I No vax reggiani: neanche la pioggia ha fermato la manifestazione

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Mentre gran parte delle piazze d’Italia sono state interdette alle manifestazioni fino al 31 dicembre, siamo soddisfatti per il fatto che a Reggio Emilia, piazza Martiri del 7 luglio, sabato 13 novembre, sia potuta essere, ancora una volta, il ritrovo di tutti gli attivisti no Green pass reggiani, organizzati come gruppi, associazioni e singoli individui.

Sabato, infatti, la manifestazione si è svolta regolarmente, dalle 15,30 alle 17,30 circa, in modo pacifico e secondo la modalità che si è affermata negli ultimi due mesi, con una prima parte statica in piazza, caratterizzata da interventi sul tema Green Pass, arricchita anche dalla lettura di alcune poesie accompagnate da musica, e poi il solito corteo per le vie del paese, che, nonostante un leggero calo delle presenze, neanche la pioggia è riuscita ad arrestare.

Eravamo molto preoccupati che non si potesse più manifestare, a causa della direttiva del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, emessa il 10 di novembre e volta a limitare le manifestazioni relative alle misure sanitarie adottate dal Governo, che permette di interdire sia ai cortei sia alle manifestazioni statiche le piazze e le vie dei centri storici. Fortunatamente la questura e il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza hanno autorizzato la manifestazione nella piazza reggiana, probabilmente perché hanno valutato che da quest’estate finora, a Reggio, non siano emersi particolari profili di rischio.

Ciò nonostante esprimiamo solidarietà per le piazze che hanno subito limitazioni. Riteniamo infatti che un provvedimento di questo tipo – la direttiva contenente misure di interdizione di “aree urbane sensibili” e il divieto di svolgimento di cortei, misure che “potranno trovare applicazione per manifestazioni pubbliche attinenti ad ogni altra tematica”, oltre a quelle legate al Green pass -, contenga un rischio altissimo di compressione del diritto costituzionale alla libertà di manifestazione del pensiero. Limitare il diritto di manifestazione è un grave attacco alla democrazia, soprattutto in un momento in cui, a partire dai media, gli spazi di confronto e ascolto da parte delle istituzioni sono stati già pesantemente ridotti e limitati. L’ordine pubblico non può essere gestito in maniera autoritaria e repressiva. La politica non può limitarsi a ignorare o reprimere le istanze espresse da chi manifesta e a cui finora non è stata data voce: sanitari radiati o sospesi, insegnanti sospesi, lavoratori di ogni categoria tartassati con l’obbligo del tampone per il Green Pass tre volte a settimana a proprio carico, studenti esclusi dalle università, bambini esclusi dalle attività sportive e dalle biblioteche, famiglie che tra non molto saranno chiamate al dilemma se sottoporre o meno al siero anti-Covid anche i bambini dai 5 ai 12 anni, con tutti i rischi collaterali che ne potrebbero conseguire rispetto agli effettivi benefici per una fascia della popolazione statisticamente non a rischio. Ribadiamo che non siamo contrari al vaccino a prescindere, tra noi manifestanti molte persone sono vaccinate, siamo però contrari all’estensione indiscriminata del vaccino, a prescindere dalla fascia di età, ma soprattutto siamo contrari all’utilizzo del Green pass, che così delineato si configura come strumento squisitamente politico e non strumento davvero utile alla prevenzione del contagio, in quanto, per essere valido in tal senso, i tamponi dovrebbero essere estesi a tutti, anche ai vaccinati, e dovrebbero essere forniti gratuitamente a tutti.

Infine vogliamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza al portavoce dei portuali di Trieste, Stefano Puzzer, il quale, dopo che a Trieste sono state vietate le manifestazioni fino al 31 dicembre, a inizio novembre si è recato a Roma, sedendosi in piazza del Popolo in modo pacifico, con un tavolino e qualche cartello, per esprimere il suo dissenso, e dopo essere stato trattenuto in questura per diverse ore è stato denunciato per “manifestazione senza preavviso” e nei suoi confronti è stato emesso un Daspo, ovvero gli è stato consegnato il foglio di via obbligatorio da Roma, con divieto di soggiorno per un anno nella capitale. Un provvedimento che di solito viene emesso nei confronti di soggetti indesiderati, pericolosi e violenti, e che noi riteniamo inaccettabile. Questo è indicativo di come il Governo non ascolti e non ammetta il dissenso, il pensiero divergente, e discrimini ingiustamente chi, in modo pacifico e coraggioso, tenti di opporsi al pensiero dominante.

Rivendichiamo la libertà di espressione e di manifestare il proprio pensiero, come sancito magnificamente dagli articoli 21 della nostra Costituzione e 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.