Sono in fase monotematica, è certificato. Infatti, pure questo nostro nuovo appuntamento tratta di un tema storico preciso. È certamente l’aria della primavera del 75° anniversario della Liberazione. Una “canzone nel vento” che soffia “di là dal fiume e tra gli alberi” (cit.). Non parleremo, però, di Resistenza, ma del fenomeno storico-politico che l’innescherà, il fascismo.
Il libro di Emilio Gentile introduce proprio questo tema “a noi caro”: lo studio del fascismo storico; il movimento, il partito, il regime che si impose in Italia nel 1922 e che vi rimase per oltre vent’anni.
Gentile è un profondo conoscitore dell’italico fenomeno (fascismo).
“Non credo – scrive – che abbia alcun senso, né storico né politico, sostenere che oggi c’è un ritorno del fascismo in Italia, in Europa o nel resto del mondo”.
Di fronte ad affermazioni sostenute anche da intellettuali quali Umberto Eco, che ha intitolato un suo saggio del 1995, ma ora nuovamente in commercio, “Il fascismo eterno”, lo storico molisano sostiene che “la sua lettura potrebbe produrre effetti opposti” a quelli voluti. E cita alcuni passaggi a cui vi rimando.
Il libro è strutturato come un dialogo. Sollecitato dall’immaginario interlocutore, Gentile afferma che quella tesi, invece, potrebbe “indebolire lo stesso antifascismo” favorendo la “fascinazione del fascismo sui giovani che poco nulla o sanno del fascismo storico”. Si pensi, ad esempio, a quanto autocompiacimento ci sia su quei giovani neofascisti che si definiscono “fascisti del terzo millennio”.
Introdurre l’eternità a un fenomeno storico “è una grave distorsione della conoscenza storica”. E poi come mai solo al fascismo viene assegnato l’attributo di eternità mentre ad altri fenomeni storici – si chiede l’autore – come il giacobinismo, il comunismo, il nazismo ecc., no? Se qualcuno vuol rispondere…
Gentile ricorda che l’uso improprio del termine ‘fascista’ o ‘fascismo’ nel periodo tra le due guerre “affibbiato a chi fascista non era e spesso anche a chi al regime si opponeva, abbia danneggiato la democrazia”. Ad esempio, i comunisti tra il 1924 e il 1934 “accusarono gli antifascisti socialisti, repubblicani, liberali, democratici e conservatori di essere ‘fascisti’”.
Attualmente, chi sostiene il ritorno del fascismo usa la pratica dell’analogia “in cui prevale la tendenza a sostituire alla storiografia – una conoscenza critica scientificamente elaborata – una sorta di “astoriologia” … dove il passato storico viene continuamente adattato ai desideri, alla speranze, alle paure attuali”.
Altra questione rilevante: se l’allarme di un pericolo fascista risuona in Italia da settant’anni “significa che l’antifascismo è destinato alla continua sconfitta”. Un’affermazione provocatoria che spinge a riflettere sull’uso elastico che ha assunto oggi il termine “fascista” o “fascismo”, un uso passepartout che prescinde dalla realtà storica in cui nacque.
Il brillante saggio di Gentile risale all’origine dell’epiteto ‘fascista”, tanto del sostantivo quanto dell’aggettivo, e ci dà conto “della ragione per cui, tra tutti i termini del linguaggio politico del Novecento, solo il fascismo è diventato così elastico e multiforme per poter essere applicato alle più diverse realtà storiche, sociali, culturali, religione e geografiche”.
Se si vuole comprendere il fascismo storico questo “dialogo” è una lettura imprescindibile, che apre ad altre stimolanti letture. Oggi il tempo libero non ci manca.
Emilio Gentile, ‘Chi è fascista’, Laterza, Roma-Bari 2019, pp. 136, 13,00 euro, ebook 7.90 euro (recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.
Colonna sonora:
THE ANIMALS, House of the Rising Sun
MANFRED MANN’S EARTH BAND, Father Of Day, Father Of Night
COWBOY JUNKIES, Blue Moon Revisited (Song For Elvis)
IVANO FOSSATI, La pianta del té
MIKE OLDFIELD, Tubular Bells ✔ (The Exorcist Soundtrack)
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