Nessuna connessione tra il nuovo coronavirus e i casi di polmonite che si sono verificati nel Piacentino tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020: a questa conclusione è giunta l’Azienda Usl di Piacenza che ha condotto una revisione degli esami radiografici e delle cartelle cliniche di tutti i pazienti con diagnosi di polmonite ricoverati negli ospedali del territorio tra il 20 dicembre 2019 e il 20 gennaio 2020.
L’analisi della documentazione, spiega l’Ausl, ha permesso di individuare 215 casi, che sono stati tutti valutati singolarmente alla ricerca di eventuali segni radiologici riconducibili a polmonite da Covid-19. Per nessuno di essi, è la conclusione, è stato riscontrato un legame con la sindrome provocata dal coronavirus.
La polmonite provocata dalla sindrome Covid-19 ha “un quadro clinico immediatamente riconoscibile”, spiega la Ausl: ha dei tratti distintivi, indicati da letteratura scientifica, come dei particolari addensamenti e opacità. Queste caratteristiche si possono riscontrare con radiografie e Tc ad alta risoluzione del torace (quest’ultima anche senza mezzo di contrasto).
Secondo la valutazione fatta il numero di polmoniti riscontrato “può essere imputato ad altre cause” e “l’ipotesi che il picco di polmoniti di dicembre e gennaio possa essere anticipatorio o predittivo della successiva esplosione del contagio da Covid-19 alla fine di febbraio – sottolinea la Ausl – è da considerarsi categoricamente esclusa dalle evidenze scientifiche”.
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Basta con dati manipolabili e infatti manipolati. Occorre un patentino non per i vaccinati, ma per gli imbecilli.
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