L’isola d’Alcina e il villino ‘Fuggi l’ozio’. Viaggio nelle segrete stanze di Villa d’Este

12Un corso di formazione ci ha aperto le porte di Villa d’Este a Rivalta di Reggio Emilia. E la cortesia del reggiano Rino Marastoni, proprietario del palazzo, ci ha permesso di videare gli interni i cui soffitti e alcune pareti sono affrescati da dipinti di fine Settecento primi Ottocento. Anonimo l’autore del quadro visibile nell’antibagno.

«Villa d’Este fu concepita nel 1734 – si legge nel sito  – nell’ambito di una sistemazione idraulica che doveva alimentare le fontane della Reggia Ducale di Rivalta. Era un enorme invaso d’acqua da cui dipartivano le condutture sotterranee ancora esistenti; è infatti possibile osservare i pilastrini di sfiato disposti a levante della strada statale a intervalli regolari.

L’idea originaria è del Ferraroni, ma il progetto è del Bolognini, che lo realizzò tra il 1756 e il 1757. Al centro del bacino, completamente isolato e raggiungibile solo in barca, era situato l’isolotto tuttora esistente, detto ‘L’isola d’Alcina’ su cui sorgeva il villino ‘Fuggi l’Ozio’.

Un luogo pregevole, in cui il paesaggio si racconta attraverso il segno delle acque, che diviene la matrice dominante di un dialogo tra uomo e territorio. I due sistemi naturali del Crostolo e del Modolena vengono qui uniti attraverso il Rio della Vasca a Sud di villa d’Este. L’acqua, nella forma naturale e antropica è chiave di lettura del paesaggio».

 




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