In Regione passa emendamento contro Gpa

Maternità surrogata

Giovedì 11 luglio c’è stato un muro contro muro in commissione Parità sul progetto di legge regionale dell’Emilia-Romagna contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, che dovrebbe arrivare in assemblea legislativa per l’approvazione definitiva il 23 o il 24 luglio. La seduta, iniziata alle 14.30, si è prolungata fino alla serata, anche se non è stato necessario – come ipotizzato in un primo momento – il prolungamento alla mattina successiva.

Lo scoglio era rappresentato dai 200 emendamenti presentati dai consiglieri di centrodestra, ma in ballo c’erano soprattutto le 24 correzioni presentate dal Partito Democratico, decisive per l’approvazione o meno della legge, sulle quali nei giorni scorsi si era registrato un serrato dibattito interno. Questa volta, però, i dem hanno mantenuto l’unità votando compatti senza strappi, nemmeno sul contestato emendamento (poi confermato) che mirava a impedire l’erogazione di finanziamenti pubblici alle associazioni che, nello svolgimento delle proprie attività, realizzano, organizzano o pubblicizzano la maternità surrogata (o gpa – gestazione per altri).

Il voto è avvenuto tra le contestazioni di Lega e Fratelli d’Italia sull’applicazione del regolamento e sul metodo di votazione, con l’uscita dall’aula del relatore di minoranza Michele Facci (Fratelli d’Italia) e la richiesta di rimandare ancora una volta la discussione del progetto di legge. Richiesta respinta, con la scelta della maggioranza di andare avanti a oltranza. Fratelli d’Italia e Lega, per protesta, non hanno partecipato al voto sugli emendamenti – ma solamente a quello sugli articoli  – “per lasciare traccia della nostra completa contrarietà a questa legge”, come ha spiegato il leghista Daniele Marchetti.

Con gli emendamenti votati è stato anche cambiato il nome della legge: è stato eliminato, infatti, il termine “omotransnegatività” dal titolo “anche se – ha insistito Fratelli d’Italia – non basta togliere questa parola per dare un senso a questa legge”.

Il Movimento 5 Stelle ha votato contro molti degli emendamenti della maggioranza, ritenendoli peggiorativi del testo originario, ma si è espresso invece a favore di alcuni articoli, “in particolare – ha sottolineato la consigliera Silvia Piccinini – quelli che disciplinano tematiche che ci stanno particolarmente a cuore, come il sostegno ai Comuni per l’iscrizione all’anagrafe di bambini di coppie omogenitoriali o il sostegno alle persone transessuali impegnate in percorsi di transizione”.

Della stessa Piccinini è stato approvato un emendamento che prevede che la Regione Emilia-Romagna valuti l’opportunità di costituirsi parte civile nei casi di violenza causata dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, devolvendo l’eventuale risarcimento a sostegno degli interventi previsti dalla legge in oggetto.

“Vedere nei diversi articoli il voto compatto del Pd e tanti voti congiunti con tutto il centrosinistra e anche il Movimento 5 Stelle è una cosa importante e che mi inorgoglisce per il lavoro fatto”, ha sottolineato il segretario regionale del Pd Paolo Calvano, che si è fatto garante dell’approvazione della legge nei confronti del mondo Lgbt (rimanendo deluso, tuttavia, per la conferma dell’emendamento anti-gpa).

Dura, invece, la protesta del centrodestra. Il relatore di minoranza Facci ha parlato di una gestione della commissione “palesemente inadeguata e faziosa, che ha piegato a proprio uso e consumo il regolamento per bypassare gli oltre 200 emendamenti presentati dalle opposizioni. Capiamo che la lobby Lgbti stia dettando i tempi al Pd per questa legge, ma di certo non ci aspettavamo che riuscisse a stravolgere pure le norme del regolamento della commissione. Ma siccome quello che conta non è il voto in commissione, bensì quello dell’aula, sappiate tutti che a fine mese venderemo cara la pelle”, ha promesso il consigliere regionale.

La conferma dell’emendamento contro l’utero in affitto, tuttavia, rischia di creare una spaccatura tra Pd e mondo Lgbt, che alla vigilia del voto in commissione si era mobilitato proprio per evitare questo esito. La richiesta di eliminare l’emendamento era arrivata dal comitato Bologna Pride: “Ribadiamo il nostro rifiuto verso qualsiasi strumentalizzazione politica che mira ad associare in modo ossessivo le discriminazioni contro le persone lesbiche, bisessuali, gay e trans a temi come la maternità surrogata, che non è in nessun modo oggetto o correlate alla legge in discussione”.

Il comitato aveva specificato di “condannare fermamente questa operazione politica che, stigmatizzando una parte della comunità Lgbtqi+, inficia il senso profondo della legge”, rivendicando “la necessità di uno strumento legislativo che ci tuteli negli spazi che attraversiamo quotidianamente, come le scuole, i presidi sanitari, i posti di lavoro, gli uffici pubblici, in cui l’omolesbobitransnegatività è sempre più evidente ed esplicita”.