Dieci anni fa il terremoto che colpì l’Emilia

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20 e 29 maggio 2012: sono due date che hanno cambiato per sempre la storia del paesaggio in Emilia e in parte della Bassa Lombardia e del Basso Veneto e che resteranno indelebili nel cuore delle persone che hanno vissuto quegli attimi di terrore, in cui la terra ha tremato causando paura, dolore, distruzione e mostrandoci tutta la nostra fragilità di fronte alla potenza distruttiva della natura.

Sembra ieri che ci siamo trovati catapultati fuori dalle nostre abitazioni, annichiliti dalla paura, circondati dalle sirene dei vigili del fuoco, da tende improvvisate in giardino, da Esercito e Protezione Civile impiegati nell’aiuto alla popolazione. Il sisma di maggio 2012 non ha risparmiato case, fabbriche, edifici storici, ma nemmeno gli impianti idrovori e decine di chilometri di canali che in pochi minuti sono stati aperti da crepe, spaccature, perdendo stabilità.

Il Presidente del Consorzio Burana Francesco Vincenzi: “Peggio di un cataclisma c’è solo un doppio cataclisma. Ed è quello a cui abbiamo lottato per scongiurare dopo il terremoto di maggio 2012. È stata una corsa contro il tempo per evitare che a quella devastazione seguisse anche il pericolo di allagamenti, dovuti al fatto che la maggior parte delle nostre strutture erano danneggiate o parzialmente crollate. Il Burana gestisce 2.400 km di canali (la maggior parte promiscui ovvero per scolo e irrigazione a seconda della stagione) e 56 impianti idrovori, di cui gran parte è stata costruita nella prima metà del Novecento, quando l’antisismica non era quella di oggi. Per non parlare dei danni ai canali i cui argini sono fatti di terra e, come tali, con le oscillazioni registrate si sono completamente disconnessi creando pericolose infiltrazioni. Dieci anni fa per prima cosa abbiamo messo in sicurezza tutto il possibile per salvare la stagione irrigua che era alle porte, poi con grande sforzo dell’Ente – e il sostegno economico della Regione Emilia-Romagna – abbiamo riprogettato, rinsaldato, ricostruito, adeguato sismicamente, senza mai interrompere il servizio irriguo e scongiurando il rischio idraulico. Ora, grazie al lavoro di ricostruzione svolto guardiamo al futuro con serenità e fiducia”.

Il Direttore del Burana, l’Ing. Cinalberto Bertozzi, aggiunge: “Oggi possiamo fare un bilancio e dire che oltre il 75% dei lavori è concluso, se sommiamo anche quelli che sono in esecuzione siamo quasi al 90% della ricostruzione. Va dato merito alla Regione Emilia-Romagna che, con apposite ordinanze, ha finanziato la messa in sicurezza e il ripristino delle opere danneggiate stanziando 31.411.288,06 euro che sommati ai fondi assicurativi e ai fondi propri dell’Ente hanno permesso di assegnare 37.516.865,22 euro per la ricostruzione.

Il che si è tradotto in 90 interventi sui principali impianti e canali. Gli impianti Pilastresi, Bondeno-Palata, Santa Bianca, Sabbioncello, Botte Napoleonica, Cipollette, Dogaro, Bosco e Bottegone, Concordia Sud e Ubertosa, i canali Pilastresi, Diversivo di Burana, Diversivo di Cavezzo, Emissario di Burana, il Cavo Vallicella: sono solo alcuni dei principali impianti e canali che sono stati (alcuni sono tutt’ora) oggetto di importanti interventi di ricostruzione. Degli oltre 37 milioni di euro stanziati un capitolo importante (pari a oltre 17 milioni di euro) è rappresentato dal nuovo impianto Cavaliera che è destinato a inserirsi nel progetto di potenziamento del polo Pilastresi a Stellata di Bondeno, già sottoposto a un’importante opera di consolidamento che ne ha potenziato la capacità antisismica. Trattandosi spesso di impianti dall’importante valore storico e architettonico, la parte progettuale e quella burocratica hanno inoltre richiesto particolare attenzione per rispondere ai vincoli della Sovrintendenza”.