euro all’anno.

Nelle prossime settimane il Comune di Reggio Emilia avanzerà poi la propria candidatura al bando ministeriale “Educare in Comune” del Dipartimento della famiglia per il contrasto alla povertà educativa nella fascia di ragazzi delle scuole superiori.

Nei quartieri centrale sarà la collaborazione dei Centri sociali, del volontariato diffuso e di altri spazi aggregativi formali e informali già oggi frequentati da molti ragazzi della città. Il passare dall’essere solo luoghi di svago e ricreazione a contesti educanti sarà la sfida a cui questi importanti attori dei quartieri saranno chiamati: è la città collaborativa che si mette ancor più al servizio dei suoi ragazzi. Laboratori di quartieri e Accordi di cittadinanza saranno chiamati ad impegnarsi su questa priorità.

Il mondo dei quartieri è infatti composto da soggetti fondamentali per aiutare a leggere il mondo giovanile e trovare risposte ai bisogni dei ragazzi, creare nuove opportunità, entrare in relazione con loro. I centri sociali e con loro le associazioni di quartiere, i gruppi di controllo di comunità, le parrocchie, il volontariato diffuso, i caposcala Acer sono soggetti da sempre in prima linea nei rapporti di vicinato e di zona. Essi aiutano a mappare le principali dinamiche e immaginare insieme possibili soluzioni. In particolare per quanto riguarda i centri sociali, appena il Covid consentirà loro di riaprire, si costruiranno insieme nuove opportunità per i più giovani, oltre quelle già esistenti.

LE AZIONI 3: MUSICA, CONTEST E CREATIVITÀ – La proposta include altresì azioni più specificatamente culturali e dedicate alla creatività.

La Cultura a Reggio Emilia, come indicano programmi e progetti, “non sta al suo posto”: vuole raggiungere pubblici diversi, lavorare su un terreno scomodo e su temi complessi. Dunque, bene la sfida di attrarre i giovani verso la cultura. Ambiti come la musica, la fotografia e l’arte pubblica possano offrire spazio e si possano nutrire ed arricchire contaminandosi con pensieri, sogni, idee dei giovanissimi. Sono in cantiere workshop e laboratori pensati per questo, partendo dal presupposto che l’arte nasce dove non è semplice stare, è li che va scoperta, ed è li che si deve cercare.

La musica è un tema chiave: verrà lanciato un Contest musicale, per scovare, scoprire, sostenere quei ragazzi appassionati di musica e offrire loro un palco, dove esibirsi, confrontarsi e migliorarsi, ma sopratutto dare dignità alla passione musicale, una dignità che è artistica e culturale, per fare in modo che la competenza dei ragazzi non rimanga ai margini, ma diventi parte delle azioni creative della città.

Per incanalare gli interessi dei giovani, ‘SdFactory. Laboratorio di produzione creativa’ continuerà le proprie attività di formazione e di accompagnamento dei ragazzi attraverso laboratori gratuiti (o alcuni a costi esigui) in cui sperimentarsi nei linguaggi musicali, video, fotografici, di street art, danza o teatro.

Aprirà a breve anche uno Sportello di consulenza sulle opportunità offerte ai giovani e giovanissimi in ambito creativo ed artistico per maturare competenze, allenare talenti e poter usufruire di percorsi di studio e lavoro in questo ambito in dialogo con il territorio e con professionisti esperti del tema.

Complessivamente il progetto Chance tra risorse già impegnate, in programmazione e da contributo da bandi, punta ad avere un valore complessivo di 2,5 milioni di euro.

BASI SOLIDE PER RISPOSTE INNOVATIVE E CONDIVISE – Numerose sono le attività e i progetti che negli anni il Comune di Reggio Emilia ha portato avanti in materia di politiche giovanili attraverso il servizio Officina educativa, contattando o coinvolgendo in progetti complessivamente, ogni anno, una media di circa 5.000 giovani tra i 14 e i 30 anni.

Nello specifico, il settore della partecipazione e della cittadinanza attiva, attraverso proposte di volontariato e protagonismo civico, ha interessato una media di 2.600 giovani all’anno.

L’area creatività ha coinvolto circa 500 giovani artisti all’anno in laboratori ed esperienze artistico creative.

I progetti legati alla promozione di stili di vita sani ha visto la presenza di circa 400 giovani ogni anno.

Le attività di contrasto della dispersione scolastica ha intercettato e seguito un centinaio di ragazzi all’anno.

L’Infogiovani, nel solo 2020, ha registrato 1.334 accessi (in presenza e a distanza).

Il Centro d’ascolto della cooperativa di Prevenzione sociale, che fornisce a ragazzi e genitori servizi di ascolto e di mutuo aiuto, colloqui di counselling, percorsi nelle scuole per ragazzi che presentano difficoltà relazionali con i pari o in famiglia, supporta ogni anno oltre 320 situazioni.

Esistono già a Reggio Emilia competenze, esperienze e risultati importanti, costruiti in anni di politiche socio-educative, giovanili, partecipative e culturali. Su questa base solida e diffusa si radica il nuovo progetto Chance e, con una nuova lettura dei tempi e delle condizioni di vita, si rinnova la risposta e la cura del Comune e della Città alle generazioni più giovani.