Forsu, 32 sindaci: risposta a emergenza clima

Iren Forsu infografica mod

Trentadue sindaci della provincia reggiana (Albinea, Baiso, Bibbiano, Boretto, Brescello, Cadelbosco di Sopra, Campagnola Emilia, Canossa, Castellarano, Castelnovo di Sotto, Cavriago, Correggio, Fabbrico, Gattatico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio, Quattro Castella, Reggio Emilia, Reggiolo, Rio Saliceto, Rolo, Rubiera, San Martino in Rio, San Polo d’Enza, Sant’Ilario d’Enza, Scandiano, Vetto, Vezzano sul Crostolo e Ventasso) hanno firmato un documento congiunto a sostegno del progetto dell’impianto di economia circolare Forsu (acronimo per “Frazione organica dei rifiuti solidi urbani”) che la multiutility Iren – tramite la società Iren Ambiente – ha proposto di realizzare nella frazione di Gavassa a Reggio Emilia.

“I Comuni della provincia di Reggio Emilia – si legge nel documento – hanno fatto una scelta chiara e lungimirante, in termini di trattamento dei rifiuti: hanno spento un inceneritore scegliendo di non costruirne uno nuovo, hanno chiuso progressivamente le discariche esistenti e hanno investito al tempo stesso per ridurre la quantità di rifiuti prodotti ed ottenere altissime performance di raccolta differenziata”.

“Una scelta in controtendenza”, secondo i 32 sindaci, “quasi unica se si guarda al panorama nazionale, che mette al centro l’interesse per la tutela della salute e dell’ambiente. Troppo spesso queste conquiste vengono date per scontate, ignorando gli sforzi che gli enti locali e le comunità hanno compiuto, in questi anni, per arrivare sino alla soglia record dell’80% di differenziata, attraverso modalità di raccolta spinta i cui veri protagonisti sono stati proprio i cittadini, virtuosi e capaci di cambiare, insieme agli amministratori, le nostre abitudini quotidiane”.

L’impianto proposto da Iren, per i primi cittadini del reggiano firmatari della lettera, “parte da qui: dalla necessità di rendere realmente sostenibile il ciclo completo dei rifiuti. Un atto di responsabilità che Reggio e la sua Provincia devono affrontare in maniera concreta: non si può pensare, infatti, che ai propri rifiuti, seppur raccolti in maniera differenziata, debba pensare “qualcun altro”. Non è né serio né sostenibile”.

“Non di meno, nella progettazione di questa tecnologia non si è abbandonata la strada intrapresa in passato. Al contrario, è stata proprio l’attenzione verso l’ambiente, la salute delle persone e l’agricoltura a guidare la progettazione di un impianto che, dagli scarti organici e verdi, è in grado di produrre energia e compost di qualità, sulle orme delle migliori esperienze di economia circolare”.

Il biometano prodotto, hanno ricordato i sindaci, “andrà ad alimentare mezzi privati e del trasporto pubblico. L’utilizzo di questo tipo di energia, e non di quella prodotta da combustibili fossili, eviterà l’immissione in atmosfera di circa 14.000 tonnellate di CO2, corrispondenti all’assorbimento di 2.500 ettari di bosco. Il compost prodotto sarà di altissima qualità. Su questo punto non possono esserci dubbi. Tutti i necessari pareri in questo senso sono stati scritti, messi nero su bianco, da parte delle autorità che vigilano in materia di salute e ambiente (Ausl e Arpae), mentre i tecnici della Regione Emilia-Romagna hanno verificato la compatibilità della tecnologia adottata nell’impianto con la filiera del Parmigiano-Reggiano”.

“Oltre all’utilizzo delle migliori soluzioni tecnologiche disponibili è stata pensata una vasta gamma di misure di mitigazione ambientale per il territorio che ospiterà l’impianto. Al contempo, questa operazione porterà a una cancellazione di quasi 600.000 metri quadrati di aree potenzialmente urbanizzabili in territorio agricolo grazie alla scelta compiuta dai tre Comuni coinvolti”.

