Autonomia regionale, il dibattito in Aula: obiettivo da raggiungere con Roma

assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna

Il dibattito sull’autonomia regionale approda in aula. A relazionare sulla strada fatta e e su quella che c’è ancora da percorrere è il presidente dell’esecutivo regionale, che ricorda come quello sull’autonomia sia “un percorso avviato nella precedente legislatura e approdato a una prima significativa tappa il 28 febbraio 2018 con la stipula dell’intesa preliminare con l’allora governo Gentiloni. Avevamo un mandato dell’Assemblea legislativa molto forte, non c’era nessun voto contrario. Purtroppo però – dice il presidente – anche molte richieste ragionevoli hanno trovato un muro, soprattutto da parte delle strutture ministeriali. Da qui la possibilità di coinvolgere il parlamento nella fase ascendente, così come è essenziale che i consigli regionali siano pienamente coinvolti nel negoziato, oltre agli enti locali”. Poi c’è il capitolo pandemia, che “ha modificato l’agenda e le priorità”. Dunque, aggiunge, “le comuni esperienze con le altre Regioni e i rapporti con la ministra competente mi fanno dire che dobbiamo riprendere il filo: sarebbe prematuro dire che ci sono le condizioni per atti unilaterali se vogliamo un’autonomia condivisa e apprezzabile anche dal governo. Che ora, però, deve dire cosa vuole fare, visto che la legislatura va verso la fine. Certamente penso che ci debbano lasciare gestire alcune materie e alcune risorse che ci permettano di programmare, semplificare e sburocratizzare”. Il presidente propone di “togliere le materie dell’istruzione” dal tavolo della discussione, proprio perché, spiega, a causa delle polemiche che sono state sollevate su questo punto “il confronto è stato frenato”. Netta anche sul tema risorse: nessuna richiesta di ulteriori fondi, ma la volontà di avere nuove modalità di utilizzo in modo da sfruttare meglio le risorse esistenti.

La relazione del presidente della Regione è stata oggetto di confronto tra i gruppi assemblea.

“Sicuramente oggi questo tema ha bisogno di una bella rinfrescata e prima di tutto bisogna che riprenda il percorso dell’autonomia per la nostra Regione, su questo la Lega aveva presentato una risoluzione e abbiamo avvertito imbarazzo nella maggioranza”, spiegano il capogruppo e i consiglieri della Lega, per i quali “ci pare che si stia buttando la palla al parlamento e al governo: sicuramente una legge quadro può essere utile per fare scuola ad altre Regioni che volessero chiedere più autonomia, ma allo stesso tempo serve sapere cosa vuole fare la nostra Regione (quali azioni la giunta vuole assumere per arrivare all’autonomia). Non si può dire solo che tocca al parlamento agire. Servono meno parole e più fatti”. La Lega chiede anche che “si cominci a parlare del residuo fiscali. Il nostro faro deve essere: coinvolgimento del territorio e dei portatori di interessi, ma avendo chiaro cosa si vuole fare. Oggi non è chiaro cosa si vuole fare”.

Dal canto suo Fratelli d’Italia ricorda come “la Costituzione parla chiaramente di un’Italia unita. Il titolo V della Costituzione (ovvero gli articoli su cui si basa la richiesta di autonomia differenziata) è una delle peggiori riforma fatte nella seconda Repubblica, ricordo che è stata approvata a strettissima maggioranza e come le ‘materie concorrenti’ tra Stato e Regioni in questi anni hanno creato confusione tanto da ingolfare, con i ricorsi, la corte costituzionale”. Da qui la richiesta di “rivedere l’intera impalcatura sul tema a livello nazionale: la legittima richiesta di maggiore autonomia deve andare di pari passo con una complessiva riforma costituzionale che non può ignorare la riforma l’elezione diretta del capo dello Stato”. Per Fdi “l’Italia più che l’Italia delle venti Regioni è quella degli 8mila campanili e delle tante province: l’identità è lì, tanto che lo stesso sistema elettorale regionale prevede che dobbiamo candidarci e raccogliere voti in circoscrizioni provinciali, così come i giornali hanno le cronache provinciali e non regionali”.

Netta la posizione della capogruppo e dei consiglieri del Partito democratico: “Abbiamo le idee chiare, ma è altrettanto vero che non può essere l’Emilia-Romagna da sola a portare avanti l’autonomia differenziata. Se lasciamo passare il messaggio che l’autonomia differenziata si fa senza il parlamento non la raccontiamo giusta, non dobbiamo incentivare false aspettative. Restiamo convinti che nel 2018 abbiamo agito bene coinvolgendo i territori e le parti sociali, ma dal 2018 sono cambiate molte cose anche a seguito della pandemia. È pertanto necessario aggiornare l’impostazione, se necessario riducendo le materie e chiedendo a governo e parlamento di fare la legge quadro. Procedere con forzature può portarci solo allo stallo totale. Il nostro progetto di autonomia differenziata è coerente con i valori di unità nazionale previsti dalla Costituzione”. Il Pd sottolinea come “non si è portato avanti un progetto contro le altre Regioni, ma un’opportunità per tutte le Regioni e tutto il Paese: per noi l’autonomia differenziata serve per snellire la burocrazia e avere più capacità programmatoria. In quest’ottica la nostra posizione sul residuo fiscale è chiara: non chiediamo di avere più risorse, ma di avere le condizioni di spendere meglio quelle che abbiamo”.

