Oggi parliamo di libri di narrativa da leggere durante le calde notti (non dell’ispettore Tibbs) ma dell’estate 2020. Due libri di oltre vent’anni fa.
Il primo è di Antonio Tabucchi “Sostiene Pereira”; il secondo di Marco Ferrari “Alla rivoluzione sulla due cavalli”. Due libri che hanno in comune la Lusitania, il Portogallo di Salazar quello di Tabucchi; il Portogallo della “rivoluzione dei garofani” del 25 aprile 1974 il romanzo di Ferrari.
Due romanzi diversi ma circolarmente legati che s’incontrano laddove nella semplicità e casualità di un incontro si schiuderanno per il non più giovane Pereira le porte di una (letteralmente) nuova vita, mentre per i due giovani intellettuali portoghesi esuli a Parigi, Vasco, il protagonista, e l’amico Victor, Lisbona torna a essere la terra promessa, la terra del ritorno dopo la caduta del regime dell’erede di Salazar, Marcelo Caetàno, quasi quarant’anni dopo, nell’aprile del’74. … «Ha dormito appena dieci minuti ma è come se avesse superato un sonno di quasi cinquant’anni, la stagione di Salazar e Caetano».
Ai confini del Portogallo “normalizzato” da Salazar, in quegli anni Trenta del ’900, infuria la guerra civile spagnola. Di pari passo con i suoi tragici sviluppi, la guerra dallo sfondo entra nel cuore della narrazione. L’abulico Pereira, ingenuo e pauroso, molecolarmente si trasforma: nella sua “confederazione delle anime” un altro io si assume l’entusiasmante tragedia di condurlo su una via diversa. Attorno a Pereira sfumati, ma determinanti, si muovono e il fascismo italiano e il nazismo, ovvero i protagonisti della tragedia dell’Europa novecentesca: la seconda guerra mondiale.
La circolarità dei due romanzi, a cui alludevamo, consiste anche nel fatto che per il vecchio Pereira che se ne va, ecco, quarant’anni dopo, due giovani intelletuali, Victor e Vasco, rientrare, per ragioni forse diverse, in patria per festeggiare la (quasi) incruenta “rivoluzione dei garofani”.
Solo apparentemente, qui, sembra interrompersi la circolarità che conduce da un romanzo all’altro, da una storia all’altra, ovvero quando Pereira, libero interiormente, induce a pensare che tutta la sua vicenda personale abbia un certo esito, ecco che la Spagna del ’74, che la Due Cavalli attraversa per tutta la sua larghezza, è la Spagna della garrota, del generale Franco, seppur per pochi anni ancora. Allora il filo invisibile si riannoda, quando il vecchio zio di Victor imbraccerà il fucile per vendicarsi, finalmente, delle angherie subite e dalla Chiesa e dalla milizia. Quest’ultima, nelle vesti della polizia segreta salazariana si farà perspicua e palpabile in Sostiene Pereira, quando il vecchio giornalista e il suo giovane praticante ne subiranno la violenza. Il malessere esistenziale di Pereira troverà un nuovo equilibrio solamente quando maturerà nell’anziano giornalista la scelta politica di opporsi attivamente alla negazione della libertà di pensiero.
Entrambi i romanzi sono caratterizzati dal viaggio: “metaforico” per Pereira (la sua trasformazione o meglio, il disvelamento di un sé altro, forse solo apparentemente inaspettato), mentre per Vasco e Victor sulla Due cavalli, il viaggio sembra essere materiale. Non bisogna, però, farsi distrarre dal mezzo, perché per Vasco i ricordi diventano come il cavo per la funivia, un tracciato lineare sospeso. La loro diversità rende vivace il breve romanzo, se per Vasco è la rivoluzione il propulsore, per Victor il viaggio rappresenta, probabilemte, un itinerario formativo/educativo.
Complessivamente è questo il giudizio espresso in voti sui 2 libri Antonio Tabucchi “Sostiene Pereira” e Marco Ferrari “Alla rivoluzione sulla due cavalli”.
Ultimi commenti
peccato privarsi di cosi' tanta bellezza...lo Skyline di Cella non sara' mai piu' come prima.
Ma il Sindaco è la Giunta, non pensano a ridurre la spesa della complessa macchina comunale, lo stipendiopolo comunale è stato classificato come la maggior
Stato di abbandono? Io direi più atti di vandalismo...