Il Senato vota la fiducia a Conte: 156 a favore, 140 contrari e 16 astenuti

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Il Senato ha votato la fiducia al governo Conte con 156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti.

Il premier aveva già lasciato l’Aula del Senato prima della proclamazione della votazione ma con il risultato che, a parte il caso del grillino Ciampolillo era già chiaramente a favore della fiducia.
Si attende ora la decisione del premier, che ha ottenuto ieri la fiducia alla Camera con la maggioranza assoluta, mentre oggi l’ha fallita al Senato. La proclamazione dei risultati è stata attesa a lungo, per due senatori “ritardatari”, riammessi al voto dopo la consultazione del video della seduta. La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha riammesso al voto Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini. “Risulta che il senatore Ciampolillo sia arrivato in Aula alle 22.14 e io avevo chiuso la votazione alla 22.15. Lo riammetto quindi alla votazione. In base a quanto emerso dal video, anche il senatore Nencini che era immediatamente dopo”, ha annunciato Casellati.

La lunga giornata in Aula. Sono 153 i sì ad ora ritenuti certi per la maggioranza in Senato ma il pallottoliere viene continuamente aggiornato e c’è chi confida che l’asticella a sostegno di Conte salga fino ad almeno 158. L’obiettivo, secondo alcune fonti di governo, sarebbe quello di lasciare più di 18 senatori di margine tra i Sì e i No, per dimostrare che Iv non è essenziale alla maggioranza (Qui sotto Senato live).

Il presidente del consiglio Conte al Senato – diretta video

Tra i senatori già in maggioranza si segnala oggi l’assenza per Covid del M5s Francesco Castiello.

Ecco dunque i numeri: 91 M5s (senza Castiello), 35 Pd, 4 senatori del Maie, 6 di Leu più Sandro Ruotolo, 7 delle Autonomie, i senatori a vita Elena Cattaneo, Liliana Segre, Mario Monti. E ancora, dal Misto: Sandra Lonardo, Tommaso Cerno, gli ex M5s Maurizio Buccarella, Gregorio De Falco. Lelio Ciampolillo e Luigi Di Marzio dovebbero votare ma non è confermato. Tra i voti incerti – ma dovrebbe astenersi – viene considerato Riccardo Nencini, che siede con Matteo Renzi nel gruppo Iv-Psi.

Occhi puntati sui renziani per eventuali defezioni dell’ultima ora ma al momento non se ne segnalano. In Senato si ipotizza poi qualche sorpresa da Fi, come ieri Renata Polverini alla Camera: tra i due e i quattro senatori azzurri, secondo i rumors, potrebbero votare con la maggioranza. Dovrebbero essere assenti i senatori a vita Giorgio Napolitano, Carlo Rubbia e Renzo Piano.

Il diario della crisi di governo: lunedì Montecitorio, martedì Palazzo Madama.

Fiducia alla Camera con 321 voti. Nella giornata di lunedì 18 gennaio, nella prima prova per la sopravvivenza del governo, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha incassato una fiducia piena alla Camera, con 321 voti a favore, sei in più della maggioranza assoluta (a quota 315), 259 contrari e 27 astenuti.

Hanno votato a favore anche cinque deputati ex Movimento 5 Stelle, il dissidente M5S Andrea Colletti e Renata Polverini, che contestualmente ha annunciato l’addio al gruppo di Forza Italia.

Lo sguardo è ora spostato sul Senato, dove la partita per il premier è decisamente più difficile: senza i voti di Italia Viva, che finora aveva sostenuto il governo in entrambi i rami del Parlamento, raggiungere la maggioranza assoluta (a quota 161) a Palazzo Madama al momento è considerato un miraggio. Il partito di Matteo Renzi ha già annunciato e conferma la volontà di astenersi: per la maggioranza di governo, tuttavia, basterà anche solo un voto a favore in più rispetto a quelli contrari delle opposizioni per vincere questo round e guadagnare tempo per riorganizzare la compagine.

“Aiutateci a ripartire”, aveva detto alla Camera il premier Conte lanciando un appello ai “volenterosi” che potrebbero salvare il governo dandogli la stabilità necessaria ad andare avanti, promettendo l’impegno per una nuova legge elettorale in senso proporzionale. L’ora “è grave”, ha aggiunto il presidente del consiglio, che ha sottolineato come per proseguire nel cammino del contrasto alla pandemia di nuovo coronavirus e delle riforme occorra “voltare pagina”. Il premier parlerà al Senato alle 9.30, poi dopo una lunga giornata di dibattito in aula e controreplica dello stesso Conte si arriverà in serata al voto decisivo.

Il discorso del premier Conte alla Camera – lunedì 18 gennaio

La replica alle opposizioni del premier Conte alla Camera – lunedì 18 gennaio