Già rimosso il generale omofobo (o no?)

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E’ il generale Roberto Vannacci – spezzino di 54 anni, una brillante carriera militare condita da numerose onorificenze, iniziata dopo aver frequentato il 168º Corso “Fedeltà” dell’Accademia Militare di Modena e passata per la Folgore e mezzo mondo, Afghanistan compreso – il protagonista dell’ultima bufera politica di questa estate. Scatenatasi dopo la pubblicazioni sui giornali di brani del libro, scritto e autoprodotto dallo stesso generale (fino a poche ore fa responsabile dell’Istituto geografico militare di Firenze: è stato rimosso già oggi, venerdì, e verrà sostituito dal 20 agosto da un altro generale, Massimo Panizzi), “Il mondo al contrario”. Oltre trecento pagine con una serie di giudizi omofobi e prese di posizioni contro femminismo, migranti e ambientalismo espressi in modo crudo e diretto. Che, grazie anche alle polemiche, fra ieri ed oggi è balzato al primo posto delle vendite su Amazon, la più grande piattaforma di e-commerce al mondo.

L’Esercito ha subito “preso le distanze” affermando che non era a conoscenza “dei contenuti” del libro. Né ai vertici militari è stata sollecitata da parte dell’autore alcuna “autorizzazione o valutazione”. E lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto ha subito annunciato una azione disciplinare esortando, via social, a “non utilizzate le farneticazioni personali di un generale in servizio, che ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione, per polemizzare con la Difesa e le forze armate”. Dalle opposizioni, numerose le dichiarazioni di condanna. Da Piero Fassino del Pd (“Ci aspettiamo un immediato e adeguato intervento del Ministro Crosetto e dei vertici delle nostre Forze armate”) al segretario di Si Nicola Fratoianni (“Quello che non è normale nel nostro Paese è che un alto ufficiale dell’Esercito Italiano si metta pubblicamente a esprimere giudizi incommentabili, insulti omofobi e razzisti, pregiudizi e stupidaggini”). Una netta condanna è arrivata anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e dall’Anpi: “Si tratta di un concentrato di omofobia e volgarità di rara violenza verbale che lede l’onore delle Forze Armate verso cui l’intero Paese nutre stima e rispetto”, ha detto il presidente Gianfranco Pagliarulo.

La controreplica del generale

“Al ministro non replico, mi attengo a quelle che sono le sue disposizioni. Mi esprimerò davanti a lui quando mi convocherà o nei confronti di chi mi convocherà. Conosco il rispetto, risponderò nelle sedi opportune – ha controreplicato il generale Vannacci – Ciò che mi procura disagio è la strumentalizzazione: sono state estratte frasi dal contesto e su queste sono state costruite storie che dal libro non emergono. Sono amareggiato dalla decontestualizzazione e dal processo a delle opinioni: Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente, meno male abbiamo superato quei momenti”.

Nel suo “Il mondo al contrario” sostanzialmente si afferma che la società è schiava di minoranze e lobby. Parlando di omosessuali e coppie gay il generale afferma: “Normali non lo siete, fatevene una ragione!”. E ancora: “La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionali”.

“La frase sugli omosessuali viene da uno, ovvero io, che è scappato tutta la vita dalla normalità – ribatte il militare – Per questo dico che sono a fianco degli omosessuali nella caratteristica di essere al di fuori della normalità. Nel libro spiego che l’anormalità non è migliore o peggiore, non è buona o cattiva. Gli omosessuali non sono normali tanto quanto non lo sono io. Sono una persona che ha fatto scelte diverse, cose e di cui vado fiero. E sarei altrettanto fiero se fossi omosessuale”.

Nella quarta di copertina Vannacci prende posizioni contro coloro che, a suo dire, definiscono “civiltà e progresso” quando gli “occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale e quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e famiglie sono costretti ad abbandonarle”. Parlando della legittima difesa il generale, che si definisce erede di Giulio Cesare, non usa giri di parole: se un ladro entra in casa “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”, “se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.

Nel testo anche riferimenti alla questione migranti e alle “discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze” mentre parlando della campionessa di volley Paola Egonu, Vannacci scrive che è “italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.

«Il fatto di avere combattuto fianco a fianco, mano nella mano, con persone di etnia africana, mediorientale, tajiki, pasthun rivela proprio che l’accusa di razzismo è un’invenzione dei media – replica il generale nelle interviste – Senza mai tirarmi indietro ho rischiato la pelle per ideali e principi di etnie diverse, se non le vogliamo chiamare razze. Ma con questo non voglio dire che non esistono etnie, culture, civiltà diverse. In quanto alle Egonu, «è italiana, gareggia e rappresenta sicuramente l’Italia. Quello che dico è che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità come raffigurata da 4mila anni di storia fin dagli affreschi degli etruschi. Se vai in Papua Nuova Guinea e chiedi di fare il ritratto di un italiano non lo disegnano con la pelle nera perché tradizionalmente non siamo neri».

