Coronavirus. Fiorini (FI): fondamentale definire roadmap riaperture Emilia-Romagna

Benedetta Fiorini FI

“I protocolli di sicurezza firmati da industrie, filiere e sindacati in Emilia Romagna sono un ottimo esempio di concretezza, velocità e competenza e di come si possa ripartire nel rispetto assoluto della salute di tutti, a cominciare ovviamente da quella dei lavoratori. Confidiamo quindi che il ministro Patuanelli possa accogliere le proposte che abbiamo avanzato, ascoltando e lavorando quotidianamente insieme ai nostri distretti produttivi, alle associazioni di categoria affinché le industrie della ceramica, ad esempio, possano riaccendere i forni e riprendere a produrre, così come le filiere della moda, dell’automotive, dell’edilizia, delle costruzioni, e tutte le altre, per non perdere posti di lavoro, competitività e quote di mercato rispetto ai competitor di altri Paesi che o non si sono mai fermati o sono già ripartiti”.

Lo afferma la deputata emiliana Benedetta Fiorini, segretario della Commissione Attività produttive della Camera e responsabile dipartimento eccellenze italiane di Forza Italia.

“Il calo dei consumi arrivato al 37% nel mese di marzo, che inizia a pesare sulla produzione, – continua Fiorini – è un campanello d’allarme sulla necessità di definire immediatamente la fase 2. Sappiamo che non è possibile riaprire tutto e subito, riattivare le produzioni al cento per cento, però bisogna programmare le riaperture in modo da dare la possibilità di organizzare la ripartenza ai diversi settori economici: serve urgentemente una roadmap. Ogni giorno che passa – continua Fiorini – la lista dei settori e dei lavoratori in difficoltà si allunga con effetti drammatici sul PIL e sull’occupazione, se non si interviene subito.

La notizia della mancanza di liquidità al 57% delle imprese agricole, diffusa da Coldiretti, è un segnale di cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni se non arrivano dal Governo segnali sulla riapertura e sullo stanziamento di risorse, l’introduzione di voucher ad esempio per i settori in maggiore sofferenza. Ogni settimana di lockdown, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, costa al Paese circa 9 miliardi di euro pari allo 0,5% del PIL. Stiamo rischiando la desertificazione industriale! Laddove c’è la possibilità di garantire la totale sicurezza dei lavoratori e di tutti i soggetti coinvolti nelle filiere produttive, bisogna riaccendere i motori subito in modo da farsi trovare pronti, organizzati nei minimi dettagli, il 4 maggio, alla fine del lockdown. Predisponendo, come chiediamo fin dall’inizio protocolli di sicurezza specifici per ciascun settore produttivo e ciascuna filiera, si possono sperimentare aperture anticipare già dalla prossima settimana”.