Palamara e il caso di Reggio. Il capo procuratore ‘Mescolini, sostenuto dal PD locale…’

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E ora cari lettori, ci infiliamo in un bel vespaio.

«Il contenuto di quelle trascrizioni, come pure le chat e i messaggi estratti dal cellulare, è ormai noto, i giornali ne hanno pubblicati centinaia. C’è di tutto, ma non c’è tutto. Penso, e sono solo degli esempi, alla nomina del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, fortemente sostenuto dal PD locale…».

Il 3 maggio del 2019, la procura di Perugia aveva infilato nel cellulare di Luca Palamara un “trojan”. Da quel momento per l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM) ed ex membro togato del Consiglio superiore della Magistratura (CSM) cominciano i guai giudiziari e disciplinari. E non solo per lui. Il primo effetto è la sua radiazione, nell’ottobre 2020, dalla Magistratura.

Sostiene Palamara che «la spartizione dei posti le fanno le correnti» non il CSM. Sallusti lo incalza: «Perché nessuno vuole ammettere che sia andata così?». «Perché – risponde l’ex magistrato – è passata l’idea che la radiazione di Palamara sia una sorta di azzeramento di ciò che è stato; per capirci, quello che per i cattolici è l’indulgenza plenaria».

Sostiene Palamara di essere vittima, seppur consapevole, del Sistema del quale è stato attivo protagonista-tessitore, fino a quando, con l’accordo fra la sua corrente, la Unicost, e Magistratura Indipendente hanno sfidato la corrente di sinistra, Area, ex Magistratura democratica, con Marcello Viola proposto come capo dell’importante procura di Roma. Una sfida imperdonabile, secondo Palamara, verso quella corrente, nata nel 1964 a Bologna da un gruppo «di magistrati ideologizzati all’interno della magistratura in stretta relazione con il Partito comunista, e questo condizionerà l’attività della categoria fino ai giorni nostri. Magistratura democratica è l’embrione del sistema».

Uno scontro fra Politica e Giustizia che si sarebbe palesato nelle diverse inchieste avviate contro Berlusconi e all’interno della categoria stessa quando, ad esempio, qualche magistrato avrebbe tentato di frenare questa deriva “politica” mirata. Sarebbe il caso di Giovanni Laudati, di Magistratura indipendente, insediato a Bari dopo il caso della «presunta escort barese che il faccendiere Gianpaolo Tarantini aveva infilato nel letto di Berlusconi». Una «manina», come la chiama l’ex magistrato, tira fuori d’incanto un documento dimenticato in qualche armadio e, patatrac, quel magistrato diventa da giudice a imputato. Ma come si architetta il complotto? Sostiene Palamara: «Un procuratore della Repubblica in gamba, se ha nel suo ufficio un paio di aggiunti e di sostituti svegli, un ufficiale di polizia giudiziaria che fa le indagini sul campo altrettanto bravo e ammanicato con i servizi segreti, e se questi signori hanno rapporti stretti con un paio di giornalisti di testate importanti – e soprattutto con il giudice che deve decidere i processi, frequentandone magari l’abitazione…».

Fatto sta che il velo si alza nella notte fra l’8 e il 9 maggio 2020 in un hotel della Capitale, che la stampa ha battezzato «notte dell’hotel Champagne», dove Palamara si incontra con cinque magistrati del CSM, Cosimo Ferri, prima nel PD poi in Italia Viva, Luca Lotti, sottosegretario di Stato nel governo Renzi e ministro dello Sport in quello Gentiloni.

Da quel momento il «metodo Palamara» – come ci racconta in questa spumeggiante memoria difensiva – fatto di incastri ed equilibri all’interno della magistratura per spartirsi fra le diverse correnti procure della repubblica, presidenza dell’ANM, e cariche all’interno del CSM, in accordo con alcune forze politiche, sinistra compresa, crolla.

Il 6 aprile 2020 vengono depositati a Perugia gli atti dell’inchiesta, contente tutto ciò che il trojan ha registrato la “notte dell’hotel Champagne”: gli sms e le chat degli ultimi due anni. Insieme al procedimento disciplinare, è in corso un procedimento penale per corruzione presso il tribunale di Perugia.
Scrive Sallusti nell’“Antefatto”: «L’accusa principale e più grave aver incassato soldi da una persona che Palamara non ha mai conosciuto (l’avvocato faccendiere Piero Amara) per la nomina mai avvenuta di Giancarlo Longo alla procura di Gela – durerà la spazio di poche settimane, facendo sorgere il dubbio che fosse stata messa lì solo per giustificare l’introduzione del trojan nel cellulare».

E così dal volo dello spirito che la recensione della biografia di Battiato ci ha concesso recentemente, i pedestri fatti di cronaca del Sistema ci fanno precipitare sul suolo della nostra “Povera Patria”.
Tuttavia è un libro avvincente e avvolgente, che ho letto come un romanzo di intrighi e misteri. Palamara è un grande affabulatore? Che sappia raccontare non c’è ombra di dubbio. Tutto vero quello che racconta? Non scordiamoci che è pur sempre una sorta di memoria difensiva, presentata in veste di intervista. Tutto falso? Su questo non ci scommetterei. L’ombra del dubbio (o del sospetto) rimane. Non ci resta che aspettare la prova dei fatti. Attendiamo sviluppi.

(Alessandro Sallusti Intervista Luca Palamara, Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana, Rizzoli, 2021, pp. 288, euro 19,00. Recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

COLONNA SONORA:

THE CLASH, Rock the Casbah

NIRVANA, Smells Like Teen Spirit

FABRIZIO DE ANDRÉ PFM IN CONCERTO, Un Giudice

CONCERTO DI CAPODANNO 2012, Sul bel Danubio blu

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