Il prefetto di Reggio Maria Rita Cocciufa, dopo un primo tentativo informale non andato a buon fine, ha inviato una comunicazione ufficiale ai sindaci dei Comuni reggiani che nelle scorse settimane avevano deciso di esporre la bandiera della Palestina e/o quella della pace dalle finestre o dai balconi dei rispettivi palazzi municipali: la richiesta è quella di rimuovere i vessilli, almeno dalle facciate principali.
Il richiamo prefettizio è stato recapitato ai sindaci di Reggio, Scandiano, Cavriago e Bagnolo in Piano e si rifà alla normativa vigente, che prevede la possibilità di esporre sugli edifici pubblici soltanto bandiere “istituzionali”: quella dell’Italia, ad esempio, o quella dell’Unione europea. Nessuna eccezione, nemmeno per motivi umanitari o cause sociali di ampio respiro.
Tutti i Comuni in questione, però, hanno deciso ugualmente di tirare dritto: la richiesta è stata cortesemente respinta, appellandosi a precedenti pronunciamenti della Corte Costituzionale, e quindi le bandiere della Palestina e della pace resteranno (almeno per il momento) al loro posto.
La stessa Prefettura reggiana, del resto, non sembra intenzionata ad affondare il colpo: il richiamo formale c’è stato, e prosegue l’interlocuzione con le amministrazioni comunali interessate, ma senza volontà di strappi o scontri istituzionali alla luce del sole.







Nella gravità del momento e nella partecipazione di tutti a questi tragici eventi con il cuore dolente per Gaza, per Kiev, per un mondo pericolosamente in bilico gli atteggiamenti ribelli quasi irrispettosi lasciano il tempo che trovano.
Ecco fatto, come prevedibile la bella figura l’abbiamo fatta. Ma non esageriamo però; se esiste una sentenza della corte costituzionale che lo consente allora perché richiamarli alla legge che lo vieta? Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Resta il fatto che secondo il diritto vale sempre la legge più restrittiva, cioè solo bandiere consentite.