“Gli etruschi del Po”, viaggio nell’antica civiltà fluviale con l’archeologo Macellari

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Gli etruschi temevano e veneravano il Po. E’ una scoperta inedita, lo dimostra un manico di situla (secchio) in bronzo, a forma di testa di divinità fluviale, rinvenuto a Brescello e conservato nel museo archeologico nazionale di Mantova.

E’ una delle rivelazioni che, il 16 ottobre, alle 16, illustra al pubblico, l’esperto etruscologo ed archeologo Roberto Macellari, nella conferenza: “Gli Etruschi del Po”, organizzato dal Lions club Albinea Ludovico Ariosto, voluta dalla neo presidente Cristina Ferretti, col patrocinio del comune, nella sala civica. Macellari svela altre scoperte: il piccolo sepolcreto etrusco di Guastalla ove sono state rinvenute ceramiche attiche per contenere vino, prodotte ad Atene, la tomba femminile della foce dell’Enza a Brescello, del 650°.C. di una donna imprenditrice di ceramiche, completa di corredo funerario, con una parure con collana, orecchini di ambra e un punzone (il suo timbro).

La donna etrusca gode di un ruolo e rango che le altre società non le riconoscono. Spiega Macellari: “Durante il primo millennio a.C, e in particolare dal VII secolo a.C., lungo il corso del Po si incrociano culture differenti. È possibile ricondurre tre iscrizioni etrusche alla famiglia gentilizia Perkalina di un edificio di circa metri quadrati 200 nell’abitato a ridosso di un antico alveo del Po, a Fodico di Poviglio, sopra la Terramara. Altri ritrovamenti, fra Viadana, Brescello, Gualtieri, Guastalla, risalenti alla prima metà del IV secolo a.C, testimoniano la sopravvivenza di un’enclave etrusca, che continua ad importare ceramiche antiche e bronzi figurati ed ha rapporti con Mantova e Spina, quando l’invasione gallica ha, altrove, determinato il naufragio della civiltà etrusco padana. Sopravvive anche il culto del dio del fiume, cui da tempo si offrono armi sottratte ai nemici. Lo attesta un’iscrizione latina da Pegognaga, una dedica al Padus Pater”. La storia non termina qui, gli etruschi sono arrivati fino a Sant’Ilario e probabilmente nelle prime colline per valicarle e raggiungere l’Etruria, col suo grande patrimonio culturale ed economico storico artistico.

Ingresso libero.