Lunedì 22 gennaio alle 21 all’Officina Progetto Windsor l’attivista presenta il suo libro e racconta la sua storia di prigionia, torture, resistenza e speranza. Ingresso libero
“Anche quando attraversavo le situazioni peggiori, pensavo: un giorno scriverò questa cosa, un giorno denuncerò tutto”. Patrick Zaki, attivista e scrittore, arriva a Modena per presentare il suo libro e raccontare la sua esperienza di detenzione in Egitto, “Sogni e illusioni di libertà. La mia storia”, edito dalla Nave di Teseo, lunedì 22 gennaio alle 21 all’Officina Progetto Windsor (Strada San Faustino 155/U), dove narra i venti mesi di detenzione in Egitto, gli interrogatori, le torture, la paura e la speranza, ospite della rassegna Je Suis Razza Umana, che per questa edizione ha scelto come tema “Venti di guerra e popolazioni resistenti”, a cura di Arci Modena, Casa delle Culture di Modena, in collaborazione con l’Officina Progetto Windsor e con il patrocinio del Comune di Modena. La rassegna, partita dopo gli attentati di Parigi del 2015, sceglie di affrontare ogni anno un tema di grande attualità cercando di offrire una lettura a più punti di vista, con relatrici e relatori che abbiano formazione e origini culturali diverse. L’intervista a Patrick Zaki, curata da Anna Ferri di Arci Modena, sarà anticipata dal saluto di Gianpietro Cavazza, vice sindaco di Modena e dall’intervento di Rita Monticelli, docente dell’Università di Bologna. Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti.
Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki torna al Cairo, a casa sua, da Bologna, dove studia. Si vuole fermare pochi giorni. È solo la pausa di uno studente che torna a casa temporaneamente. Ma le cose non vanno come previsto: Zaki viene arrestato e resta in prigione per 20 mesi. Bologna, la sua università, l’Italia intera reagiscono e da quel 7 febbraio non smettono di manifestare. Patrick Zaki in questo libro racconta la sua storia: cosa è successo davvero quel giorno e cosa è avvenuto poi, nei giorni successivi: gli interrogatori, l’isolamento, le torture, il confronto con un mondo – quello delle carceri – in cui tutti sono ridotti a una condizione disumana. E cosa lo ha tenuto vivo: gli studi, la passione per il calcio, la musica, l’affetto dei suoi cari, dell’amata Reny, dell’Italia tutta. “La speranza è il motivo per cui esisto e racconto la mia storia. La speranza mi è venuta dal primo momento in cui ho visto una persona che mi amava e che ha deciso di rischiare e di affrontare tutto per me, una famiglia che non sapeva cosa stesse accadendo, ma ha scelto di stare dalla parte del figlio, qualunque fossero le sue scelte. Sarò sempre grato per tutto l’amore e la speranza che mi hanno circondato. Rimarrò fedele a questa malattia della speranza con cui mi avete contagiato, fino a quando le prigioni, piene di persone libere, saranno vuote.”
Patrick George Zaki è nato il 16 giugno 1991 a Mansura, in Egitto, in una famiglia copta. Dopo aver studiato Farmacia al Cairo, inizia a lavorare presso l’EIPR (Egyptian Initiative for Personal Rights), una delle più importanti organizzazioni egiziane per la difesa dei diritti umani e civili. Nel 2019 decide di ricominciare a studiare e si trasferisce a Bologna, dove si iscrive alla Laurea Magistrale internazionale in Women’s and Gender Studies. Per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media è stato in carcere per 20 mesi.
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Stato di abbandono? Io direi più atti di vandalismo...
Sono sempre più vergognosi senza un briciolo di pudore ,superpagati per scaldare le poltrone e non per risolvere i problemi reali della gente !
La sinistra vuole solo governare non pensa le cose importanti per gli italiani anche se non è in grado di farl: pur di avere voti […]