“Il Tempo delle Mani Pulite”

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7.5

Scelta felice quella di Laterza di pubblicare, in occasione del prossimo trentennale di Mani pulite (febbraio 1992), il saggio di Goffredo Buccini, “Il Tempo delle Mani Pulite” che molto efficacemente mescola al racconto autobiografico la narrazione in presa diretta della nascita, dello sviluppo e della caduta del simbolo del pool milanese Antonio Di Pietro («come la bandiera strappata di Iwo Jima», scrive). Di esso facevano parte, oltre al PM originario di Montenero di Bisaccia, Gerardo D’Ambrosio, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Francesco Greco. Procuratore capo era Francesco Saverio Borrelli. Nel pool sono passate Ilda Boccassini, la quale, dopo le stragi del 1992 di Capaci (Falcone) e di Via d’Amelio (Borsellino), chiese il trasferimento in Sicilia; Tiziana Parenti uscita polemicamente dal pool accusandolo di non collaborare con le indagini sulle cosiddette tangenti rosse, e la sua scelta, poi, di aderire a Forza Italia.

Buccini, giornalista del “Corriere della Sera”, si trova fra le mani il caso di Mario Chiesa: il 17 febbraio 1992, quando ricopriva la carica di presidente del Pio Albergo Trivulzio, l’esponente del PSI milanese venne colto in flagrante mentre accettava una tangente… e da “palla di neve” si trasformò in una valanga che travolse un’intera classe politica e fece nascere la cosiddetta seconda Repubblica.

Da quel momento in poi da giovane cronista seguirà la “giudiziaria” che, come racconta, grazie a bravi maestri e alla «volontà di cambiare il mondo», lo eleverà a Inviato, promozione avuta da Paolo Mieli, allora direttore del “Corriere della Sera”. E da inviato, nella redazione romana, dentro il Transatlantico romano con le entrature giuste, insieme al collega Gianluca di Feo, sarà l’artefice dello scoop, nel dicembre 1994, sull’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi.

«Sarebbe la prima volta che un presidente del Consiglio in carica viene indagato dalla magistratura…». Nel frattempo, mentre i giornalisti verificano le loro fonti segrete, il Cavaliere è a Napoli. «Per ironia della sorte, si trova proprio in quelle ore a presiedere un vertice della Nazioni Unite contro la criminalità organizzata». Questo il contesto ma è sulla domanda successiva, che giustamente Buccini pone, che ci si scontra ancora oggi, ovverosia la scelta di tempo: «Ma davvero è soltanto la sfortuna a mettere l’Italia, e il suo premier, in una condizione così bizzarra e imbarazzante davanti al resto del mondo?».

Mentre Mani pulite «scopriva l’acqua calda» di un sistema che si reggeva sulla corruzione, sulla concussione, cioè sulle tangenti, dopo le condanne del maxiprocesso di Palermo, i delitti di mafia insanguinarono, fra il 1992 e il 1993, prima la Sicilia poi il resto d’Italia: l’assassinio dell’esponente siciliano della democrazia cristiana Salvo Lima, del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, le stragi di Capaci e di via d’Amelio, il fallito attentato a Maurizio Costanzo, gli attentati dinamitardi a Firenze, Roma e a Milano, quest’ultimo vissuto in presa diretta da Buccino.

… E il popolo italiano eleggeva Antonio Di Pietro, il simbolo di Mani Pulite – di cui l’autore traccia un essenziale profilo dal pool milanese al fallimento politico – a nuovo eroe nazionale (sette elettori su dieci lo avrebbero votato), applaudiva gli arresti di un’intera classe dirigente, spinta a collaborare con lunghe carcerazioni preventive, lanciava monetine al simbolo negativo di quella stagione, Bettino Craxi, segretario del PSI, e guardava indifferente ai suicidi di Moroni e Gardini e di altri meno noti.

La Lega di Umberto Bossi si gonfiava della rabbia popolare nordista e Silvio Berlusconi, nonostante fosse molto debitore a quel sistema che si stava disgregando, raccoglieva i frutti di quella rivolta popolare, preparandosi a sconfiggere – creando Forza Italia e pragmatiche alleanze da nord a sud (con lo sdoganamento di Gianfranco Fini esponente dell’MSI-DN) – alle elezioni del 27 e 28 marzo 1994, la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, segretario della PDS, partito nato dallo scioglimento del PCI, nel 1991.
In “Nel tempo delle mani pulite” si trova ricostruito tutto questo, visto sì da un occhio parziale, ma di un bravo giornalista; aiuta a farsi un’idea di che cosa era l’Italia di quel periodo. Si riuscirà, però, a decriptare un po’ l’Italia che, da quel tempo di speranze palingenetiche, è oggi sotto i nostri occhi.

Sopra abbiamo accennato al fallimento dell’avventura politica del PM molisano, della sua creatura l’Italia dei Valori, che secondo Buccini è il vero lascito di Di Pietro all’Italia. «Un giustizialismo confusionario che si è travasato dentro un altro movimento quello di Beppe Grillo»: le piazze del “Vaffa” degli anni dieci.
Segnalo che, già nel ventennale di Mani Pulite, sulle colonne del “Corriere della Sera” uscì (è reperibile sul web), sempre a firma di Goffredo Buccini, una ricostruzione di quegli anni, che l’attuale pubblicazione approfondisce.

Goffredo Buccini, Il Tempo delle Mani Pulite, Laterza, Bari-Roma 2021, pp. 231, 18,00 euro.
recensione di Glauco Bertani.

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

I nostri voti


Stile narrativo
7.5
Tematica
8
Potenzialità di mercato
7