Caso Franci. Le amiche in politica

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L’arresto dell’educatore correggese Daniele Franci su richiesta della procura di Reggio per presunte violenze e molestie sessuali ai danni di una decina di giovani allievi, condotta abituale secondo la accusa perpetrata negli anni, ha suscitato come è ovvio numerose reazioni. Gli indirizzi social dell’arrestato e del centro di formazione da lui diretto sono stati subissati da insulti e quindi chiusi. Le istituzioni pubbliche che hanno finanziato per anni le attività di Franci si sono affrettate a prenderne le distanze, per quanto possibile, nel timore di conseguenze spiacevoli per la propria reputazione. Nel frattempo, in attesa della scarcerazione e di un eventuale rinvio a giudizio, Franci è passato dalla condizione di stimato teatrante con buone amicizie in politica a quella di mostro violentatore di minori. Una prova umanamente difficile.
Chi ha vissuto l’esperienza della gogna mediatico-giudiziaria conosce meglio di chiunque altro ciò a cui il malcapitato deve suo malgrado sottostare. Non tutti ne escono vivi, si veda il caso Tortora, e migliaia di altri dopo di lui. Non ho contezza di alcun reato commesso dal signor Franci. Egli è secondo Costituzione innocente fino a sentenza definitiva contraria, e gli auguro – come in una società civile tutti si dovrebbero augurare – che anche l’eventuale processo si svolga in un contesto di piene garanzie sia procedurali sia ambientali.

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Ma la ragione che ha reso e verosimilmente renderà il caso Franci più visibile di altre analoghe situazioni è di natura prettamente politica. Perché dalle prime carte emerse relative ai rapporti tra il Centro Etoile e alcuni enti pubblici emerge un quadro alquanto singolare. Franci e il suo gruppo hanno goduto in passato di sostegni e finanziamenti su base fiduciaria rilasciati dai Comuni di Reggio, Correggio, Novellara, e dalla Provincia di Reggio senza concorsi, in forma discrezionale, e per cifre complessive di una certa rilevanza: soldi pubblici, ovviamente.
Il tasso di confidenza esistente tra l’arrestato e sindache e assessore del territorio, documentato da immagini di dominio pubblico, fa intuire che le interessate (Malavasi, Curioni, Carletti, Maramotti, Rabitti) provassero stima e fiducia nei confronti dell’educatore, anche aldilà degli ambiti istituzionali. Allora è doveroso chiedersi: quella fiducia e quei finanziamenti, e quelle lettere di raccomandazione inviate ai dirigenti scolastici affinché lavorassero con Franci, erano il frutto di buona e sana amministrazione? Vi erano controlli? Erano stati esaminati i metodi di lavoro del Centro Etoile?

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Esistono nella sola Reggio Emilia centinaia di centri, laboratori, gruppi spontanei che cercano di portare avanti una propria visione artistica meritevoli di attenzione e di sostegno. Il Comune finanzia le istituzioni culturali principali (dai Teatri in giù), poi laddove possibile concede rare occasioni di visibilità e di appoggio. Tra di essi c’è oggi chi si chiede: a che serve lavorare e impegnarsi, quando a giovarsi delle grazie pubbliche sono sempre gli amici degli amici?

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Sinora il Comune di Reggio è intervenuto con una nota di tre righe: non abbiamo alcuna relazione in corso con il Centro Etoile. Ovvio, le carte sono già uscite, che sala Tricolore non potrà cavarsela in modo tanto ipocrita.
C’è un aspetto in più, e riguarda un post inviato via Facebook dalla ex sindaca di Correggio Ilenia Malavasi. Nel lodevole tentativo di non nascondere il dito dietro un rapporto fiduciario perdurante da anni con Franci “e la sua splendida famiglia”, la neocandidata del Pd al Parlamento evita di rivolgere una sola riga alle presunte vittime di Franci e delle loro famiglie. Come se la vittima, in questa incresciosa vicenda, fosse solo l’amico in carcere. Il quale peraltro, e va sempre ricordato, è a tutt’oggi una persona innocente.