Lockdown, ha ragione la Merkel

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Anche in questa occasione la Germania si contraddistingue: la decisione della cancelliera federale Angela Merkel è sicuramente un provvedimento saggio e intelligente.

Anch’io espressi la necessità di ricorrere al lockdown, unica arma a nostra disposizione per frenare la corsa del virus. Lo scrissi a chiare lettere, sui social network e su questa testata due mesi fa, esattamente il 16 ottobre, quando toccammo la soglia dei 10.000 casi con 55 morti. Sembrava un numero enorme.

Era esattamente un mese dall’inizio delle scuole, quindi era evidente che l’apertura degli istituti e i trasporto degli studenti rappresentassero dei determinanti epidemiologici importanti per l’impennata della curva dell’incidenza del Covid.

Metodi semplici, razionali e poco costosi avrebbero potuto limitare fortemente il numero dei contagiati. Ho insegnato epidemiologia negli istituti superiori fino al mese di marzo di quest’anno, quindi conosco bene la scuola.

Il 20 agosto scorso mi sono permesso di inviare una Pec alla ministra Azzolina, mettendola in guardia sull’inizio della scuola: le consigliavo di dividere l’orario scolastico in due turni, mattino e pomeriggio. In questo modo avrebbe letteralmente diviso in due le scuole, limitato il flusso degli studenti negli istituti e sui mezzi pubblici e diminuito drasticamente i contagi. La Pec è stata ricevuta e protocollata, ma non ho mai ricevuto risposta; tuttavia ho avuto sentore che i mei ex colleghi e i relativi sindacati erano contrari nel diluire le “18 ore di lavoro settimanale” fino alle 17.30 del pomeriggio.

La mia dichiarazione del 16 ottobre, in cui invocavo il lockdown, scatenò un vero e proprio linciaggio mediatico nei mei confronti: fu un’esperienza scioccante. Non ho certo avuto timore per la mia incolumità, ma sono rimasto spaventato dall’insensibilità, dalla cattiveria e soprattutto dall’incoscienza della gente.

Non biasimo certo nessuno per quello che mi hanno detto, però un riflessione è opportuno farla. A parte pochi negazionisti fanatici, che non prendo neanche in considerazione, la maggior parte delle persone è spinta da un’inconsapevole paura a negare il problema: parlano di “complottismo”, dicono che vogliono invaderci e controllarci e che il Covid non esiste.

È evidente come la paura rappresenti un substrato fertile e sul quale fanatici riduzionisti e negazionisti, senonché strumentalizzatori politici, riescono ad agire facilmente e circuire i cittadini terrorizzati. Questo è il fatto che temo di più, insieme al Covid: la storia ci insegna che la paura e la disperazione portano a reazioni incontrollabili.

È sufficiente analizzare il comportamento delle persone in quest’ultimo weekend con shopping, aperitivi e folle ovunque. Ora siamo arrivati a ciò che purtroppo avevo previsto, le conseguenze sanitarie ed economiche sono e continueranno ad essere disastrose.

Dal 16 ottobre ad oggi le cose si sono completamente trasformate: da 391mila positivi siamo passati a un milione e 800mila, da 638 persone in terapia intensiva siamo arrivati a più di 3.100 e infine i morti, che da 36mila sono diventati 64mila. Numeri da capogiro, con un costo morale incolmabile – che ovviamente non pagherà nessuno – e un costo sanitario enorme che rischia di mandare in crisi anche l’efficientissimo servizio sanitario dell’Emilia-Romagna.

Il primo assunto dell’epidemiologia è fare prevenzione primaria, ossia impedire di entrare in contatto con l’agente infettante. Mi ribolliva il sangue quando sentivo parlare politici che inconsapevolmente concentravano i loro sforzi nell’ampliare le rianimazioni e le terapie intensive per fior di milioni, senza occuparsi di applicare serie misure profilattiche.

Sarà dura, durissima, lunga e sofferente la ripresa. Voglio terminare questo mio articolo con una curiosità. Io ora lavoro come veterinario in Ausl a Piacenza, mi occupo di igiene degli allevamenti: immaginate che noi veterinari pubblici, quando solo “sospettiamo” una malattia infettiva contagiosa in un’azienda, le prime misure che dobbiamo obbligatoriamente adottare sono il sequestro, l’isolamento dell’allevamento e il blocco della movimentazione degli animali. C’è sempre da imparare.