Prosegue il botta e risposta a distanza tra Fratelli d’Italia e il sindaco Massari. Ad accendere la miccia è stato il gruppo consiliare reggiano di Fratelli d’Italia, che nella mattinata di martedì 15 luglio ha fatto comparire in circonvallazione un maxi-cartellone per chiedere le dimissioni del primo cittadino. Il manifesto ritraeva da una parte il sindaco, con tanto di fascia tricolore, e dall’altra parte una modella in passerella; al centro, invece, una grande scritta: “La giunta Massari affonda il Polo della Moda. In fumo 120 milioni per Reggio Emilia. DIMISSIONI!”.
Al manifesto stradale il sindaco ha risposto con un video pubblicato sui social, nel quale ha attaccato il partito di opposizione: “Questa destra è professionista della speculazione politica. Lo abbiamo visto quanto fatto a Bibbiano con arroganza, con urla, con proclami e tutto è stato smentito dalla sentenza di primo grado. Noi ribadiamo che siamo per il confronto democratico, per il confronto politico nelle sedi opportune. Forse loro hanno nostalgia di un tempo in cui comandava uno da solo e gli altri ubbidivano”.
Frasi che hanno provocato la reazione di Alessandro Aragona, consigliere comunale e regionale di Fratelli d’Italia, secondo cui le parole del sindaco Massari “sono di una gravità inaudita. Comprendo l’imbarazzo e l’amarezza derivanti dalla propria inadeguatezza al ruolo, con tutto ciò che questo ha comportato. E capisco anche che si fatichi a fare autocritica e ad avere l’umiltà di riconoscere i propri sbagli. Mi sforzo di capire persino il livore e la rabbia, gratuiti e smodati, che non dovrebbero appartenere al primo cittadino, che dovrebbe agire quel ruolo col massimo del senso istituzionale”.
“Mi preoccupa invece, e molto, l’attacco alle opposizioni intriso di feroce violenza. Di fronte a una dialettica politica, anche aspra come nelle democrazie mature, il messaggio è che le opposizioni non devono e non possono fare le opposizioni. Sono consentite solo opposizioni che tacciono. O forse, opposizioni che esercitano il loro legittimo mandato esclusivamente nei termini voluti dalla maggioranza. A cui spetta, ovviamente, l’insindacabile giudizio etico su che cosa è lecito dire o non dire, fare o non fare. Una china pericolosa”.
“Spero vivamente – ha concluso Aragona – che l’arroganza del potere, a cui siamo abituati, non diventi prevaricazione e intimidazione, anche se ciò, sia chiaro, non fermerebbe la nostra attività di denuncia, controllo e proposta così mal sopportata e digerita da questa amministrazione. Alla quale, forse, a Reggio la sinistra non era più abituata. A chi me lo chiede dico no, a Reggio, ad oggi, non c’è un problema di democrazia. Ma tira una gran brutta aria”.







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