Cashback, italiani al gioco

cashback di Stato

Un’altra puntata delle misure comiche inventate dal governo riguarda il cashback, ossia il rimborso fino a un massimo di 150 euro delle spese effettuate via carta di credito a dicembre 2020. Per ottenere il rimborso direttamente sul conto corrente, pari al 10% delle somme spese, occorre iscriversi a un’app, fornire i propri dati di riferimento compreso l’Iban e documentare almeno dieci operazioni di acquisto senza contante nel mese di dicembre fino a una somma massima di 1.500 euro. La misura scatta l’otto dicembre e arriva sino all’ultimo giorno dell’anno.

Nelle prime ore di apertura per le iscrizioni online l’app non ha retto alla mole delle richieste inviate, a riprova del fatto che agli italiani, o perlomeno a una buona parte di essi, l’ipotesi di mettere mano alla carta di credito per almeno dieci transazioni e una spesa non superiore ai 1.500 euro piace assai.

Pensano sia un po’ come risparmiare 150 euro su una cifra già programmata per i regali di Natale. O invece, più probabilmente, la somma degli addebiti sulla carta di credito sarà superiore a quanto preventivato, ed è immaginabile che la misura si risolverà in una spesa superiore al budget natalizio ma limata da uno sconto del 10%.

Come già accaduto in occasione dei vari bonus vacanze e annessi, e come in forma ancor più comica vedremo a partire da inizio anno con la lotteria degli scontrini, il tentativo del governo di limitare l’utilizzo del contante per colpire l’evasione fiscale conferma la tendenza paternalistico-furbesca che l’esecutivo Conte2 ha deciso di scegliere nell’approccio con gli italiani: considerati non cittadini adulti e responsabili, ma furbetti individualisti dediti al vantaggio personale e insofferenti alle regole. Ai quali italiani va proposta secondo il premier una politica non di educazione ma di compromesso al ribasso: se la finisci di ingannare il fisco vieni premiato con un vantaggio sul tuo terreno, ossia un piccolo vantaggio, tipo uno sconto di pena.

Lotterie, sconti, bonus, strizzate d’occhio: va bene tutto purché non sia previsto il rispetto delle regole. Questo è molto italiano, ed è una vera sciagura per la nostra immagine internazionale, oltre che per i costi sociali che provoca. Le sale giochi prosperano in un’Italia sempre più povera mentre l’azzardo di Stato viene consentito e perfino promosso come risposta disperata alla miseria morale e materiale.

Distratti dalla pandemia e dagli infiniti traccheggi della politica, non ci rendiamo conto della bomba sociale che sta sotto i nostri piedi. Si litiga con il Recovery Fund prima ancora che arrivi. Molti, tra di essi gli emiliani, vorrebbero gestirne da soli la parte che gli spetta, e forse hanno anche ragione visto il governo che c’è.

Ma a preoccupare è la tenuta dello Stato, non di una singola regione. Da marzo finirà il blocco dei licenziamenti e almeno un altro milione di italiani perderà il posto di lavoro. Molte delle imprese di cui erano addetti, del resto, sono già chiuse. Le risorse del NextGenerationEU, ultima chiamata per la sopravvivenza in Europa del nostro indebitatissimo paese, vanno gestite con intelligenza, efficienza e trasparenza. Non sarà facile.