Oggi Londra si ferma per ricordare uno dei giorni più bui della sua storia recente. Sono passati esattamente vent’anni dagli attentati del 7 luglio 2005, quando quattro kamikaze legati all’estremismo islamista colpirono il cuore della capitale britannica, provocando la morte di 52 innocenti e il ferimento di oltre 700 persone. Un attacco coordinato, compiuto nel pieno dell’ora di punta mattutina, che colpì tre treni della metropolitana e un autobus a due piani, trasformando una giornata ordinaria in un incubo collettivo.
Alle 8:50 di quel giovedì, tre esplosioni simultanee sconvolsero le linee sotterranee tra Aldgate, Edgware Road e Russell Square. Poco meno di un’ora dopo, un quarto ordigno esplose su un autobus a Tavistock Square. Il caos, il terrore, l’incredulità: per i londinesi e per il mondo intero fu uno shock senza precedenti.
Oggi, come ogni anno, il ricordo viene celebrato con sobrietà e profonda commozione. Una cerimonia avrà luogo al Memoriale del 7 luglio a Hyde Park, dove familiari delle vittime, sopravvissuti, autorità e cittadini comuni si raccolgono in silenzio. 52 colonne d’acciaio, una per ogni vita spezzata, testimoniano il dolore e la determinazione di una capitale del mondo che ha scelto di non dimenticare.
La jihad e il terrorismo islamico non sono un lontano ricordo del passato. Sono qui presenti tra noi, in Europa, e si nutrono di fanatismo integralista e risentimento verso l’Occidente. Odiano la nostra civiltà, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro modo di vivere. I 52 innocenti morti ammazzati in nome di Allah non saranno purtroppo gli ultimi. Dobbiamo esserne consapevoli. Bisogna ritrovare il senso delle nostre radici umane, etiche, spirituali. E avere il coraggio di proteggere e dare futuro ai valori che i nostri antenati ci hanno consegnato.







Vent’anni che non sono serviti a nulla con l’asservimento crescente della Perfida, capace di consegnare interi quartieri delle maggiori città ai seguaci del beduino, città come Luton ove tutte le chiese sono ora moschee e i cartelli no-go zone diffusi ovunque ad impedire il comune esercizio della libertà di noi infedeli. Aspettiamo ancora, inermi, impauriti, imbelli, imbecilli.
Il Genocidio di Srebrenica (IPA: [srêbrenit͡sa]) di oltre 8000 ragazzi e uomini bosgnacchi (ovvero musulmani bosniaci) è avvenuto nel luglio 1995 nella città di Srebrenica e nei suoi dintorni, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina[6]. 6 non 7 luglio e gli aguzzini erano cristianissimi.
Il terrorismo è terrorismo di per sé nessuna religione e nello stesso tempo tutte permettono il corto circuito della disumanizzazione dei “non credenti”.
La convivenza plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa, plurilingue, plurinazionale appartiene e sempre più apparterrà, alla normalità, non all’eccezione.”
Alex Langer