Pandemia: Rt in discesa, stabile l’incidenza

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Sono emerse tre buone notizie dalla terza riunione del 2022 della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, chiamata a fare il punto della situazione sulla cosiddetta “quarta ondata” dell’epidemia di nuovo coronavirus, sempre più caratterizzata dall’avanzamento della variante omicron (che ha ormai una prevalenza superiore all’80%, secondo l’ultima indagine rapida condotta dall’Iss e dal ministero).

La prima riguarda la sostanziale stabilizzazione del numero dei contagi, possibile segnale anticipatore del raggiungimento del picco pandemico. Il monitoraggio sullo stato dell’emergenza sanitaria in Italia ha certificato infatti un lieve aumento – dopo settimane di vera e propria impennata – dell’incidenza settimanale, passata da 1.988 a 2.011 nuovi casi di positività riscontrati ogni centomila abitanti.

Certo, è un valore che rimane ormai per la dodicesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti). Ma l’Italia, in questa fase, è sempre più lontana dal rientrare a breve sotto quella soglia, con il trend che da oltre due mesi e mezzo è in costante crescita.

La seconda buona notizia, invece, riguarda l’RT: secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio – calcolato sui casi sintomatici – dell’infezione da virus Sars-Cov-2 è sceso a quota 1,31 (range: 1,00 – 1,83), in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente (era a quota 1,56); un dato che comunque risulta ormai per la dodicesima settimana consecutiva al di sopra della soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).

La terza buona notizia, infine, è solo parziale e riguarda la diminuzione del cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore sceso a quota 1,01 rispetto all’1,20 della rilevazione precedente, anche se è ancora di poco al di sopra della soglia epidemica. Diverse Regioni e Province autonome, tuttavia, hanno segnalato problemi nell’invio dei dati: non si può quindi escludere che l’abbassamento dell’RT ospedaliero possa essere stato sovrastimato.

Resta alta, in ogni caso, l’attenzione per quanto riguarda gli indicatori relativi alla pressione sulle strutture ospedaliere nazionali, con diverse regioni e province autonome già in zona gialla (Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Veneto e Province autonome di Trento e di Bolzano, più Puglia e Sardegna che cambieranno colore da lunedì 24 gennaio) e altre già in zona arancione (la Valle d’Aosta) o in procinto di diventarlo (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia, sempre da lunedì 24 gennaio).

Il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è leggermente sceso, passando dal 17,5% del 13 gennaio al 17,3%; nello stesso lasso di tempo, invece, il tasso di occupazione in aree mediche ha fatto registrare un altro incremento, dal precedente 27,1% all’attuale 31,6%.

Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione disponibile sette tra regioni e province autonome sono classificate a rischio alto, tre sono ritenute a rischio basso, mentre undici sono considerate a rischio moderato; tra queste ultime, tuttavia, cinque sono sotto osservazione perché ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Quindici tra regioni e province autonome, inoltre, hanno riportato almeno un’allerta di resilienza, mentre tre di loro hanno riportato molteplici allerte di resilienza.

Nel frattempo prosegue – seppur andando verso una stabilizzazione – l’aumento del numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (658.168, contro i 649.489 del monitoraggio precedente), mentre è in leggera risalita (dal 13% al 15%) la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. Contemporaneamente è risultata in diminuzione la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 48% al 41%), mentre è aumentata la percentuale (dal 39% al 44%) dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.