L’Università di Bologna aspetta Patrick Zaki: immagini e drappi colorati in rettorato in attesa dell’udienza

Patrick Zaki Unibo palazzo Poggi cortile

Dal 22 settembre, e in attesa della prossima udienza, fissata questa volta per il 27 settembre, all’Università di Bologna trenta immagini di Patrick Zaki e centoventi drappi colorati colorano i corridoi e il cortile di palazzo Poggi, sede del rettorato dell’Alma Mater, cuore dell’ateneo felsineo.

Il giovane ricercatore egiziano, attivista per i diritti umani e di genere, è stato scarcerato l’8 dicembre del 2021 dopo 22 mesi di detenzione ininterrotta nel suo paese d’origine, ma non può ancora tornare in Italia: è infatti tuttora accusato di “diffusione di notizie false dentro e fuori il paese” per un articolo giornalistico del 2019 relativo alla situazione della minoranza cristiana copta in Egitto, e dovrà dunque passare attraverso le restanti fasi del processo senza la possibilità – almeno per il momento – di poter lasciare il paese nordafricano.

A cucire gli scampoli che formano i drappi è stata la sartoria “Gomito a gomito”, che opera nel braccio femminile della casa circondariale bolognese della Dozza.

“L’Alma Mater aspetta Patrick Zaki. Lo aspetta dal febbraio del 2020: lo aspetta da trenta mesi, da centoventi settimane”, ha spiegato l’ateneo: “Conosciamo le immagini di Patrick: le abbiamo incontrate nelle strade, nelle aule, nelle biblioteche, nelle sale studio. Le abbiamo volute radunare qui come oggi migliaia di studenti tornano a incontrarsi negli spazi della città e dell’università. Patrick, tra loro, manca. Queste immagini ci ricordano la sua presenza e la sua assenza: una presenza permanente nei nostri pensieri, un’assenza dolorosa nella nostra vita quotidiana”.

I drappi che accompagnano le immagini di Zaki “sono come l’abbraccio delle tante persone che in tanti mesi e settimane si sono strette intorno a lui, intorno alla sua assenza. Non sono drappi qualsiasi, sono drappi formati da scampoli di mille stoffe diverse. Questi scampoli, da soli, erano destinati a sparire: recuperati e cuciti insieme, invece, ora formano l’ideale catena di solidarietà, di indignazione e di speranza che ci ha uniti nel nome di Patrick. A Patrick, per Patrick, va questo abbraccio”.