Albinea. Alla Madonna dell’Uliveto il vescovo Gianotti racconta 4 carismatici preti reggiani

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Nella specifica terminologia musicale – per la precisione nelle “indicazioni agogiche” – sono contemplati sostantivi, aggettivi, participi e gerundi che possono anche ben applicarsi alle persone e alle caratteristiche della loro esistenza.

Esercizio che il reggiano mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, ha eseguito con successo sabato 12 nell’ambito della rassegna “Phos Hilaron” svoltasi a Montericco. L’occasione è stata “La Notte Silenziosa” e la sede l’antica e preziosa chiesa di Santa Maria Dell’Uliveto, di cui il poeta Ludovico Ariosto fu per qualche tempo “parroco”.

Le esecuzioni musicali da parte di docenti e allievi dell’IDML, la lettura di emblematici testi, le riflessioni di don Daniele, la preghiera nello stile di Taizé introdotta da don Alessandro Ravazzini, si sono svolte in un grande clima di raccoglimento e silenzio, favoriti dal tramontare del sole e dell’arrivo del buio della notte.
Il saluto iniziale di Giovanni Mareggini e le conclusioni di Annamaria Marzi hanno insistito sulla “bellezza” del poter riprendere in presenza una manifestazione che la pandemia aveva bloccato; un solo applauso, quello veramente liberatorio al termine della serata ha dato la misura dell’apprezzamento di tutto l’intenso programma proposto.

Quattro carismatici sacerdoti: nell’ordine, don Luigi Guglielmi, mons. Guerrino Orlandini, don Vittorio Chiari, don Romano Zanni sono stati oggetti del coinvolgente intervento del vescovo di Crema; dalle sue parole emergeva innanzitutto la profonda conoscenza – anche intima, frutto di continua frequentazione e condivisione – dei quattro confratelli che tanto hanno inciso nella vita della nostra Chiesa. Quattro “partiture” compiute, che tocca a chi resta proseguire ed eseguire.
Ma soprattutto sono state ben mirate le “indicazioni agogiche” utilizzate da don Daniele, appassionato cultore di musica: ha studiato pianoforte e organo e ha diretto l’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia. Per don Gigi ha utilizzato i sostantivi: “sinfonia, passione, eleganza” e l’aggettivo “risoluto”; per don Guerrino il sostantivo “cantata” perché prevede anche il “corale”, cioè la partecipazione dei fedeli al canto liturgico; a don Vittorio, salesiano anomalo, ha riservato i termini musicali: “scherzo e dramma giocoso”; infine a don Romano due peculiarità: “accordatore” e, nel contempo, “direttore d’orchestra”.

Ma la profonda capacità di incidere nella comunità ecclesiale – e non solo – dei quattro presbiteri è ben emersa dai testi di loro interventi opportunamente proposti e ancora di grande e stringente attualità.

Valga per tutti quanto don Guglielmi, direttore della Caritas diocesana ebbe ad affermare in un incontro delle Caritas parrocchiali: “Io penso ora alla mia Chiesa che amo e che voglio servire, ma che vedo così modesta e povera. Una Chiesa più impegnata a restaurarsi che a diventare profezia, che dedica molta attenzione all’amministrazione dei beni, ma che non sa fare una vera azione politica per le fasce deboli”.
Battute forti – tanto da sembrare colpi di grancassa – veramente provocatorie, che i cristiani reggiani del terzo millennio sono tenuti ad eseguire nel pieno rispetto delle indicazioni del compositore.