In Emilia-Romagna non ci sarà nessuna commissione d’inchiesta sui conti della sanità pubblica, come era stato preteso da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Rete civica, e nemmeno una commissione di studio, come era stato proposto in seconda battuta da Rete civica.
L’assemblea legislativa regionale ha infatti respinto le richieste delle opposizioni, approvando invece a maggioranza una risoluzione unitaria presentata dalla coalizione di centrosinistra per chiedere alla giunta de Pascale di intervenire su governo e Parlamento per sostenere il modello “costituzionale” di sanità pubblica, a partire da un maggior finanziamento del Servizio sanitario regionale.
La proposta, ha spiegato Elena Ugolini di Rete civica, “nasceva dalla situazione in cui versa la sanità regionale, che riguarda l’aumento del disavanzo, passato da 85 milioni nel 2023 a 200 milioni nel 2024, e certificato da una delibera di giunta in 645 milioni di euro per il 2025”. Altra necessità, per Ugolini, “è quella di avere una visione di insieme su tutti i punti critici: liste di attesa, mancanza dell’accordo integrativo regionale con i medici di base, limitazioni alle prescrizioni mediche, mancanza di una comparazione analitica tra costi e di controllo sulla spesa. Il dibattito non può ridursi alla richiesta, al governo nazionale, di aumentare le risorse: prima di pretendere che le risorse vengano aumentate, bisogna chiedersi come si spendono quelle che ci sono”.
Richiesta respinta, però, dalla maggioranza. Alle critiche del centrodestra ha replicato in aula Paolo Calvano del Pd, che ha ricordato come “abbiamo già la commissione sanità presieduta dal presidente Giancarlo Muzzarelli, che ringrazio per il suo lavoro, che si occupa dei temi posti nelle richieste del centrodestra”. Calvano, nel rispondere alle opposizioni, ha anche citato una recente pronuncia della Corte dei Conti, che “ha messo nero su bianco che il problema della sanità è nazionale”, e l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, secondo la quale “il fondo sanitario nazionale è sottofinanziato”.
Sulla stessa linea l’assessore regionale alla sanità Massimo Fabi: “Penso che parlare di sanità e parlare di salute in questo Paese debba essere un tema unificante come lo deve essere la politica estera, visto che il Servizio sanitario regionale è un bene comune sul quale occorrono identità di intenti piuttosto che scontri che, anche alla luce della campagna elettorale permanente in cui vive l’Italia, rischiano di diventare propaganda”, ha detto l’assessore, secondo cui “occorre un’attività comune perché il sistema sanitario nazionale abbia le risorse necessarie per garantire i servizi ai cittadini”.







Non ci sono commenti
Partecipa anche tu