No comment, esce il nuovo lavoro del rapper Nitro

Un titolo che sembra non lasciare spazio a reazioni, per un album che in realtà vuole essere pieno di spunti di riflessione. 


 

“No comment”, Il nuovo lavoro di Nitro, in uscita domani per Sony Music. è una grande bolla in cui immergersi: ogni racconto un mondo in cui entrare e riflettere, in un contesto sociale che lui stesso delinea essere solo di apparenza; un faro puntato su un mondo dominato dalla rete, che ci intrappola in un turbinio di indifferenza, dipendenza e depressione.
Un quadro forse più maturo (almeno sulla carta) dell’artista stesso, classe 1993, ma che ne delinea sicuramente un’evoluzione naturale.
 
Nitro, quello della Machete crew (l’etichetta anche di Salmo, Madman, Dani Faiv e Lazza, per intenderci, qui ospiti di prestigio di quattro featuring interessanti), torna a poco più di due anni di distanza dai successi di “Suicidol” (uscito sempre per Sony Music nel 2015), che oltre a essere stato certificato oro dalla FIMI, ha collezionato anche decine di milioni di views con i rispettivi video dei singoli e altrettante centinaia di live che hanno registrato sold out ovunque.
 
Arancione d’animo, come del resto sembra essere sia il suo colore preferito, con “No comment” Nitro conferma nuovamente d’avere grandi abilità nell’uso della lingua italiana, del linguaggio rap e nella padronanza della metrica, su tutti gli stili appartenenti alla famiglia dell’hip hop. 
 
E scrive, scrive come un fiume in piena, anzi ammette scherzosamente: "Scrivo troppo, scrivo strofe troppo lunghe e non riesco mai a metterle nel libretto, non ci stanno. Però, non dico che sia obsoleto averlo, ma sicuramente per me non è essenziale. Anche perché mi sbatto – continua – affinché la dizione sia perfetta e anche se le parole sono tante, vorrei che si capisse tutto senza bisogno di leggerle".
 
 
No booklet, no comment, quindi, ma non senza alcune contraddizioni: "Voglio scavare a fondo, oltre la superficie. Ho voluto una copertina scarna e minimale, proprio perché quello che importa è ciò che c’è dentro" e anche se (involontariamente) la grafica del nuovo album richiama parecchio i Sex Pistols, per Nitro il punk, nella sua complessità, è morto da tempo e anche a causa della stessa “rete”, di quella smania di documentare ogni porzione della nostra vita: "Non c’è più la stessa leggerezza e l’azzardo diventa moda in un batter d’occhio".
E prosegue: "Oggi ogni cosa è verificabile, siamo sempre nel mirino, ripresi continuamente; andrebbe riformulato anche il detto per cui non solo scripta, ma anche verba manent. Essere punk è una questione di tempi. Essere punk è essere contro un sistema e oggi come si fa, va tutto troppo veloce".
 
E si guarda attorno, Nitro, cerca di spiegare con naturalezza il perché gli sia cresciuto tanto, dentro, l’astio con il nostro tempo: "Ci vengono vomitate in faccia le informazioni così velocemente, che fatichiamo a ricordarle oltre i due minuti. Parliamo a delle “foto profilo”, credendo di comunicare; puntiamo il dito d’istinto, con superficialità, sulle cose sbagliate. Ma in questo scorrere del tempo siamo solo briciole. Io voglio risvegliare l’umanità delle persone, parlare a delle anime, riportare al minimo la cornice e al centro della scena di nuovo musica e contenuto, per creare un legame più onesto e vero anche con le persone, cominciando da quelle con cui lavoro".

E nell’imprevedibilità che governa la creazione di un disco, è così che Nitro colleziona in “No Comment”, sebbene in famiglia, quattro featuring importanti, chiosando sereno sulla questione: "Avrei voluto molti più duetti, ma per una serie di dinamiche non siamo riusciti. E anche se alla fine sono felice che sia rimasto qualcosa in famiglia e che io abbia potuto lavorare con i pochi a cui voglio davvero bene, non significa che altre collaborazioni non possano nascere in futuro. Mi manca e mi piacerebbe molto lavorare con Noyz Narcos, Axos o Gué Pequeno, tanto per citarne alcuni".

 
E ammette di cantare Nitro, con il sorriso sulla bocca, di quelli un filo sadici però, che "sembrano di godere del malessere altrui", per riprendere letteralmente le sue parole: "In tedesco si dice shadenfreude ed è vero, io dico cose bruttissime con il sorriso sulle labbra, ma non tutte le cose che scrivo nei dischi le penso veramente; tante le scrivo per esorcizzare, o a scopo motivazionale".
 
Perché lui è sicuramente, oltre le citazioni, il suo stesso “Last man standing”, quello che (non senza paranoie però), "resta in piedi se ti arrendi".
E non lo fa, non ne ha alcuna intenzione, anche perché: "Il rap va bene, la gente lo cerca, lo chiede; su Spotify stiamo sbaragliando il pop; i video cominciano a girare in tv, le canzoni a sentirsi in radio, il pubblico a venirti a vedere. Se c’è superficialità nella musica è perché c’è nella gente, la musica ne è solo un riflesso. L’unica speranza che ho è che i ragazzi giovani, come ho fatto io, crescendo, pretendano qualitativamente qualcosa di più. I fan sono sempre pronti a lamentare delle carenze, ma spesso in direzione sbagliata. Vogliono attenzioni, che tu risponda ai loro post; ma dovrebbero pretendere che i dischi dicano qualcosa, che un live non ammetta il playback, che noi si faccia il nostro mestiere".
“No Comment” esce domani, venerdì 12 gennaio 2018: 13 nuovi brani suonati (le trombe sono di Gabriele Blandini, ad esempio, già nella band di Manu Chao), di cui 9 prodotti da “Low Kidd”, sound engineer di Machete Empire Records e fondatore di 333 Mob, con le collaborazioni di Slait, Salmo, del giovanissimo e chiacchierato talento Tha Supreme e da Zef e Denny The Cool.
Perché, per dirla alla Nitro: "Quando le fondamenta sono importanti, il palazzo viene alto".