Scardina (Psi): è un inno alla violenza 

Sulla vicenda è intervenuto anche il responsabile nazionale Diritti civili e sociali e vice segretario provinciale di Reggio Emilia del Psi, Alex Scardina. <<Quanto pubblicato da Roberto Vannacci, ex capo dei paracadutisti della Folgore, nel suo volume, che definire saggio appare davvero troppo, è un inno alla violenza – dichiara –  Si leggono passaggi come “Omosessuali, non siete normali, fatevene una ragione”, o “Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento che non può essere represso nelle aule di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora rivendico a gran voce il diritto all’odio e al disprezzo”.
Subito penso – prosegue Scardina – che questa sia la cartina al tornasole dei danni che il regime di Viktor Orban, ha portato in dote alle destre, con spinte eversive, d’Europa. Vale a dire instillare l’odio, goccia dopo goccia, proprio come predicato anche nel libercolo italiano, in tutte le nuove leggi dello Stato, permeandone la società, come un virus. La memoria, allora, mi corre immediatamente ad Andrea Giuliano, nostro connazionale, che in nome del diritto all’odio affermato dal dittatore ungherese, prima che dal kapó italiano, è stato oggetto di un procedimento penale da parte di omofobi, antisemiti e violenti, proprio a Budapest, città dove viveva, e che lo hanno costretto a lasciare il paese, dopo aver cambiato casa dieci volte, non senza essere stato barbaramente picchiato grazie alla taglia pubblica da diecimila euro sulla testa, il tutto tra il silenzio, per non dire compiacimento, dei militari che non hanno mai dato seguito alle denunce atte a bloccare gli aguzzini. Ecco, questo fantomatico diritto all’odio e al disprezzo porta soltanto a violenza, distruzione e morte. Già perché se l’odio non può essere represso nelle aule di tribunale, in quale altro modo potete immaginare che possa trovare sfogo se non, come in Ungheria, come con Andrea Giuliano, nelle spranghe e nella violenza di massa?
Attenzione – conclude – non possiamo correre il rischio che il dubbio si insinui in noi, significherebbe accettare che gli istinti più bassi si sostituiscano al vivere civile. Nonostante i continui richiami all’uomo solo, o alla donna sola, al comando, abbiamo già sperimentato in passato cosa significhi per il nostro paese scivolare nella tirannia. Allora prestiamo grande attenzione perché, come dimostra la gestione dell’affare Ungheria in Europa da parte dei fieri e conniventi Meloni e Salvini, ancora silenti sulla italica questione ma sempre solerti a difendere il cavallo di troia dell’illiberalità Orban, ideologo delle idee copiate dal parà, il rischio e di trovarci, come a Budapest, con le libertà ridotte ad un salame: buone, certo, ma eliminate «fetta dopo fetta».>>

 



Ci sono 2 commenti

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  1. Max

    mito.. non per ciò che dice condivisibile su alcuni temi o no ma perché ha il coraggio di andare controcorrente rispettando educatamente il diritto di libertà di stampa ad esprimere il suo pensiero in un periodo dove la maggior parte per pigrizia o rassegnazione preferisce non interrogarsi più di tanto o comunque obbedisce a tutto come in un impero globale mascherato da moda la quale è creata ad hoc come quando si crea l’opinione pubblica..personalmente ho sentito omosessuali insultare ed odiare le donne ma meno di molti etero e stesso discorso vale per quelle donne che odiano gli uomini ignorandoli o discriminandoli che siano etero o no bisognerebbe tendere alla fratellanza all’Unione alle coccole e quindi uguaglianza e libertà ma con la giustizia che deve garantire questi principi cardini nel senso che se una si prostituisce o spaccia fa qualcosa di illegale si ma è peggio chi sporca o distrugge, chi si rende pericoloso, chi ruba, chi molestia, chi invade l’altrui proprietà, chi non paga, ecc..le tradizioni invece andrebbero separate in più giuste e meno giuste perche se nel passato si drogavano si accarezzavano allegramente senza vesti facendo anche orge o festini spinti ma rispettavano gli omosessuali.. facevano anche sacrifici umani e schiavizzavano facevando giocare i leoni affamati spesso con persone normali per punirli o per dargli una vana chance di libertà dalla schiavitu’ totale..ci sono sicuramente tradizioni che possono aiutarci al di là del folclore a migliorare il futuro direzionando il progresso in modo più consono dello schifo a cui passivamente assistiamo ma la passività è solo dovuta al fatto che ci tengono sempre più divisi facendoci litigare su cose che comunque scelgono per noi ma i modi di ribellarsi e manifestare colpiscono sempre noi un po’ come le guerre ed il terrorismo di cui fanno le spese sempre gli innocenti e così politici e governanti continuano a barare ammazzando in tanti modi milioni di cittadini anche senza una guerra portandoli ad es. in vari modi alla fame allo stress facendoli perire con la non prevenzione sanitaria alla mala sanità mala giustizia mancanza di forze dell’ordine ma soprattutto la loro poca incisività quando serve perché è assurdo che ad una normale partita arrivi uno stato di polizia tale da alimentare la guerriglia e non dico dove sparano le cosche ma dinanzi ad uno impazzito magari anche disarmato che spacca tutto colpendo le persone stanno con le mani in mano.. poi se uno si dimentica la patente arrivano 3 pattuglie anche se chiedi scusa e poi che male c’è ad essere un po’ patrioti difendendo il territorio come fanno tutti dalla clandestinità ma soprattutto dai peggiori immigrati che altre nazioni scelgono in base alle loro esigenze

  2. Miten Veniero Galvagni

    Vannacci è solo la punta dell’iceberg. Una maggioranza di persone italiane, temo, la pensano come lui. Certamente la maggior parte non solo dei generali, ma anche dei paracadutisti, fenomeno noto sin dagli anni Sessanta-Settanta ( non ricordiamo forse le scazzottate tra Parà e il Potere Operaio di Pisa?). Francamente attendo una presa di posizione netta, al proposito, da parte del Comandante delle Forze Armate italiane: il Presidente della Repubblica. Non è Vannacci soltanto, il guaio: è un guaio più profondo ed esteso.


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