Montagna, Mammi stronca la proposta di legge Calderoli: “Uccide l’Appennino”

Alessio Mammi Regione Emilia-Romagna telecamere – RER

Almeno il 25% di superficie sopra i 600 metri e il 30% di superficie con almeno il 20% di pendenza; un’altimetria media superiore ai 500 metri; essere “interclusi”, ovvero interamente circondato da Comuni che rispettino una delle prime due condizioni: sono i tre criteri individuati dalla contestata proposta di legge del ministro Roberto Calderoli sulla montagna, che introduce una nuova classificazione per i cosiddetti “Comuni montani” che, per come è formulata, rischia di far perdere questo status a centinaia di comuni italiani, anche in Emilia-Romagna.

Per Alessio Mammi, assessore regionale all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, il giudizio su questa classificazione è netto: “L’Appennino è la spina dorsale d’Italia, ed è profondamente miope penalizzarlo con questa proposta di legge. Se c’è un aspetto che non ha colore politico, e che negli ultimi anni è stato al centro del dibattito pubblico, è la valorizzazione delle aree interne e rurali, soprattutto quelle montane, nelle loro peculiarità, nelle piccole attività economiche, nei servizi creati ad hoc per far vivere questi territori”.

“Nel Paese dei Comuni quale è l’Italia è impensabile decidere per legge che interi territori d’Appennino, da sempre di connotazione montana, non lo siano più con un colpo di spugna. Significa uccidere le comunità che li abitano, smettere di dotarle dei servizi primari e quindi favorire quello spopolamento che depaupera il presidio e la cura del territorio, l’ecosistema sociale e ambientale, rendendolo sempre più fragile”.

In provincia di Reggio i nuovi parametri mettono fortemente a rischio la storica e consolidata “qualifica montana” di Baiso, Canossa e Viano, che se la proposta Calderoli diventasse legge perderebbero lo status di Comuni di montagna: una scelta che, per Mammi, “non deve essere avvallata. Se la montagna è debole, lo diventa anche la pianura perché i territori sono profondamente interconnessi tra loro, e le conseguenze le viviamo tutti, anche nelle città. Purtroppo le alluvioni del 2023 e del 2024 avvenute in Emilia-Romagna lo hanno dimostrato fin troppo bene, a scapito di tutti”.

Secondo l’assessore regionale “è profondamente sbagliato e poco democratico proporre leggi che non guardano ai bisogni dei territori più isolati e svantaggiati, indipendentemente da quanto siano in alto o in basso, perché in questo modo si fanno differenze sulle opportunità delle persone, delle famiglie e delle imprese che ci abitano.
Invece di declassificare, tutto l’Appennino andrebbe messo in zona economica speciale, e soprattutto bisognerebbe prevedere agevolazioni fiscali e tributarie per chi ci lavora e ci vive”.

Come Regione Emilia-Romagna, ha rivendicato Mammi, “abbiamo lavorato tanto in questi anni per valorizzare i territori montani: sugli investimenti per l’agricoltura, dove mettiamo il 40% delle risorse dello Sviluppo rurale a fronte del 20% della superficie agricola utilizzata in tutto il territorio regionale, e abbiamo raddoppiato le indennità compensative sui terreni agricoli. Abbiamo poi messo gli asili nido gratuiti, il bando affitto, il fondo per la montagna; abbiamo lavorato sui criteri che riguardano la scolarizzazione e i servizi sociali e di comunità, perché l’obiettivo è valorizzare gli insediamenti montani, rafforzare i servizi e anche le opportunità promosse dalle istituzioni locali”.

La legge Calderoli, “se approvata così come è scritta, eliminerà tutto questo, cancellando anni di storia, investimenti, opportunità create, progetti collettivi e familiari. Mi pare davvero una scelta forsennata. Non possiamo abbandonare l’Appennino!”.



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