Martedì 5 agosto a Reggio e a Modena ci sono stati due incontri per fare il punto della situazione sulla gestione dell’emergenza relativa alla peste suina africana (Psa) con il commissario straordinario alla Psa Giovanni Filippini e gli assessori regionali all’agricoltura Alessio Mammi e alla sanità Massimo Fabi, che hanno ripercorso le misure messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna per tutelare gli allevamenti e la filiera suinicola dei territori interessati.
Filippini ha illustrato nel dettaglio la strategia di contenimento dell’infezione, sottolineando l’importanza della costruzione di una linea di contenimento in Appennino, al confine con le regioni limitrofe. Nel 2024 in provincia di Reggio e di Modena sono in crescita sia gli abbattimenti complessivi sia quelli nell’ambito dell’attività di controllo: dalla prossima settimana, proprio grazie alla collaborazione con la struttura commissariale, entreranno in azione anche i cani molecolari per la ricerca delle carcasse degli animali uccisi dalla Psa.

La peste suina africana è una patologia di tipo virale che colpisce suini domestici e cinghiali e che si trasmette tramite il contatto con altri animali infetti: non è trasmissibile all’uomo ma è altamente letale per gli animali colpiti, anche perché ad oggi non esiste alcun trattamento.
Per contrastarne la diffusione, la Regione ha messo in campo un articolato piano di interventi, combinando misure economiche, venatorie e di controllo del territorio. Sono stati attivati quattro bandi, per un totale di 11,1 milioni di euro, che hanno sostenuto oltre 150 aziende colpite; a questi si aggiungono 3 milioni destinati alle attività di depopolamento dei cinghiali e dei fossori, di cui 1,1 milioni alle polizie provinciali e quasi due milioni alla struttura commissariale nazionale, con il coinvolgimento di ditte specializzate.
Sul fronte venatorio, la caccia al cinghiale è stata estesa da tre a quattro mesi, è stata introdotta la possibilità di selezione tutto l’anno con orari ampliati, mentre la caccia in controllo è ora consentita in qualsiasi periodo e orario, senza limiti quantitativi al prelievo. Misure che hanno già prodotto risultati concreti: i danni da cinghiale sono passati da 800.000 euro a poco più di 200.000 euro. È stata inoltre istituita una rete di Gruppi operativi territoriali (Got) da Piacenza a Bologna per garantire un presidio costante ed efficace sul territorio.
Agli incontri di Reggio e di Modena erano presenti, oltre alle istituzioni, anche i rappresentanti delle associazioni agricole e agroalimentari, il personale sanitario e veterinario (Got) e gli ambiti territoriali di caccia (Atc) locali.
“Il settore suinicolo è fondamentale per l’economia dell’Emilia-Romagna e la filiera dei salumi è la più consolidata e strutturata a livello nazionale, dove vale 20 miliardi di euro, di cui cinque miliardi dovuti alla produzione nel nostro territorio”, ha sottolineato Mammi: “Per difendere l’eccellenza straordinaria nell’attività di trasformazione delle carni è necessario mettere in campo tutti gli strumenti di difesa e continuare ad agire in modo unitario: seguendo una strategia nazionale, come per ogni infezione virale, che coinvolga i cacciatori, gli imprenditori agricoli, il sistema veterinario territoriale in tutto il Paese”.
“Il nostro territorio si trova lungo il fronte di espansione della malattia: si tratta di un territorio complesso da difendere, visto che si trova per la gran parte in Appennino, e la sfida per contenere la diffusione del virus è ancora lunga e difficile. Con il contenimento territoriale e il depopolamento dei cinghiali nelle province di Reggio e Modena abbiamo ottenuto buoni risultati, anche grazie alla preziosa collaborazione degli allevatori, che sono stati attenti e partecipi, si sono formati e hanno attivato le misure di biosicurezza negli allevamenti”.
“La Regione – ha aggiunto Fabi – sta schierando tutte le sue competenze: dal sistema sanitario all’agricoltura, fino ai cacciatori, per fronteggiare la malattia, con i Gruppi operativi territoriali (Got) dell’Emilia Nord che stanno svolgendo un ruolo fondamentale, lavorando in maniera coordinata per lo stesso obiettivo. Oltre alle barriere fisiche abbiamo disposto anche barriere operative che attraverso procedure costanti e quotidiane servono a scongiurare la presenza del virus”.







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