La Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati accoglie 10 nuovi casi: quattro sono femminicidi

carabinieri murales

Quattro femminicidi (di cui uno duplice), una violenza sessuale, cinque episodi di violenze e maltrattamenti in famiglia e una rapina con aggressione: sono tutte donne le vittime dei dieci nuovi casi accolti nel corso dell’ultimo incontro (il terzo del 2022) dal comitato dei garanti della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, nata nel 2004 su iniziativa di Regione Emilia-Romagna, Province e Comuni capoluogo per offrire un sostegno concreto e immediato alle persone coinvolte in gravi fatti di cronaca e ai loro familiari.

Il primo caso di femminicidio riguarda la morte di Anastasia Rossi, 34 anni, che nel 2020 è stata uccisa dal marito, che le ha sparato e si è poi suicidato con il proprio fucile da caccia a Borgo Val di Taro, in provincia di Parma. La richiesta di sostegno è arrivata solo due anni dopo alla fondazione, che ha deciso di aiutare il figlio superstite della donna, allora quattordicenne e oggi affidato e cresciuto dai parenti della vittima.

Il secondo caso riguarda il duplice femminicidio di Gabriela Renata Trandafir e della figlia Renata, rispettivamente 46 e 22 anni, uccise il 13 giugno scorso a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, dal marito della donna. La fondazione sosterrà il figlio minorenne della donna, che ha assistito al delitto cercando invano di proteggere la madre con il proprio corpo.

Il terzo caso è quello di Angela Avitabile, 59 anni, uccisa a Rimini dal marito, un uomo seguito dal centro di igiene mentale dell’Ausl locale e che la donna aveva già denunciato almeno tre volte per violenze dal settembre dello scorso anno fino alla sua morte. Il sostegno è stato deliberato dalla fondazione a favore dei tre figli della donna, che dopo il delitto hanno dovuto affrontare spese rilevanti.

Gli altri sei casi, segnalati dai sindaci dei Comuni di San Mauro Pascoli (in provincia di Forlì-Cesena), Modena, Rimini, Mesola (in provincia di Ferrara) e Bologna, riguardano in gran parte episodi di gravi violenze e maltrattamenti in famiglia, un caso di violenza sessuale e una rapina ai danni di una donna anziana, che dopo essere stata aggredita da uno sconosciuto ha riportato gravi conseguenze fisiche e psicologiche.

La Fondazione opera sempre in stretta relazione e sinergia con i Centri anti-violenza e con i servizi sociali del territorio, e l’aiuto erogato contribuisce nei modi più disparati al percorso di uscita dalla violenza delle donne e dei loro figli. È importante infine sottolineare come la Fondazione si muova proattivamente contattando i  in particolare proprio nel caso dei femminicidi, reati che travolgono le vite non solo di chi perde la propria, ma anche di chi sopravvive.