L’editoriale. Pd avvisato mezzo salvato 

bersani schlein

L’avvio delle discussioni sul futuro sindaco di Reggio Emilia (Luca Vecchi terminerà il mandato tra meno di un anno) procede come se il Pd odierno si trovasse in condizioni analoghe al Pci novecentesco, ossia con una maggioranza elettorale assoluta e di conseguenza non curante delle alleanze con altre forze politiche. Credo sia utile ricordare che, alle elezioni politiche del settembre ‘22, il Pd non andò oltre al 31%, e che alle ultime elezioni amministrative (quattro anni fa) per rieleggere Vecchi fu necessario il ballottaggio con il candidato del centrodestra Roberto Salati, oggi segretario della Lega locale.

Oggi circolano su media e social molti nomi di potenziali aspiranti candidati, per lo più a vanvera, ma non si è ancora affacciata la questione fondamentale su cui si giocherà la sfida del ‘24: banalmente, la questione politica.
La svolta a sinistra impressa al partito da Elly Schlein ha per ora prodotto un magro risultato: il ritorno alla “ditta” del micropartito Articolo 1, una correntina di fatto ininfluente sul piano elettorale avente come padre nobile Pier Luigi Bersani e come leader, se di leadership si può parlare, l’ex ministro della sanità Roberto Speranza, peraltro assai sbiadito dagli anni del Covid.

Oltre a Bersani e Speranza, nell’agenda di Schlein sembra esserci ancora il “campo largo” che comprenderebbe anzitutto i 5Stelle e le minuzie che si muovono nel chiassoso ma poco concreto universo delle sinistre. Giuseppe Conte continua a respingere gli ammiccamenti della leader Pd, badando soprattutto a mantenere vivo il movimento in vista delle non facili elezioni europee del 9 giugno ‘24.

A Reggio, siccome di politica si è smesso da tempo di parlare seriamente, i soliti clan di amici e amichetti ipotizzano di risolvere la questione attorno a un caminetto. Come sempre, disegnando su carta l’assetto di potere che soddisfi più o meno tutti gli interessati. Agli alleati, quali che siano, arriveranno le briciole.

Mi permetto di avvertire i maggiorenti dem che la situazione politica e sociale, anche a Reggio Emilia, è profondamente cambiata negli ultimi anni. Una linea identitaria di sinistra-sinistra, con sindaco adeguato, metterebbe il centrosinistra in condizione di rendere Reggio davvero contendibile. I giovani rampanti che non vedono arrivare l’Italia meloniana e post berlusconiana, ma che si perdono nelle proprie smisurate ambizioni, sono i soggetti perfetti per un harakiri più probabile di quanto si possa immaginare. Perché manca una riflessione sulla società e, soprattutto, perché manca la consapevolezza storica della vocazione riformista che il Pci, a partire dall’eredità del socialismo cristiano di Camillo Prampolini, ha saputo perpetuare nei decenni aprendosi al mondo senza rifugiarsi nelle sterili derive identitarie.

Gli emiliani non sono “di sinistra” a prescindere. Quel tempo è finito. Gli emiliani, in larga maggioranza ormai tra chi ancora continua a votare, esigono il buon governo e la buona amministrazione. Non è un caso se alle primarie Bonaccini ha largamente prevalso su Schlein.
Chi oggi scalpita per salire sul carro di Elly e conquistare consensi a forza di Pride e di chiacchiere sui diritti sociali non si rende conto che Reggio è una città ricca perché, semplicemente, sa fare impresa, ha voglia di lavorare, ha creato società  eccezionali a livello mondiale, ha voglia di lavorare e sa come fare. Alla politica chiede solo due cose: una buona manutenzione della città, che in questi anni sovente è mancata, e una burocrazia che impari ad essere efficiente e non nemica.

L’unica soluzione vincente per il centrosinistra nel ‘24 è a mio avviso la creazione immediata di un tavolo politico visibile e trasparente con i potenziali alleati a cui intende rivolgersi, dove proporre contenuti politici e amministrativi che escano come il frutto di una coalizione vera e non di un cartello elettorale. Sbaglierebbero assai, i dem reggiani, a dare per scontate la logica premiale delle liste considerate cespugli. Esistono oggi forze che non si accontenterebbero della poltroncina marginale. C’è una politica che può alzarsi dalle smanie individuali e rinunciare all’assessorato per correre in solitudine, in coerenza con se stessa e i propri valori. Pd avvisato mezzo salvato.