Ex medico Virtus arrestato per l’omicidio della moglie (e, si sospetta, della suocera)

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Su Giampaolo Amato, medico bolognese molto noto anche per avere lavorato per la squadra di basket della Virtus per 7 anni (dal 2013 al 2020) grava il terribile sospetto e l’accusa di un duplice omicidio consumato tra le mura domestiche. Il dottore, infatti, è oggi indagato per avere avvelenato sia la moglie, Isabella Linsalata, e sospettato di aver provocato la morte anche della suocera, Giulia Tateo, morta poche settimane prima del decesso della figlia, avvenuto tra il 30 e il 31 ottobre del 2021.
I particolari della vicenda sono emersi dall’ordinanza di custodia cautelare che è stata firmata dal gip felsineo Claudio Paris, dove però è sottolineato che gli esiti medico-legali sul possibile assassinio della Tateo sono da intendersi “come preliminari e necessitanti di indagini di conferma”. In entrambi i casi, sembra che la morte delle due possa essere avvenuta per avvelenamento e tramite una somministrazione letale di farmaci.

Secondo il gip, il medico Giampaolo Amato avrebbe ucciso la moglie con dosi di sevoflurano e midazolam, che sarebbero state sciolte in una tisana. L’ipotesi, che è stata definita plausibile, porterebbe a tracciare il contorno di  un omicidio premeditato da parte dell’ex medico, il quale “riacquistata da qualche tempo la fiducia della moglie -ricostruisce il giudice disponendo il carcere per il 64enne – l’indagato ben può averle somministrato il Midazolam all’interno di qualche bevanda, come peraltro aveva già fatto in passato”. Il movente dell’omicidio di Linsalata sarebbe di “tipo innanzitutto sentimentale, senza tuttavia potersi neppure escludere l’incidenza di spinte di tipo economico”. Pare, infatti, che l’uomo avesse una relazione con un’altra donna.

Il dottor Amato avrebbe così organizzato una “complessa macchinazione” che ha provocato la morte della donna con sostanze che con ogni probabilità sottratte nei giorni precedenti da uno degli ospedali dove lavorava come medico. E sarebbe stata “proprio la figlia” a riferire dell’abitudine del padre di preparare tisane per la madre. Mentre nel corso dell’inchiesta sarebbe poi emerso che,  anche alcuni anni prima, la donna fosse oggetto di ulteriori somministrazioni a sua insaputa.

Le responsabilità di Amato emergerebbero infine da una bottiglia di vino bevuta nel 2019. Il 19 maggio di quell’anno la 62enne era stata trovata dalla sorella in condizioni particolari: “Sembrava che fosse un po’ ubriaca e rimbambita”, è stato riferito. Isabella aveva detto alla sorella che il vino che aveva bevuto a cena era amarissimo, così come le tisane che aveva bevuto nei giorni precedenti. A quel punto la sorella aveva recuperato la bottiglia di vino, ma trovata già lavata nel bidone del vetro. Ha anche tentato di fare analizzare la bottiglia, senza però trovare laboratori idonei. A marzo 2022 la bottiglia è stata sequestrata dagli inquirenti e analizzata, con esito positivo. In seguito anche le analisi effettuate sul cadavere della suocera sono “risultate positive a Midazolam ed al suometabolita” ed è, inoltre, emerso il sospetto della presenza disevoflurano nel prelievo di polmone.

Giampaolo Amato, durante l’interrogatorio, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Per lui, i legali hanno già presentato ricorso al Tribunale del Riesame per chiederne la scarcerazione. La tesi difensiva punterebbe sul fatto che la moglie da tempo soffriva di depressione, che curava con farmaci e ansiolitici, e l’avvelenamento sarebbe stato dunque un tragico errore della donna.