“L’Italia è un Paese nel quale troppo spesso si tende a dire di no a tutto, salvo poi svegliarsi una mattina e scoprirsi “in emergenza”. Un’emergenza che è spesso dovuta a un pervicace quanto prolungato rifiuto a guardare in faccia la realtà e ad approcciare i problemi con spirito pragmatico e aperto: ascoltando le istanze che vengono dal territorio, consultando le migliori competenze scientifiche del settore ed infine scegliendo la soluzione più sostenibile ed avanzata”.

I Comuni della provincia di Reggio, invece, secondo i sindaci “questo percorso lo hanno compiuto per intero, senza negare ad alcuno confronti, contributi e suggerimenti che, in larga parte, sono stati colti e fatti propri per migliorare ulteriormente il progetto. Dire no, oggi, a questa tecnologia significherebbe rinunciare a un’esperienza di economia circolare tra le più avanzate, perdere l’occasione di realizzare un impianto che dà risposte, concrete e misurabili, all’emergenza climatica che abbiamo di fronte”.

“Soprattutto, vorrebbe dire vanificare l’impegno di centinaia di migliaia di cittadini coinvolti in un processo sempre più spinto di raccolta differenziata sull’intero territorio provinciale, tradendo quell’impegno preso ormai quindici anni or sono, quando si decise di spegnere l’inceneritore e di non costruirne uno nuovo. Come amministratori quell’impegno vogliamo invece rinnovarlo, in modo sostenibile e innovativo, e dimostrare che questa provincia ha in sé la capacità di continuare a dare le migliori risposte ambientali al tema dello smaltimento dei rifiuti, con senso di responsabilità e capacità di risoluzione dei problemi”.

L’impegno dei sindaci reggiani, dunque, “continuerà nel monitorare le fasi successive con il massimo rigore, di concerto con Arpae, Ausl e tutti i soggetti deputati ai controlli ambientali e sanitari, al fine di garantire che le prestazioni effettive dell’impianto siano quelle attese e documentate a livello progettuale nell’iter autorizzativo. Allo stesso modo, i sindaci reggiani si attiveranno nelle sedi opportune – a partire da Atersir – per far sì che la realizzazione di questo impianto dia un beneficio a tutti i cittadini in termini di risparmio sui costi di smaltimento rifiuti, attraverso gli strumenti consentiti dalle norme”.



C'è 1 Commento

Partecipa anche tu
  1. Alessandro Davoli

    ARROGANZA E IGNORANZA. 32 sindaci si sono allineati alle direttive PD-IREN, 10 hanno detto no. Perché il mega impianto FORSU può diventare una bimba biologica e un danno economico irreparabile. È un ALIEN che può infettare con batteri estranei le cagliate del Parmigiano Reggiano, alterando la prevalente flora lattea, i lactobacilli che vivono nel latte, i batteri buoni. Dai lontani studi di microbiologia, voto 30/30, all’università di Parma, ricordo che la flora intestinale tipica dei bovini è differente da quella che si riscontra nelle putrefazioni dei rifiuti eterogenei presenti negli impianti di trattamento degli organici.
    Per intenderci lo “stomaco” e “l’intestino” delle nostre mucche non contengono gli stessi batteri prodotti dagli impianti tecnologici. E se anche fosse corretto il dato dell’abbattimento dei batteri attivi, nulla viene detto delle spore, ovvero la trasformazione che il clostride subisce quando va in “letargo”. Letargo dal quale prontamente si risveglia appena le condizioni di vita diventano favorevoli, come all’interno di una forma di Parmigiano Reggiano!
    Il risultato: forme di Parmigiano Reggiano immangiabili, gonfie, marce … che fermentano durante la stagionatura, si spaccano e che devono essere buttate … tra i rifiuti … con danni economici enormi.
    L’ingegnere civile (edilizia), amministratore delegato IREN Ambiente, Roberto Paterlini, non ha ne’ la forma mentis ne’ le conoscenze adatte alla bisogna. Un ripensamento e un atto di sana umiltà, invece che l’atteggiamento arrogante sin qui tenuto, sarebbe utile e apprezzabile.
    Alessandro Davoli
    Consigliere comunale, capogruppo, Castelnovo Monti
    Consigliere Unione Montana dei comuni dell’Appennino reggiano


I commenti sono chiusi.