Dal canto suo la capogruppo del Movimento 5 stelle sottolinea l’importanza “di tenere conto di quanto avvenuto in questi anni, dei cambiamenti intercorsi a partire dalla pandemia da coronavirus e dalla crisi energetica: bisogna ragionare non solo a livello di sistema Paese, ma anche europeo”. I pentastellati ricordano di aver sempre avuto dei dubbi sulla forma con cui la Regione ha avviato il percorso per l’autonomia differenziata: “Di fronte alla sfide che abbiamo di fronte non ci possiamo più accontentare di etichette e di intenzioni, dobbiamo sapere nel merito quali obiettivi ci vogliamo dare come Regione, apprezziamo le parole di chiarezza sulla scuola”.

“La prima domanda da farci è politica: perché la Lega sollecita su un tema che mi trova concorde e il presidente della giunta fa un intervento molto affine alle posizioni del mio partito e del ministro degli Affari regionali”, spiega la capogruppo di Forza Italia, per la quale “di fronte a una guerra, di fronte a una pandemia abbiamo l’obbligo di fare riforme sensate e di farle possibilmente in fretta”. Per i berlusconiani bisogna aprire un ragionamento anche sulla scuola come argomento di maggiore autonomia regionale, in primo luogo nel rapporto tra pubblico e privato.

“Europa Verde non aveva condiviso le modalità di avvio del percorso, anche perché non eravamo presenti in Assemblea, ma apprezziamo che oggi c’è stato un cambiamento, rivolto alla solidarietà nazionale”, spiega la capogruppo di Europa Verde, che sottolinea soprattutto come “sul residuo fiscale non chiediamo più risorse, ma di spenderle meglio. È giusto che ci sia la richiesta di una legge quadro nazionale perché non ci può essere un ‘regionalismo alla carta’, bisogna evitare di continuare a fare riforme spinti dalle pulsioni del momento come è avvenuto con il Titolo V e con l’abolizione delle Province. Bisogna coinvolgere il parlamento fin dalla parte ascendente del progetto di autonomia”. Gli ecologisti hanno aperto il tema “turismo sanitario”, ricordando che tutti i cittadini della Repubblica devono avere il diritto all’accesso alle stesse cure sanitarie in tutta Italia.

Per la lista Bonaccini è “giusto proseguire l’iter sul tema autonomia: c’è una scelta politica di metodo che seguiamo sempre, ovvero ascoltare il consenso espresso dalle forze sociali e territoriali. Ringraziamo il presidente della Giunta per l’informativa di oggi che è l’occasione per ribadire la volontà di conseguire l’autonomia differenziata all’interno di un confronto con il parlamento. Di autonomia c’è necessità. Vogliamo con determinazione l’attuazione in collaborazione con il governo e la conferenza Stato-Regioni degli articoli della Costituzione che riguardano l’autonomia differenziata”.

Per il capogruppo di Emilia-Romagna Coraggiosa “parlamento e governo devono approvare una legge quadro sul tema autonomia, altrimenti c’è il rischio che la contrattazione tra singole Regioni sul tema porti divisioni e poca chiarezza. Così come bisogna chiarire bene i livelli essenziali delle singole prestazioni, aspetto fortemente legato alle risorse economiche. Il discorso su livelli essenziali delle singole prestazioni e relative risorse va fatto per tutto il Paese, nessuno mette in discussione l’unità nazionale”. ER Coraggiosa invita a tenere ben presente quanto avvenuto in questi anni, dalla pandemia alla guerra in Ucraina passando per la crisi energetica. “Oggi il principale tema di cui deve discutere chi si occupa della cosa pubblica è la pace: c’è il rischio di nuovi conflitti mondiali, è questo il tema che preoccupa la popolazioni”, spiega il capogruppo, per il quale “la discussione di questi mesi ha sdoganato alcuni tabù: uno di questi l’idea che ci possa essere l’uso delle armi atomiche, oggi se ne parla nei talk show. Non possiamo non affrontare questo tema, il vero tema che interroga il genere umano, il futuro del genere umano”.

Nella sua replica il presidente della giunta auspica che il governo convochi a breve tutte le Regioni che hanno fatto richiesta di aderire al percorso dell’autonomia differenziata e anche quelle che hanno mostrato recentemente un interesse, servono date e tempistiche per l’autonomia differenziata.

In aula, sul tema, sono state presentate dai gruppi politici due risoluzioni.