Sono passati ormai tre mesi dal devastante incendio divampato nella notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi nell’area del polo industriale di via Due Canali a Reggio, che ha interessato un edificio per la lavorazione di carni fresche della ditta Inalca e un edificio di Quanta Stock&Go adibito a magazzino di alimenti, ma – come hanno denunciato i sindacati Cgil, Cisl e Uil – “della creazione di un nuovo stabilimento, seppur in un’area diversa della provincia, non si fa più cenno”.
Le lavoratrici e i lavoratori di Inalca, Gescar e Fabbrica del Lavoro, nel frattempo, continuano a sobbarcarsi trasferte quotidiane nei siti produttivi di Mantova, Modena e Piacenza, oppure sono costretti alla cassa integrazione, con un disagio psicofisico ed economico sempre crescente.
Eppure, all’indomani del disastro, l’ipotesi di un nuovo stabilimento produttivo a Reggio, seppur in tempi non brevi, sembrava più che credibile, anche alla luce delle dichiarazioni ottimistiche delle istituzioni locali e degli impegni assunti dal gruppo Cremonini (di cui fa parte Inalca) nei confronti di lavoratori e sindacati.
“E invece siamo ancora senza risposte”, hanno sottolineato i tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Sesena, Papaleo e Rinaldi: “Dopo le iniziali rassicurazioni offerte alle nostre rappresentanze, quotidianamente impegnate nel contrattare condizioni sostenibili per le lavoratrici e i lavoratori che hanno optato per le trasferte, è calato un silenzio assordante e sempre meno accettabile”.
Sul banco degli imputati c’è soprattutto Inalca, “che non pare in questa fase brillare per responsabilità sociale”, ma le tre organizzazioni sindacali non hanno risparmiato critiche anche a Coop Alleanza 3.0 e alle istituzioni locali, a partire dalla Regione Emilia-Romagna.
“L’azienda – hanno ricordato i sindacati – aveva formalizzato un impegno a reinvestire, ma poi ha cominciato a vincolare questa possibilità alle condizioni commerciali del suo rapporto di monocommitenza con Coop, che a sua volta ha detto di voler ridiscutere (al ribasso) gli accordi esistenti: stando così le cose, appare chiaro che il cerino rischia di rimanere nelle mani dei lavoratori, gli unici che stanno pagando davvero il prezzo di questa sciagura”.
Da qui la decisione di Cgil, Cisl e Uil di chiedere un incontro direttamente al presidente della Regione Michele de Pascale, che dovrà contemplare anche la presenza del sindaco di Reggio Marco Massari e del presidente della Provincia di Reggio Giorgio Zanni: “La politica può e deve fare di più: 400 posti di lavoro a rischio, e un’importante realtà che scompare dalla geografia produttiva della provincia, rappresentano un’emergenza sociale che non può lasciare indifferenti le istituzioni locali. Regione, Provincia e Comune devono giocare tutto il loro peso per convincere le imprese interessate a non sfilarsi dai loro impegni verso i lavoratori e verso il nostro territorio. Per quanto ci riguarda, la prospettiva di un nuovo stabilimento resta sul tavolo; ma anche a prescindere da questo aspetto prioritario, non siamo disponibili ad avallare un processo di lenta, silenziosa emorragia di posti di lavoro e pretendiamo soluzioni certe”.







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