Nel terzo trimestre 2020 in Emilia-Romagna è calata l’occupazione: -2,6% rispetto allo stesso periodo del 2019

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Lo shock causato dalla pandemia di nuovo coronavirus ha generato un clima di incertezza che ha “contagiato” anche l’economia, anche se per il momento non c’è ancora stato un effetto sull’occupazione diffuso a tutti i settori. È quanto attesta uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna, che ha elaborato i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio regionali.

Alla fine dello scorso mese di settembre gli addetti delle localizzazioni di impresa operanti in Emilia-Romagna erano 1.698.647, ovvero 45.148 in meno (-2,6%) rispetto allo stesso trimestre del 2019. Si è rafforzato leggermente l’andamento negativo dopo la decisa inversione di tendenza registrata nel secondo trimestre dell’anno.

La flessione degli addetti non è stata però omogenea e non ha riguardato tutti i settori economici. Il dato trimestrale tendenziale regionale è stato determinato dal terziario, settore nel quale gli addetti sono scesi a quota 993.125 con una riduzione di 33.968 unità (-3,3%) rispetto allo stesso trimestre del 2019. La flessione è attribuibile in particolare a quella degli addetti dell’insieme degli altri servizi (tra cui alloggio e ristorazione), scesi a quota 706.762 con una diminuzione di ben 26.804 unità (-3,7%).

La dinamica negativa è stata inferiore nel commercio, i cui addetti al 30 settembre scorso erano 286.363, in calo del 2,4% (-7.164 unità). Nell’agricoltura gli addetti sono scesi a quota 78.082, con una perdita di 4.994 unità (-6%). La consistenza nell’industria ha subìto una flessione più contenuta, scendendo a 492.920 unità (6.586 unità in meno, -1,3%), connessa però al forte calo delle attività di fornitura di personale. Il settore delle costruzioni, invece, ha mostrato una certa tenuta, anche grazie alle misure di stimolo adottate dal governo, tanto che gli addetti sono di nuovo aumentati, anche se lievemente (459 unità in più, +0,3%), arrivando a quota 134.520 unità.

Il blocco dei licenziamenti, che sarà attivo fino a marzo, ha contenuto gli effetti sull’occupazione ma non ha evitato che fasce di lavoratori meno protetti (stagionali, contratti a termine, collaboratori con partita Iva) subissero ugualmente gli effetti negativi della pandemia di nuovo coronavirus.

La flessione degli addetti è stata determinata in primo luogo dalla perdita di 8.671 addetti (-6,2%) nei servizi di ristorazione, duramente colpiti dalle misure di prevenzione anti-Covid, e dall’ancora più rapida caduta – almeno a livello percentuale – nei servizi di alloggio (7.285 unità in meno, pari a -18,5%), ambiti nei quali lavoratori stagionali e occupati meno garantiti sono molto presenti.

Per le stesse ragioni un notevole calo è stato registrato tra le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale (-6.158 unità, -13,5%) e uno più contenuto tra le attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (1.518 addetti in meno, -6,9%), sulle quali si è scaricata la sofferenza di numerosi settori, tra cui l’industria.

La difficoltà di reperire personale, anche a causa delle limitazioni alla circolazione tra paesi, ha contribuito alla riduzione di 6.019 addetti (-7,6%) nel solo settore dell’agricoltura. Il commercio, invece, su questo fronte ha risentito della pandemia in misura relativamente più contenuta, con la perdita di 4.658 addetti del dettaglio (-3,1%) e di 2.218 addetti dell’ingrosso (-2,1%), ma con discrepanze al proprio interno tra piccola e grande distribuzione.

Con perdite ben più contenute in termini assoluti sono comunque da sottolineare le forti riduzioni di addetti nelle attività sportive, di intrattenimento e di divertimento (1.674 unità in meno, -8,8%) e creative e artistiche (-1.210 unità, pari a -16,5%).

Data l’importanza assunta dallo smart working, non stupisce che tra le attività che hanno fatto registrare un aumento degli addetti rispetto allo stesso periodo del 2019 il contributo più rilevante sia arrivato dal settore della produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (1.714 unità in più, +8%) e dalle attività di servizi finanziari (1.688 unità in più, +5,2%). Una sensibile crescita della domanda ha sostenuto anche l’incremento degli addetti della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali e apparecchi di misurazione (1.163 unità in più, +8,7%).