Landini e il Dalai Lama

Dalai Lama a Bodhgaya

Quando perdi, non perdere la lezione, dice il Dalai Lama in un celebre aforisma. Ne consiglio lettura e comprensione ai vari Landini, Schlein eccetera, poiché sembra che la lezione non l’abbiano affatto studiata. Si ascoltano e leggono arrampicate sugli specchi da pelle d’oca per negare la manifesta completa disfatta politica uscita dalla campagna referendaria. Piovono scemenze da assemblea d’istituto del tipo “aboliamo il quorum”, misura gravemente anticostituzionale, o anche “ripartiamo da qui”, detto dal segretario della Cgil, senza un briciolo di autocritica, un vago senso del dubbio di avere sottoposto agli italiani quesiti di tecnicalità sindacale del tutto inadatti a una consultazione popolare. La segretaria del Pd si rallegra per i milioni di voti raccolti nelle urne, dimostrando una volta di più l’inadeguatezza di una strategia politica perdente dalla quale non sa come uscire. Schlein gioca di tattica: scelse un anno fa di affiancare alle proposte di Landini anche l’Operazione Cittadinanza, in modo da consolidare una politica fortemente immigrazionista che nel tempo potrebbe dare i suoi frutti alla sinistra antinazionale, non vedendo arrivare il malcontento generato da una riedizione del modello wokista già in crisi in mezzo Occidente.

Se Schlein studiasse meglio la storia italiana ricorderebbe che in questo paese la sinistra, da sola, ha sempre perso le elezioni. Al postcomunismo ancora ideologizzato rimangono ridotte identitarie e nostalgiche: tra di esse, come sempre, spiccano Reggio Emilia e provincia. Qualora la segretaria persista nella formula del cosiddetto campo largo, coacervo di minoranze populiste e giustizialiste, gente fuori di melone che vorrebbe cambiare la lingua di Dante con solenni minchiate tipo schwa, asterischi, no genderismi e via dicendo, non potrà che attendere nuove sconfitte con perdite.
I referendum hanno rafforzato Meloni e il suo governo. La leadership di Schlein è indebolita. Quando sette italiani su dieci votano o non votano comunque contro di te, non puoi sostenere che sono loro a sbagliare. Sei tu che hai sbagliato, e in politica gli errori si dovrebbero pagare.

A un Landini che “riparte da qui” direi: caro Maurizio, sei un bravo ragazzo, ma vedo che il tuo grande sindacato è rimasto fuori dal mondo che cambia. Siamo entrati nell’era dell’intelligenza artificiale, in breve tempo molte professioni verranno a mancare e saranno sostituite in larga parte dalla tecnologia e dai robot. I boomer sono stati molto fortunati, col senno di poi, anche se quando eri giovane avresti preferito il comunismo, ma renditi conto che il sistema previdenziale è in procinto di saltare perché chiaramente insostenibile, fare la lotta al Jobs Act è un’azione cimiteriale, i modelli di impresa mutano e con essi dovresti collaborare (mi riferisco in particolare alle società benefit e a forme moderne di cooperazione). Un sindacato di pensionati vecchio e burocratizzato non è utile ai lavoratori, non serve all’economia, non produce né eguaglianza né benessere. Non ripartire da questo disastro. Impara la lezione del Dalai Lama.




There are 2 comments

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  1. Antonella

    3. Retta parola:
    parlare con verità, gentilezza e precisione, evitando la menzogna, la calunnia e il parlare duro.

    Consiglio rilettura dei principi dell’ottuokice sentiero.


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