“Vanno messe in campo politiche più puntuali e stringenti per permettere alle donne di conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Quello dello squilibrio nel lavoro di cura, infatti, non è un problema delle donne ma propriamente sociale, che richiede interventi pubblici finalmente adeguati. In questo senso è una buona notizia lo sblocco del fondo nazionale per i caregiver, con 5,3 milioni che impiegheremo in Emilia-Romagna a supporto delle caregiver lavoratrici”. Così Roberta Mori, consigliera Pd e coordinatrice nazionale delle Commissioni pari opportunità di Regioni e Province Autonome, commentando il Rapporto regionale sulle convalide delle dimissioni presentato oggi in Assemblea legislativa dall’Ispettorato per il Lavoro e dalla consigliera regionale di parità, Sonia Alvisi. Dal rapporto emerge che ammontano a 4.174 le dimissioni sul lavoro nel 2020, di cui quasi 2.984 riguardano le donne. A farne le spese maggiori sono, più di prima, le lavoratrici madri, con una percentuale pari al 71% che aumenta di tre punti rispetto all’anno precedente.
“Incentivare le pari opportunità di carriera e la dignità del lavoro femminile è una priorità anche nell’ottica di una lotta sistemica alla violenza contro le donne – rimarca Mori -. Il Piano triennale dell’Emilia-Romagna per il contrasto della violenza di genere – sottolinea – contribuirà ad attuare la Convenzione Oil 190/2019 sulle discriminazioni e molestie nel mondo del lavoro, per contrastare forme di abuso attraverso una più forte sinergia tra Regione, Ispettorato del lavoro, Consigliera di Parità ma anche Aziende sanitarie, sindacati e associazioni di categoria, per un efficace monitoraggio e per valorizzare le buone prassi”.
La consigliera commenta anche la notizia che arriva dall’Unione Europea che, attraverso uno studio di ricerca, ha individuato l’Emilia-Romagna come la regione italiana in cui le donne possono contare su migliori opportunità di vita e lavoro. “Un risultato che ci conforta sulla bontà del lavoro integrato per la parità fatto finora. – commenta Mori –. La strada da fare per l’emancipazione femminile, però, è ancora lunga. Come la crisi pandemica ci ha dimostrato nessuna comunità è esente da arretramenti di cui le donne pagano il prezzo più alto”.
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