Caso Soumahoro. “Soldi spesi in vestiti di lusso”

Soumahoro, sono estraneo alla vicenda

Sei indagati rischiano il rinvio a giudizio, tre di questi sono parenti del deputato famoso per battaglie a favore dei braccianti agricoli.
Duunque, la moglie del deputato Soumahoro, Liliane Murekatete, la suocera, Marie Therese Mukamitsindo, ed altre quattro persone rischiano il processo nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione delle coop che si occupavano di migranti.

La Procura di Latina ha notificato ai sei indagati per reati fiscali l’atto di chiusura delle indagini che precede la richiesta di rinvio a giudizio. In particolare a Murekatete è accusata di evasione dell’imposta sui redditi.

Secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Latina, sarebbero state evase le imposte sui redditi e sul valore aggiunto, inserendo nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019 elementi passivi fittizi e costi inesistenti per diversi milioni di euro. La posizione più pesante, secondo le carte della Procura pontina, è quella di Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro, a cui viene contestato per i soli anni d’imposta 2015 e 2016, di aver contabilizzato fatture per operazioni inesistenti che avrebbero consentito alla Karibu di evadere 597.000 euro di Ires. In totale il valore delle presunte fatture false utilizzate e contestate alla Mukamitsindo ammonterebbe a più di 2,3 milioni di euro.

Alla moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete, e al cognato, Michel Rukundo, invece la Procura di Latina contesta, in concorso con la madre Marie Therese, di aver utilizzato ulteriori false fatture per 55.000 euro, che avrebbe permesso un’evasione di poco più di 13.000 euro.

Nell’indagine si ipotizza inoltre che i fondi anziché essere impiegati per scopi sociali venivano dirottati, per quanto riguarda le coop gestite da Murekatete e il fratello, per l’acquisto di beni voluttuari: “Spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale…in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale: acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso tra cui Ferragamo a Roma”.

“C’è anche il diritto alla moda, all’eleganza”. Il deputato Aboubakar Soumahoro giustificò così.

Per l’avvocato difensore “la notizia della conclusione delle indagini sulla cooperativa Karibu ha portato alla pubblicazione di articoli che non forniscono una corretta rappresentazione del quadro accusatorio e che in diversi casi veicolano assunti che non trovano riscontro nell’avviso ex articolo 415 bis cpp notificato dalla Procura di Latina”. Lo scrive in una nota l’avvocato Lorenzo Borré, difensore della signora Murekatete. “L’unica condotta che si contesta a Liliane Murekatete – prosegue Borré – è quella di aver provocato un danno erariale da 13.368 euro, conseguente all’asserita violazione dell’obbligo di controllo della dichiarazione dei redditi presentata nel 2020 dalla presidente della Karibu, e specificamente per non aver controllato che nella dichiarazione non fossero riportate fatture pagate alla Jambo Africa, onere di cui – secondo l’accusa – Liliane Murekatete era gravata, ma che la nostra linea difensiva contesta e in relazione alla quale in data odierna è stata depositata una memoria difensiva di 11 pagine”, annuncia il penalista.

“Assolutamente falsa – sottolinea ancora Borré – è poi la notizia che alla signora Murekatete sarebbero stati sequestrati conti correnti per centinaia di migliaia di euro (circostanza evidentemente inverosimile a fronte del capo d’imputazione che le contesta il danno erariale di 13mila euro, con una quota interna gravante sulla signora Murekatete di 4.500 euro)”. ”Evidenzio inoltre che nell’avviso di fine inchiesta non c’é alcun riferimento all’acquisto di articoli di moda, che comunque non sono stati certamente acquistati dalla mia assistita, la quale nulla sa in proposito, non essendone peraltro stata la beneficiaria. Né la signora Murekatete ha mai presentato istanza di riesame”, prosegue il legale. “La mia assistita rimane ferma nel contestare la sussistenza di proprie responsabilità, ma diversamente da quello che spera qualcuno, il processo si farà in tribunale e non sui giornali”, conclude.