L’appello del Psi di Reggio: “Conferire la cittadinanza italiana postuma a Saman Abbas”

Saman Abbas livido

Il Partito socialista italiano (Psi) di Reggio, alla vigilia della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha rilanciato la proposta – avanzata dal giornalista Ahmad Ejaz – di conferire la cittadinanza italiana postuma a Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di nazionalità pakistana svanita nel nulla nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021 dalla sua casa di Novellara, dopo essersi opposta a un matrimonio combinato in patria che era stato organizzato per lei dai suoi genitori.

Proprio nei giorni scorsi in un casolare abbandonato a Novellara sono stati trovati dei resti umani che potrebbero appartenere alla giovane scomparsa.

“Noi socialisti reggiani vogliamo ricordare Saman Abbas in rappresentanza di tutte coloro che quotidianamente lottano per la propria libertà e per i propri diritti, e purtroppo perdono la vita per colpa di uomini violenti. Chiediamo che tutte le forze politiche locali appoggino, senza dubbio alcuno, la richiesta di conferire la cittadinanza italiana postuma a questa ragazza, uccisa da chi avrebbe dovuto amarla più di tutti. Si tratta di un gesto, simbolico, per ribadire che il femminicidio è una piaga e come tale deve essere combattuta.

Per Alex Scardina, consigliere nazionale del Psi, “accertare che il corpo ritrovato appartenga a Saman Abbas, stabilire colpe e responsabilità e assicurare alla magistratura italiana chi si è macchiato, direttamente o indirettamente, di questo omicidio sono condizioni che sicuramente, purtroppo, non la riporteranno in vita, ma restituiranno comunque doverosa giustizia a una giovane che si considerava italiana. Perché Saman, pur non potendo vivere a pieno la sua adolescenza, sognava di trascorrere le giornate con la spensieratezza di una ragazza qualunque”.

“Non dobbiamo commettere l’errore – ha però messo in guardia Daria De Luca, segretaria del Psi reggiano – di associare a questa vicenda tutte le comunità straniere, e in particolar modo quella pakistana, a cui appartenevano Saman Abbas e la sua famiglia, la quale non ha mai perso occasione per denunciare e prendere le distanze dall’accaduto. L’integrazione non si deve fermare, lo dobbiamo a Saman Abbas e a tutte le altre Saman che vivono e sognano un futuro sereno in Italia”.