Elly, la sinistra americana

Schlein

Ho ascoltato Elly Schlein ieri sera in diretta web dal Campovolo. Malgrado i trentotto gradi all’ombra, il Pd locale è riuscito comunque a portare una platea decente alla segretaria. Certo, in quegli spazi quarant’anni fa Enrico Berlinguer parlava a trecentomila militanti. Ma era molto tempo fa, è del tutto inutile fare paragoni.

Ho un pregiudizio positivo verso Schlein. Come da lei stessa ammesso, è una nerd degli anni Novanta, proviene da una famiglia colta e cosmopolita, il suo impegno politico è cresciuto con le esperienze dirette negli Stati Uniti a sostegno delle campagne presidenziali di Barack Obama. La sua passione appare autentica e porta contenuti di modernità a un’area culturale, il Pd, privo di una propria identità politica sin dalla nascita.

Ho condiviso quasi tutto dei temi affrontati dalla segretaria nel suo comizio: salario minimo, sanità pubblica, scuola, gestione dell’immigrazione, climate change, precarietà del lavoro. Non ne ho condiviso due: la considerazione con tono un po’ sprezzante della sicurezza urbana, argomento che di certo non la coinvolge personalmente, ma che è avvertito dalla popolazione come un grave vulnus nella propria vita, soprattutto dalle persone più fragili, e segnatamente a Reggio Emilia, di cui Schlein ha evidentemente una visione edulcorata.
Il secondo tema su cui non riesco a vedere una seria prospettiva nell’attuale Pd risiede nel rapporto tra crescita economica, che continua a scarseggiare, e creazione di ricchezza come cardine di ogni potenziale politica sociale (per non parlare di redistribuzione). Schlein è oggi una figura importante del socialismo occidentale, con un solido imprinting della sinistra americana. Ma l’Italia non è l’America, non le somiglia nemmeno. Nel limbo di questa Europa matrigna il nostro paese ha una sola strada per provare a tirarsi fuori dai guai, ossia una svolta uniforme verso numeri di Pil che possano contribuire a stabilizzare i conti, mitigare gli effetti perversi del debito pubblico e rendere l’Italia di nuovo fautrice di una propria rinascita.

Dalla sciagurata fine della Prima Repubblica, e soprattutto dagli accordi di Maastricht, questo Paese ha imboccato la strada di un inesorabile declino. Ma non serve denunciare le situazioni di indigenza quando non siamo capaci di creare impresa, innovazione, competitività. Su tutto questo, da Schlein non ho sentito parola. E se non ne parla lei, è improbabile che se le inventino i soldatini locali, quelli che non sanno cosa sia un’impresa, quelli che ci hanno portato al disdoro di Silk Faw.




C'è 1 Commento

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  1. Fausto

    Fangareggi e’ efficace come sempre. Ma pure a Sinistra l’economia funziona. Esistono managers di Partito che sanno muoversi. Sanno fare girare i soldi, in poche parole. Alcuni distretti economici italiani sono determinanti, e interagiscono pure con Aziende Americane. Ma lo sanno solo alcuni addetti ai lavori. Io credo che l’economia sia da commentare, dati alla mano, in base al fatturato per ogni distretto. Le do’ 9 per l’ opinione espressa. Ma non e’ un Talent !


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