Carcere. Amico e Cavalieri: agisca il garante reggiano dei detenuti

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«La situazione del carcere di Reggio Emilia è sempre molto critica e l’istituzione del Garante dei detenuti non si può più rimandare». È l’appello lanciato all’amministrazione comunale dal reggiano Federico Amico, presidente della Commissione Parità e Diritti della Regione Emilia-Romagna, e dal Garante regionale Roberto Cavalieri, alla vigilia della presentazione in Commissione della relazione annuale sulle carceri emiliano-romagnole, in programma il prossimo giovedì 20 aprile alla presenza dell’Associazione Antigone, osservatorio indipendente sullo stato delle carceri italiane.

«Nel 2022, all’interno delle mura di via Settembrini, sono stati registrati un suicidio e 249 atti di autolesionismo – segnala il presidente Amico – In generale, i dati che saranno illustrati dal Garante riportano una situazione strutturalmente critica di sovraffollamento per le carceri regionali. A Reggio si contano 352 detenuti su 293 posti regolamentari, un dato che supera il 120 per cento della capienza. A questo si assomma la carenza di organico: il personale previsto è di 240 unità, ma quello effettivamente presente raggiunge quota 194, pari al 19% in meno del dovuto».

«Arrivare al più presto all’istituzione di una figura indipendente di garanzia per le persone private della libertà personale, dopo l’approvazione lo scorso ottobre del regolamento da parte del Consiglio comunale, è per Reggio Emilia un passaggio fondamentale – commenta il Garante regionale Cavalieri – che può essere di vero supporto alla dignità dei detenuti e aiutare l’amministrazione comunale nello svolgere quelle attività necessarie a far sì che il “dentro” e il “fuori” dialoghino meglio e rendano attuabile l’articolo 27 della Costituzione per cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».

A Reggio Emilia l’iter per l’istituzione del Garante è iniziato a giugno 2021 con una mozione promossa da Reggio è in Consiglio comunale e sottoscritta dagli altri gruppi di maggioranza. A luglio dell’anno successivo è stata presentata la proposta di Regolamento per l’istituzione di una figura di garanzia «in grado di monitorare, visitandoli, i luoghi di privazione della libertà al fine di individuare eventuali criticità contrarie alla dignità delle persone e, in un rapporto di collaborazione con le autorità responsabili, trovare soluzioni per risolverle», a cui è seguita l’approvazione del regolamento a ottobre 2022.

«Ora è cruciale far uscire subito il bando per la selezione del Garante comunale – spiega Amico, che da oltre due anni si batte perché venga istituito – È fondamentale per colmare una mancanza che esiste da troppo tempo, anche alla luce della complessità e varietà di situazioni che si trovano nel carcere di Reggio, dalla detenzione femminile alla sezione trans, dall’articolazione di salute mentale alla casa circondariale. La nuova figura di garanzia potrà supportare il già intenso dialogo tra il Comune e il penitenziario, e favorire percorsi di recupero attraverso il lavoro e la cultura, con la collaborazione delle associazioni e delle cooperative che già oggi operano in carcere, a conferma che il carcere è tra le priorità delle politiche sociali del municipio reggiano».

A oggi la presenza dei Garanti comunali dei detenuti si rileva nei territori di Piacenza, Parma, Bologna e Rimini. «I comuni di Reggio Emilia e Modena hanno concluso l’iter amministrativo per l’adozione dei necessari atti per il riconoscimento di questa figura. Infine, i comuni di Castelfranco Emilia, Forlì e Ravenna non hanno intrapreso atti relativi al riconoscimento, rendendo così assai complessa l’istituzione di una vera e propria rete».

I dati regionali

Nel corso del 2022 in Emilia-Romagna le strutture penitenziarie per adulti hanno presentato una capienza regolamentare media di 3.005 posti (si è oscillato da un minimo di 2.984 a un massimo di 3.013), le cui variazioni dipendono dallo svuotamento di sezioni per ristrutturazioni o temporanee inagibilità delle camere di pernottamento. La presenza media dei detenuti è stata di 3.339 persone (si è oscillato da un minimo di 3.243 a un massimo di 3.428) di cui 144 donne (si è oscillato da un minimo di 129 ad un massimo di 161). Gli stranieri presenti sono stati in media 1.610 (si è oscillato da un minimo di 1.551 ad un massimo di 1.679). Percentualmente le detenute donne rappresentano il 4,11% della popolazione detenuta mentre gli stranieri il 48,21%. Il tasso di sovraffollamento è stato in media del 111,10%, il valore massimo raggiunto è stato di 114,87% e mai si è sceso sotto la capienza regolamentare.

La situazione a Reggio Emilia

A partire dal 2015 nel carcere di Reggio Emilia è stata avviata una riorganizzazione dei circuiti interni, con la previsione – oltre alla ricollocazione della locale articolazione di salute mentale, destinata a ospitare anche detenuti minorati psichici e con sopravvenuta infermità mentale – di istituire una sezione di reclusione (ora raddoppiata) e una sezione per detenuti transessuali. Nell’istituto è presente, inoltre, il circuito Zeta donne (congiunte di collaboratori). Le sezioni per detenuti transessuali e quella per donne congiunte di collaboratori (circuito Zeta) sono state riallocate con una parziale riduzione di capienza, al fine di dare spazio a una nuova sezione circondariale femminile. Tale scelta è stata assunta, inizialmente, al fine di gestire le criticità conseguenti alla chiusura temporanea della sezione femminile presso la casa circondariale di Modena, di cui è stata confermata la riapertura in ragione del persistente sovraffollamento di tale circuito nel distretto.