Urbanistica dal volto umano, Reggio celebra Piacentini nel centenario

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Prevista una funzione religiosa in Cattedrale e un convegno in Sala del Tricolore con rappresentanti delle istituzioni politiche e professionali locali e nazionali.

L’impronta di Osvaldo Piacentini è profondamente incisa tanto nella vita della chiesa reggiana quanto in quella sociale e politica del nostro territorio, per esperienze, incontri, attività professionali e testimonianze che lo hanno reso, contemporaneamente, un punto di riferimento per il mondo cattolico e per gli studiosi e gli urbanisti locali e nazionali.


La sua figura di architetto e diacono sarà ricordata con una cerimonia religiosa nella cripta della Cattedrale di Reggio Emilia e in un convegno nella Sala del Tricolore con la partecipazione dei più alti rappresentanti dei diversi mondi che videro Piacentini tra i massimi esponenti di quel cattolicesimo sociale, in quanto animato da un forte impegno civile che lo unì profondamente a figure emblematiche dell’impegno dei cattolici nella vita sociale e politica: da don Dino Torreggiani a don Mario Prandi, fino a don Giuseppe Dossetti ed a laici come Corrado Corghi.
Nato il 29 dicembre 1922 a Scandiano, nel 1943 (quando già aveva conseguito il doppio diploma in maturità scientifica a Parma e all’Istituto per geometri di Reggio Emilia) Osvaldo Piacentini venne dapprima congedato e, poco dopo, richiamato alle armi; la scelta di disertare precedette di qualche mese la sua associazione ai partigiani della Terza Brigata Apuane con il nome di battaglia “Waldo”. Influente, anche in questo caso, fu il legame con un sacerdote: don Angelo Cocconcelli, parroco di San Pellegrino, allora in contatto con le brigate partigiane.
Nel 1946 (un anno dopo essere scampato alla fucilazione insieme al fratello Bruno, anch’egli partigiano), inizia l’attività professionale insieme ad alcuni amici, che fonderanno nel 1947 lo Studio Cooperativo di Progettazione Civile e, nel 1952, la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia.

L’intreccio tra impegno professionale, militanza cattolica, impegno civile e politico (nella Democrazia Cristiana) si fa sempre più stretto e segnerà tutta la vita di Piacentini. I suoi grandi studi e i progetti – che valgono a lui e alla Cooperativa Architetti e Ingegneri grandi riconoscimenti nazionali ed internazionali – sono orientati ad una ridefinizione dei contesti urbanistici (da Reggio Emilia a Bologna, Como, Pesaro, Modena, Treviso e altri ancora) e al disegno dello sviluppo di aree vaste come l’Appennino in cui è evidente l’attenzione alle fasce più deboli, alla salvaguardia e alla valorizzazione delle risorse ambientali e allo sviluppo di servizi e relazioni tra persone.

Molto impegnato nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, in città, inizia nel 1973 il cammino verso il diaconato permanente; sarà ordinato cinque anni dopo, insieme al primo gruppo di diaconi al servizio della Chiesa reggiana.

Tra gli ultimi e grandi contributi di Piacentini si ricorda quello assicurato, nel metodo e nel merito, all’impostazione del Primo Piano Territoriale Regionale, nel 1983.
La morte avvenne prematuramente il 4 gennaio 1985, due giorni prima la ricorrenza del 29° anniversario di matrimonio con Liliana Bussi, con la quale generò dodici figli.
Il 22 dicembre le celebrazioni del 100° anniversario della nascita di Osvaldo Piacentini si apriranno alle 15,30 con la celebrazione della santa messa officiata da don Giuseppe Dossetti.
Alle 17,00, in Sala del Tricolore, a ricordarlo saranno Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia, mons. Giacomo Morandi, Vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, Giorgio Zanni, presidente della Provincia, Barbara Lori, assessora alla programmazione territoriale della Regione Emilia-Romagna, Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani, Francesco Massimo Moccia dell’Istituto nazionale di urbanistica, Francesco Evangelisti, consigliere dell’Archivio Osvaldo Piacentini, Filippo De Pieri del Politecnico di Torino, Alberto Melloni di Unimore, Pierluigi Castagnetti, presidente del Premio per la Pace Giuseppe Dossetti, e Giampiero Lupatelli, economista, vicepresidente di Caire.


Per l’occasione, Caire ha curato l’edizione di una raccolta di testimonianze e documenti dell’opera del grande urbanista, con contributi di Giampiero Lupatelli, Giovanni Crocioni, Silvia La Ferrara e Filippo De Pietri.

La Sala de Tricolore ospiterà inoltre, a partire dalle ore 18, un intermezzo musicale realizzato dal Quartetto d’archi degli allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Achille Peri (Giulia Soli, violino 1, Agnese Rava, violino 2, Dario Carrera, viola, Margherita Curti, violoncello): è prevista l’esecuzione del Quartetto per archi n. 12 “Americano” in Fa maggiore, op. 96, di Antonin Dvorak.

La partecipazione all’evento è libera, ma è richiesta la prenotazione in quanto lo spazio disponibile è limitato (aop@caire.it).